Non solo l’Isvap. Al coro di chi spinge per un nuovo aumento di capitale di Fondiaria-Sai si è unita da qualche giorno anche Mediobanca, che in una lettera inviata ai vertici della compagnia ha invocato, in tempi stretti, una iniezione di denaro fresco per 500-600 milioni di euro. In altri termini, ancora di più rispetto ai 450 milioni dell’analoga operazione chiusa soltanto a luglio, che è poi quella con cui Unicredit è diventata azionista con circa il 7%, così come il fondo Amber, con poco più del 2% (nel contempo, però, è sceso sotto il 2% il fondo Dimensional). Senza contare che ormai, con il crollo del 9,64% di ieri delle azioni Fonsai in Borsa (in una giornata nel complesso già molto tesa), la capitalizzazione della società delle assicurazioni è ormai scesa a 413 milioni. Con un margine di solvibilità che al 30 settembre, anche sfruttando i benefici concessi dalla legge, era appena al 111%, contro il 120% del livello di guardia, è comprensibile che l’istituto di Piazzetta Cuccia sia preoccupato. Mediobanca, infatti, è esposta verso la compagnia con un prestito subordinato da oltre 1 miliardo. Nonostante la richiesta, però, difficilmente la merchant bank guidata dall’ad Alberto Nagel potrà prendere parte a una nuova ricapitalizzazione di Fonsai: l’Antitrust avrebbe qualcosa da dire essendo Piazzetta Cuccia il primo socio delle Generali, per questo un eventuale ingresso nelle compagnia dovrebbe con ogni probabilità essere immediatamente seguito da una vendite delle azioni. Ma allora chi potrebbe essere della partita? Molto probabilmente Unicredit, altra grande banca creditrice dalla galassia Ligresti, che proprio ieri, in sintonia con Mediobanca, si è detta favorevole a nuove misure strutturali sul capitale di Fonsai. Quanto alla famiglia dell’ingegnere siciliano, che controlla la maggioranza della compagnia al 36% tramite Premafin, potrebbe avere grandi difficoltà a non diluirsi. In primo luogo, perché l’intero gruppo Ligresti sta attraversando una fase critica (si pensi al nuovo riscadenziamento del debito con le banche del sistema Imco-Sinergia). In secondo luogo, perché per Premafin già non è stato semplice partecipare all’ultima ricapitalizzazione. In ogni caso, Mediobanca sarebbe disposta a fare la propria parte nei limiti del possibile, ad esempio cercando qualche nuovo investitore pronto a entrare in Fonsai. Un’impresa che si preannuncia già non come una passeggiata, un po’ perché il momento finanziario non incentiva certo operazioni di questo genere e un po’ perché Amber sembrerebbe essersi già pentita dell’investimento (nei mesi scorsi, il fondo ha fatto pervenire una lettera critica al management di Fonsai). Insomma, anche Mediobanca e Unicredit, così come l’Isvap, ritengono insufficiente l’escamotage messo a punto nei giorni scorsi dai vertici di Fonsai per risollevare il margine di solvibilità. La società guidata da Erbetta aveva, infatti, pensato alla creazione di una newco dove fare confluire le partecipazioni strategiche (Mediobanca, Rcs, Pirelli le principali). La compagnia avrebbe conservato la partecipazione di maggioranza del veicolo, mentre a Credit Suisse sarebbe andato fino al 40 per cento. Un’operazione che, tuttavia, non sembra avere incontrato il favore dell’Authority presieduta da Giancarlo Giannini, che nell’incontro con Erbetta di due giorni fa avrebbe mostrato ben più di una perplessità sulla possibilità che la sola newco avrebbe portato a stabili miglioramenti sulla patrimonializzazione di Fonsai. Intanto, si va verso il cda di lunedì, quando la compagnia potrebbe già decidere le misure di rafforzamento del capitale da adottare.