Se nelle ultime settimane, a oltre tre anni dal crac che ha dato ufficialmente il via alla crisi finanziaria globale, si inizia a vedere la fine della vicenda Lehman Brothers (con molte vittime e nessun responsabile va detto), pochissimo è ancora stato detto su quanto successe dall’altra parte dell’Atlantico, e in particolare in Gran Bretagna, Paese che più di tutti in Europa (con l’eccezione forse della piccola Islanda) ha pagato lo scoppio della bolla dei mutui subprime. Ma ieri, con la pubblicazione dell’atteso rapporto della Financial Services Authority (Fsa, l’ente di controllo britannico del settore finanziario), un po’ di luce comincia a essere fatta, in particolar modo su Royal Bank of Scotland (Rbs), che negli stessi giorni in cui Lehman combatteva per sopravvivere, non se la passava certo meglio, e anzi sarebbe stata un’altra vittima eccellente senza l’intervento dello Stato da 45,5 miliardi di sterline (poco meno di 54 miliardi di euro).
Riassumendo, il tracollo di Rbs fu causato da «multiple scelte inadeguate», ma ovviamente la Fsa non si limita a questo giudizio e fa anzi un’analisi approfondita. In primis, c’era una sostanziale debolezza del capitale di Rbs, per la combinazione di decisioni del management e inadeguate normative internazionali. La banca confidava troppo sul finanziamento di breve, assai rischioso, anche in questo caso grazie a un approccio lassista degli enti sulla liquidità. Gli asset sottostanti al capitale di Rbs, e qui la responsabilità è della stessa Fsa, erano troppo incerti. Perdite sostanziali nelle attività di trading erosero la fiducia del mercato e in questo caso banca e regolatori erano parimenti colpevoli per averle sottostimate. E dulcis in fundo c’è l’operazione Abn Amro, un’acquisizione che fu realizzato con una «due diligence inadeguata». Una tempesta perfetta che aspettava solo una crisi sistemica per esplodere in tutta la sua potenza distruttiva su banche, e Rbs era uno di queste, che erano particolarmente vulnerabili.
Anche se il caso Rbs è emblematico della crisi finanziaria di questi anni, e mette sul banco degli imputati gli enti regolatori (quanto meno per mancato controllo) insieme a banchieri sul cui operato (e sui successivi bonus) è stato già detto molto, la differenza tra l’istituto britannico e altri che se lo sono in cavata con minori danni sta proprio nell’operazione Abn Amro. «La decisione di lanciare un’offerta di questa dimensione sulla base di una due diligence inadeguata comportava l’assunzione di un rischio che può essere ragionevolmente ricondotto al gioco d’azzardo». Anche se il primo responsabile è l’ex premier (e ancor prima Cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown) è curioso che il rapporto mostri tutta la debolezza della Gran Bretagna (e dei suoi regolatori) proprio all’indomani dello strappo dall’Europa di David Cameron.