L’asta straordinaria di finanziamento a tre anni tenuta ieri dalla Bce è stata un successo, come dimostrato dal boom di richieste per oltre 489 miliardi da parte delle banche Ue. Secondo alcune stime, di questi oltre 110 sarebbero stati domandati da istituti italiani. Circa il 23,7% del totale. Infatti all’ammontare di 40,4 miliardi di euro resi noti ieri mattinata (vedi box) per le richieste di quotazione sul mercato Mot sono da aggiungere le richieste di quotazione di titoli su altre piazze internazionali. Ma se si misura la reazione dei mercati finanziari qualche dubbio resta sull’effettivo successo dell’asta. Un dato è comunque certo. La quantità è risultata superiore alle attese del mercato che erano in una forchetta compresa tra 100 e 400 miliardi. All’operazione, stabilita per quantitativi illimitati e con tasso fisso agevolato dell’1%, hanno partecipato ben 523 banche europee. Un trionfo che tuttavia è stato poi interpretato come segnale che gli istituti si aspettano che tutte le altre fonti di finanziamento resteranno deboli nel 2012. E così i mercati, dopo una prima reazione positiva, hanno cominciato a dare una lettura molto più prudente. L’euro, balzato fino a quota 1,32 è piombato a ridosso di 1,30. Dinamica analoga per le Borse. Il differenziale Btp-Bund si è mosso ovviamente in maniera opposta. In apertura di seduta si è contratto fino a 448 punti base ma successivamente è risalito fino a sfiorare i 500 e infine ripiegare a 480. I dubbi si sono concentrati non solo sul futuro della flessibilità del funding bancario nel 2012, ma anche sul come saranno utilizzati i soldi «regalati» dalla Bce. A caldo, l’esito dell’asta ha portato i mercati a credere che le banche potranno usare la liquidità per sostenere il debito sovrano. Più in generale c’è chi tra gli addetti ai lavori ha dichiarato che il nuovo strumento di finanziamento a tre anni «è la medicina giusta» per abbassare la febbre della crisi come nel caso di Giovanni Sabatini, direttore generale Abi. Con un «ma». L’asta, ha subito precisato Sabatini, non potrà favorire acquisti di titoli di Stato da parte delle banche. Questo per colpa dell’esercizio dell’Eba (European Banking Authority) «che ha messo un bollo ai dubbi del mercato su un default dei titoli sovrani». Non solo. Nel caso dell’Italia pesa anche il fatto che gli istituti italiani possono chiedere prestiti della Bce dando come collaterale in cambio obbligazioni garantite dallo Stato come previsto dalla manovra Monti. L’operazione tecnicamente non è destinata a far salire il debito pubblico, anche se di fatto appesantisce l’esposizione dello Stato. Ma allora dove andranno i soldi? Il primo obiettivo sarà il rimborso dei debiti in scadenza. Sono di questo avviso anche gli analisti di Credit Suisse: «Saranno usati per ripagare il debito che maturerà il prossimo anno, di cui 130 miliardi nel solo primo trimestre 2012». Poi, potranno essere indirizzati, come esplicitamente chiesto dal presidente della Bce Mario Draghi, per finanziare le imprese e per comprare titoli di Stato dei Paesi europei in difficoltà. L’ad Unicredit, Federico Ghizzoni ha promosso la mossa della Bce, ma ha chiarito che «certamente non è la missione delle banche sostenere i titoli di Stato. Il vero punto è la fiducia: se riusciamo a ristabilire la fiducia sostenendo l’economia reale anche lo Stato avrà meno problemi a collocare il proprio debito». E il banchiere ha assicurato che l’impegno di Unicredit sarà in questo senso. Giudizio positivo anche da Intesa: la nuova operazione di finanziamento con la Bce di durata triennale da 12 miliardi di euro che Intesa Sanpaolo ha posto in essere con l’asta di ieri, avrà l’effetto di «ottimizzare il costo del funding» e di sostituire «la raccolta wholesale a medio-lungo termine in scadenza nel 2012». In generale gli istituti di credito dell’Eurozona nel corso del 2012 dovranno far fronte a scadenze per oltre 600 miliardi di euro. E la somma presa in prestito ieri, hanno ricordato gli analisti di Goldman Sachs, rappresenta circa il 63% di quel debito in scadenza l’anno prossimo. L’appuntamento ora è per la prossima asta triennale straordinaria in agenda a fine febbraio 2012. Solo a quel punto l’Eurotower potrà tirare le somme.