Il modello italiano della famiglia polifunzionale inizia a mostrare segni di debolezza, con riferimento alla patrimonializzazione e alla solidarietà intergenerazionale”. E’ quanto emerge dal 45° Rapporto Censis sulla situazione sociale italiana, secondo cui la forza delle famiglie resta solida, ma registra segnali di “significativa erosione”.
Da un lato l’82% delle famiglie italiane ha la proprietà della propria abitazione (a fronte del 70% del Regno Unito, il 60% della Francia, il 45% della Germania) e l’attivo finanziario delle famiglie, al netto dei debiti, ammonta al 175% del Pil (a fronte del 131,5% della Francia, al 125,2% della Germania, al 77,5% della Spagna). Tuttavia, dall’altro lato, il Censis segnala che “in valore assoluto c’è stata una erosione significativa di questo patrimonio, passato dai 3.042 miliardi di euro del 2006 a 2.722 miliardi (-10,5% in valori correnti, -16,3% in valori reali)”.
Il Censis fa notare che il rapporto tra la ricchezza netta delle famiglie e il reddito disponibile e’ elevato e in crescita: era pari a 7,4 volte nel 1999 ed e’ salito a 8,8 volte. Ma l’afflusso di nuove risorse è in forte restringimento, perché nell’ultimo quinquennio la propensione al risparmio delle famiglie si è ridotta: se a metà degli anni ’90 era superiore al 20% del reddito disponibile e a metà dello scorso decennio oscillava ancora tra il 15% e il 17%, ha subito una progressiva contrazione fino all’11,3%. Ciò significa che per ogni nucleo familiare, i risparmi accumulati su base trimestrale sono passati da 1.860 euro di fine 2005 a poco più di 1.200 euro alla metà del 2011 (-34,5%).
Sotto il profilo della provenienza dei redditi, se all’inizio degli anni ’80 ciò che le famiglie percepivano era per il 70% reddito da lavoro, soprattutto dipendente, nel 2010 tale quota si è ridotta fino al 53,6%, mentre i redditi da trasferimenti e da capitale sono passati dal 29,6% al 46,4% del reddito familiare complessivo.
Si riduce anche la capacità della famiglia come integrazione del sistema di welfare: se nel 2010 c’erano 18,5 persone autosufficienti fra 50 e 79 anni per ogni ultraottantenne non autosufficiente, entro il 2040 questa proporzione è destinata a dimezzarsi, con 9,2 persone autosufficienti ogni anziano potenzialmente bisognoso di assistenza.