Tempi di ripresa non rapidi, ancora incertezza economica per l’eurozona nel prossimo futuro e un 2012 difficile per le banche, perché dovranno ricapitalizzare. L’intervento del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi all’Europarlamento fa girare le Borse in negativo, ma fa chiarezza sul ruolo della Bce nella gestione della crisi economica e tranquillizza le banche sul fronte degli stress test. Anche «tutto il 2012 sarà un anno difficile per le banche» ha detto Draghi davanti alla Commissione Affari economici e monetari. Anche se il contesto è diventato «più difficile», arrivati a questo punto «non c’è alternativa al procedere con le ricapitalizzazioni», ha detto il presidente della Bce, che al contempo ha assicurato che l’autorità bancaria europea (Eba), nel prossimo stress test non ripeterà l’esercizio con il back to market e che quindi «le banche potranno procedere alla ricapitalizzazione senza l’incubo dello stress test tra 4-5 o 6 mesi». Per Draghi, le nuove misure sulla liquidità supplementare a favore del credito decise dalla Bce dovrebbero mitigare le restrizioni sull’accesso al credito a imprese e famiglie. Sul fronte della monetario, Draghi esclude la possibilità della fine dell’euro. Non ci devono essere dubbi «sulla forza dell’euro, sulla sua permanenza e sulla sua irreversibilità». Chi evoca scenari di crisi definitiva dovrebbe analizzare bene i costi «straordinari» della rottura dell’unione monetaria. Quanto all’accordo trovato durante l’ultimo vertice Ue su un nuovo patto di bilancio, secondo Draghi «rappresenta una svolta in termini di impegno per regole di bilancio più trasparenti e sane», ma «può essere migliorato». Senza un miglioramento del patto di bilancio e quindi senza una vera unione fiscale non saranno possibili gli eurobond o stability bond. Draghi ha affermato che «non ci possono essere emissioni comuni», ovvero una garanzia reciproca da parte degli Stati, e poi «la possibilità di spendere separatamente». Più Paesi aderiranno e più compattezza di regole di bilancio ci sarà, «più benefici ci saranno». È «difficile pensare» che si possano avere eurobond, in cui i Paesi si garantiscono a vicenda, quando invece questi continuano a «spendere e a tassare separatamente». Sempre sul fronte della crisi del debito, probabilmente «i mercati stanno sopravvalutando il rischio» ha detto Draghi. Anche se in passato i rischi reali sono stati «sottovalutati», ora «il livello degli spread non riflette il rischio reale». Tuttavia, il «messaggio che arriva dagli spread è positivo perché stimola i governi a fare quegli interventi necessari per i conti pubblici e la crescita». Però ha detto anche che occorre «ridurre l’influenza del rating nella legislazione e nelle pratiche dei mercati». Certo, se la Francia perderà la tripla A le conseguenze sarebbero inevitabili. «Non dovremmo preoccuparci troppo da un eventuale downgrade della Francia, ma nel caso avvenisse sarebbe importante valutare l’impatto che avrebbe sul fondo salva-stati Efsf», ha detto Draghi, spiegando che la miglior risposta al rischio downgrade è rafforzare il fondo permanente Esm il prima possibile. Il presidente della Bce ha chiuso a un’evoluzione in stile anglosassone della Bce. «Il Trattato Ue vieta la finanza monetaria» e «personalmente ritengo che qualsiasi altra condotta» da parte della Bce in materia di prestiti «andrebbe a inficiare negativamente la credibilitá della nostra istituzione». Il governatore ha fatto chiaramente capire di essere contrario a un ruolo di prestatore di ultima istanza da parte della banca centrale. Quanto all’andamento dell’inflazione, lo scenario Bce ipotizza un tasso annuo superiore a 2% ancora per diversi mesi prima di una decelerazione, anche in considerazione di una dinamica modesta dei salari.