Salta il tetto di 1.200 euro all’imposta sul risparmio. Tassati anche i Buoni postali. Il balzello dello 0,15% si pagherà anche sui soldi in Svizzera e l’Imu dello 0,76% sulle case fuori confine. Nuova stretta sullo scudo 

di Andrea Bassi

 

Per mesi invocato, alla fine il fantasma della patrimoniale sul risparmio si è materializzato. Dopo due giorni al cardiopalma, con la presentazione dell’emendamento con le modifiche al decreto salva-Italia slittata di ora in ora, mentre Mario Monti, il vice ministro all’Economia, Vittorio Grilli e quello per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda tenevano riunioni fiume con i relatori Pier Paolo Baratta e Maurizio Leo, alla fine il governo ha messo le carte sul tavolo nella serata di ieri.

In sole sei paginette, Monti ha sintetizzato il difficile compromesso raggiunto con i partiti che sostengono il suo governo. Come anticipato da MF-Milano Finanza di ieri, i soldi necessari per finanziare la perequazione al 100% delle pensioni superiori a tre volte il minimo, arriveranno da una nuova stretta sulla ricchezza, a partire da quella depositata nei conti titoli. Le aliquote del prelievo rimarranno le stesse già inserite nel decreto, ossia lo 0,1% nel 2012 e lo 0,15% nel 2013, ma il tetto massimo d’imposta che il provvedimento aveva stabilito in 1.200 euro, dal 2013 verrà meno. La seconda novità è che il balzello sarà applicato anche sui Buoni postali, unico strumento d’investimento che fino a ieri era stato tenuto fuori.
Gli unici a non dover pagare l’imposta, compresa quella sui conti correnti, saranno coloro che durante l’anno avranno una giacenza media inferiore ai 5 mila euro. Anche il bollo sui c/c subirà un ritocco. Passerà da 34,20 euro a 100 euro, ma solo per i rapporti intestati alle società. Quanto incasserà in più lo Stato? Circa 300 milioni in più l’anno rispetto al già salatissimo conto (3 miliardi l’anno) della patrimoniale sulla ricchezza prima versione.

 

La vera sorpresa è però un’altra. Ad essere tassata sarà anche tutta la ricchezza detenuta dagli italiani oltre confine. Ed il bello è che l’imposta sarà pure retroattiva. A decorrere già dal 2011, spiega infatti il provvedimento, è istituita una tassa sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero da persone fisiche residenti nello Stato italiano. L’aliquota sarà crescente: 0,1% nel 2011 e nel 2012 e poi 0,15% a partire dal 2013. Per evitare una doppia imposizione sulla stessa ricchezza (vietata dai trattati internazionali), l’emendamento del governo stabilisce la deduzione di un credito d’imposta pari al massimo all’importo dovuto per la tassa, delle eventuali imposte patrimoniali versate nello Stato in cui sono detenute le attività finanziarie. Il balzello, poi, spiega sempre il provvedimento, sarà calcolato sul valore di mercato rilevato al termine di ciascun anno solare (in pratica si tasseranno anche le perdite) anche utilizzando la documentazione dell’intermediario estero di riferimento per le singole attività. Sempre, bisognerebbe aggiungere, che le banche straniere abbiano la voglia di fornire questi dati. Secondo la relazione tecnica dell’emendamento le attività all’estero sarebbero 13,4 miliardi (una cifra che in realtà appare molto sottostimata) e, dunque, la tassa dovrebbe far incassare 13,4 milioni già il primo anno, per poi salire a regime.

 

Alle brame del Fisco non sfuggiranno nemmeno gli immobili posseduti dagli italiani fuori dai confini nazionali. Come per le attività finanziarie, anche per le case all’estero l’imposta sarà retroattiva. L’aliquota del prelievo sarà dello 0,76% esattamente pari a quella dell’Imu, l’imposta municipale unica, che i contribuenti dovranno iniziare a pagare dal prossimo anno. Anche in questo caso, poi, sarà riconosciuto un credito d’imposta se lo Stato nel quale si trova l’immobile ha già applicato una patrimoniale sul bene. Sempre secondo i conti del governo, gli immobili degli italiani all’estero avrebbero un valore di 19,4 miliardi. Dunque il gettito dell’imposta dovrebbe essere di un centinaio di milioni l’anno. Cambia poi la discussa tassa sulle attività scudate. Invece del prelievo una tantum dell’1,5% sulle somme fatte rientrare, sarà applicata un’imposta fissa dello 0,4 per mille. Per i primi due anni, tuttavia, l’aliquota del prelievo sarà dell’1%. Il saldo sul quale sarà applicata l’aliquota sarà quello delle attività ancora secretate al 31 dicembre dell’anno precedente. Insomma, un po’ è come se si pagasse per continuare a mantenere l’anonimato. Il balzello garantirà un gettito di 1,461 miliardi nel 2012 e altrettanti nel 2013. Nel 2014, gli incassi dovrebbero stabilizzarsi a 559 milioni di euro. Per il 2012 e il 2013 la modifica apportata dall’emendamento del governo garantirà, secondo la relazione tecnica, maggiori introiti per 366 milioni di euro l’anno rispetto alla una tantum dell’1,5%. Come si farà ad incassare la tassa? Il prelievo sarà effettuato direttamente dal conto del soggetto che ha effettuato l’emersione. Se il saldo del conto è in rosso, allora il contribuente dovrà fornire la provvista. In caso contrario entrerà in campo l’Agenzia delle entrate alla quale la banca dovrà comunicare il nome dello scudato.

 

I soldi della patrimoniale serviranno ad alleggerire la stretta sulle pensioni. Innanzitutto salirà la soglia che dà diritto alla perequazione degli assegni, che passerà da due a tre volte quelli minimi (in pratica da 1.000 a 1.400 euro). Ma solo per il 2012. Dal 2013 la soglia per il blocco delle rivalutazioni scenderà di nuovo a 1.000 euro circa. Una ciambella di salvataggio è stata lanciata poi per le pensioni di anzianità. I lavoratori che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012, potranno andare in pensione se hanno anche un’età anagrafica di 64 anni. Viene poi ridotta dal 2% all’1% per i primi due anni la penalizzazione sull’assegno per chi utilizza la clausola di flessibilità per lasciare il lavoro. Infine alle pensioni sopra i 200 mila euro sarà applicato un contributo di solidarietà con una aliquota al 15%. Inizialmente il ministro del Welfare, Elsa Fornero, aveva proposto un prelievo del 25%. Una mossa che aveva portato all’ennesima sollevazione di scudi contro la manovra. (riproduzione riservata)