di Anna Messia

È stata a un passo dall’ingresso in Premafin e in Fondiaria Sai.

Un’acquisizione che avrebbe consentito a Groupama di aumentare la sua presa sull’Italia in maniera decisiva. Poi però la Consob ha reso la partita più complicata chiedendo di lanciare l’opa e i francesi, messi alle strette, hanno abbandonato la partita. Fatti accaduti a marzo scorso, meno di un anno fa. Ma in pochi mesi il mondo è completamente cambiato: FonSai in questi giorni sta varando il secondo aumento di capitale (tra 750 e 800 milioni) che costringerà la famiglia Ligresti a diluirsi attorno al 10% mentre Groupama è alle prese con un profondo riassetto che a fine ottobre ha comportato l’uscita dello storico ceo del gruppo, Jean Azema, sostituito da Thierry Martel. Un ciclone arrivato dalla Grecia su cui Groupama aveva investito circa 3 miliardi di euro, che ha costretto il gruppo a chiedere il sostegno della Cassa depositi e prestiti francese a cui ha ceduto Silic, una società immobiliare partecipata al 44%.

 

Non solo, Caisse des dépôts et consignations è entrata nel capitale di Gan eurocourtage, una controllata di brokeraggio francese, immettendo 300 milioni di euro trasformati in azioni privilegiate.

Operazioni che consentiranno alla compagnia di ottenere una plusvalenza di circa 600 milioni e di passare le festività in tranquillità. Ma già da gennaio il capitolo sulle possibili cessioni potrebbe essere riaperto considerando che l’agenzia di rating Standard & Poor’s tiene il fiato sul collo del gruppo e, in assenza di interventi per aumentarne la stabilità, ha minacciato di tagliare ancora il giudizio sul titolo, al momento tripla B. Insomma, non si può certo rischiare l’inattività e a questo punto tutti gli asset potrebbero finire nel pacchetto delle cessioni. Con un’eccezione importante, dichiara però a MF-Milano Finanza, Pierre Lefevre, direttore generale per le attività internazionali di Groupama, che rappresenta il gruppo nel consiglio di amministrazione di Mediobanca ed è anche presidente di Groupama assicurazioni, la filiale italiana della compagnia che ha guidato per tre anni, dal 2007 al 2010, ora affidata a Christophe Buso. Si tratta di tutte le partecipazioni italiane di Groupama «che restano assolutamente strategiche per il gruppo, e che non abbiamo alcuna intenzione di dismettere», dice chiaro Lefevre.

Domanda. Si riferisce a Groupama Assicurazioni o alla quota del 4,9% che la compagnia detiene in Mediobanca?

Risposta. Parlo di entrambe. Siamo molto contenti di come sta andando il business in Italia, sia in termini di crescita di premi sia di andamento tecnico. Per quanto riguarda il ramo Danni, per esempio, contiamo di chiudere l’anno con una crescita dei premi di circa il 10% e di migliorare il combined ratio (il rapporto tra sinistri e costi rispetto ai premi incassati, ndr) di quattro o cinque punti percentuali. Grazie alla politica tariffaria nell’Rc Auto, con l’aumento dei premi, avviata a inizio anno l’indice è sceso sotto il 100% (valore oltre il quale i costi superano gli incassi, ndr) e si è spostato verso il 95%.

D. Molte compagnie italiane, esposte in Btp, stanno però facendo operazioni per aumentare il margine di solvibilità. Com’è messa Groupama assicurazioni?

R. Al momento non c’è nulla in programma. Ma a fine anno valuteremo la situazione e se ci sarà bisogno di un rafforzamento patrimoniale siamo pronti a procedere.

D. E per quanto riguarda la partecipazione in Mediobanca?

R. Anche in questo caso si tratta di un quota strategica e stabile come dimostra il fatto che entro l’anno anche l’1,83% del capitale che finora è stato mantenuto fuori dal patto sarà apportato, grazie all’opzione che ci è stata concessa in conseguenza dell’uscita dal capitale del Santander.

D. Solo fino a pochi mesi fa in Italia eravate considerati un gruppo pronto ad acquisizioni per crescere. E non si parlava solo di FonSai, ma anche di altre partite più piccole. Tutto definitivamente archiviato?

R. Almeno per ora sì. A Parigi abbiamo preso la decisione di congelare le acquisizioni all’estero almeno fino al 2015. Per i prossimi anni ci focalizzeremo quindi solo sulla crescita organica. Mi sembra una scelta sensata, del resto, in un momento in cui dobbiamo concentrare gli sforzi per riportare il gruppo a livelli precedenti la crisi. L’obiettivo è di raggiungere un margine di solvibilità del 150% entro la fine del prossimo anno.

D. Al momento che livello di solvibilità avete?

R. Non abbiamo ancora il dato di fine anno ma sicuramente siamo sopra il 100%.

D. Arrivare al 150% sarà però uno sforzo impegnativo. Cosa pensate di fare per migliorare il business?

R. Anche a livello di gruppo il problema non è nel business che continua a crescere in quantità, con i premi che salgono, e a migliorare in qualità, con gli andamenti tecnici che vanno meglio. Ma nell’intero sistema finanziario.

D. Si spieghi meglio…

R. La crisi che aveva colpito la finanza nel 2008 era di origine bancaria e gli assicuratori erano poco esposti a questo settore. Adesso le cose sono molto diverse. A essere in difficoltà è il debito sovrano e in questo caso l’esposizione degli assicuratori è molto più grande.

D. Come dimostrano appunto i vostri investimenti nei titoli del debito greco pari a 3 miliardi di euro. Come state gestendo la posizione?

R. Abbiamo già proceduto a svalutarla in parte tenendo conto dei piani di ristrutturazione del debito decisi dal Paese nei mesi scorsi. Ma entro la fine dell’anno svaluteremo probabilmente per un valore compreso tra il 50 e il 60%.

D. Qual è invece la situazione sul fronte dismissioni?

R. La cessione della società immobiliare Silic ci ha consentito di realizzare una plusvalenza che ci ha dato più stabilità Ma con il nuovo anno analizzeremo l’intero perimetro del gruppo e se ce ne sarà bisogno valuteremo altre dismissioni.

D. Questa volta potreste vendere anche asset assicurativi?

R. Non è escluso nulla. Quel che è certo è che l’Italia, che per il gruppo rappresenta il secondo mercato subito dopo la Francia. non sarà in alcun modo coinvolta. (riproduzione riservata)