Salvo sorprese dell’ultimo minuto, e la situazione specifica non lo esclude, Fondiaria Sai affiderà a Goldman Sachs un mandato esplorativo perché studi l’opzione migliore in tema di rafforzamento patrimoniale della società. L’ultima parola rispetto alla scelta di Goldman la metterà il consiglio di amministrazione della compagnia in calendario per lunedì 12 dicembre, tuttavia la banca internazionale sembra essere la favorita nella corsa al contratto di consulenza. Il nome di Goldman sarebbe emerso, rispetto ai tanti altri considerati, tra i quali Rothschild e Lazard, perché ritenuto indipendente rispetto a tutta la galassia Ligresti e quindi più di altri adatto a valutare in maniera super partes la soluzione migliore per FonSai e per tutti i suoi azionisti.

Come è noto, attraverso una missiva, Mediobanca ha sollecitato approfondite valutazioni sull’opportunità di lanciare un aumento di capitale fino a 600 milioni. Una soluzione, che verrà decisa nel cda del 21 dicembre, che non troverebbe contrario il nuovo direttore generale Piergiorgio Peluso. Nella stessa lettera Piazzetta Cuccia si è detta disponibile a ricoprire il ruolo di arranger dell’eventuale iniezione di liquidità. Il tema, tuttavia, necessita di approfondite valutazioni. Sebbene tutti riconoscano l’importanza di agire con urgenza rispetto alla necessità di incrementare i margini di solvibilità, lanciare ora un nuovo aumento di capitale potrebbe non essere un’impresa semplice. Al di là del fatto che questo porterebbe inevitabilmente a una diluizione sensibile del socio di controllo, la famiglia Ligresti, c’è da chiedersi anche come lo accoglierà il mercato e quanti e quali banche saranno disponibili a partecipare al consorzio di garanzia.

UniCredit ha fatto sapere di voler fare la propria parte mentre Piazzetta Cuccia, per diverse ragioni, difficilmente potrà ricoprire un ruolo primario. Certo Mediobanca potrebbe muoversi per assicurare una rete di sicurezza che porti nuovi azionisti, finanziari e industriali (circolano i nomi della più note compagnie assicurative europee), nel capitale della compagnia ma è evidente che, anche rispetto a ciò, la questione aumento di capitale dovrà essere valutata da ogni angolatura. Ecco perché qualcuno ha suggerito anche l’ipotesi di un prestito convertendo, che ha funzione di equity ma non coinvolge fin da subito i sottoscrittori nel capitale della FonSai.

Se tutto andrà come previsto spetterà comunque a Goldman Sachs tracciare il percorso migliore perché venga recuperata la solidità patrimoniale. Da capire se ciò possa avvenire con un semplice piano di dismissioni o se possa essere rispolverato il progetto della newco nel quale far confluire le partecipazioni strategiche (Mediobanca, Generali, Rcs, Gemina e Pirelli) per venderne il 40% al Credit Suisse. D’altra parte, è indubbio che il punto della situazione debba essere fatto in tempi piuttosto stretti. A fine settembre, infatti, il margine di solvibilità si attestava attorno al 111% ma questo principalmente grazie al contributo del decreto Milleproroghe. Senza quel sostegno, alla luce della forte esposizione in titoli di Stato di Fondiaria Sai, il coefficiente sarebbe stato decisamente inferiore. Un aspetto che non è sfuggito all’agenzia di rating Standard & Poor’s che giusto qualche settimana fa ha porto il giudizio sul merito di credito a BB+, ossia un gradino sotto l’investment grade che caratterizza i debitori più affidabili.