Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Per assicurarsi contro le catastrofi naturali gli artigiani di Confartigianato Imprese scelgono Yolo e Net Insurance del gruppo Poste. Da rispettare c’è l’obbligo per le imprese di sottoscrivere una polizza contro eventi come terremoti e alluvioni, pena la perdita di contributi e sovvenzioni pubbliche. Per le grandi imprese (che in gran parte erano già assicurate) l’obbligo è scattato a marzo, per quelle medie vale dallo scorso primo ottobre e per le piccole partirà a far data dal primo gennaio. Un nuovo mercato che, secondo le stime, vale oltre 2 miliardi di premi e le compagnie, a partire dalle grandi, si stanno posizionando per intercettarlo siglando accordi con le grandi associazioni che rappresentano più imprese. Nel caso dell’insurtech Yolo è stata siglata una collaborazione con Artigian Broker, partner ufficiale per l’assicurazione di Confartigianato Imprese e Net Insurance, compagnia partecipata da Poste Italiane. L’accordo con Yolo prevede in particolare la messa a disposizione della piattaforma digitale sviluppata dalla società con tecnologia proprietaria, tramite la quale le imprese potranno accedere in modo semplice e immediato, attraverso il sito wwwartigianbroker.it, alla polizza realizzata da Net Insurance. Con un bacino potenziale evidentemente ampio: Confartigianato rappresenta oggi circa 700.000 imprese e imprenditori appartenenti a 870 settori di attività, che nella Confederazione sono organizzati in 120 Associazioni territoriali. «Per entrare e crescere nel mercato delle polizze catastrofali guardiamo non solo ad accordi con associazioni ma anche a partnership con imprese che forniscono servizi alle pmi», dice Gianluca De Cobelli, fondatore e ceo di Yolo.
Montepaschi potrebbe essere il primo gruppo finanziario italiano a usare la lista del cda con le nuove regole della Legge Capitali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il board senese di oggi, oltre ai numeri della trimestrale e ai cantieri di integrazione, dovrebbe iniziare a discutere della presentazione di una rosa di candidati per il rinnovo di primavera. Il comitato nomine avrebbe già avviato i lavori per modernizzare lo statuto della banca guidata da Luigi Lovaglio e presieduta da Nicola Maione. Sul tavolo, oltre all’istituto della lista del cda uscente con le nuove procedure rafforzate, ci sarebbe anche l’introduzione di una maggiore flessibilità nella politica dei dividendi dopo l’uscita dal regime degli aiuti di stato.
Un terzo trimestre d’oro per FinecoBank e Banca Generali, che battono le attese degli analisti. Banca Generali, guidata dall’ad e dg Gian Maria Mossa, ha registrato un utile netto di 114,5 milioni di euro, +15,6% rispetto allo stesso periodo 2024, a fronte dei 97,7 milioni stimati dal consenso. Nei nove mesi i profitti si attestano a 314,6 milioni rispetto alle stime degli analisti di 297,9 milioni: il dato si confronta con i 338,6 milioni di gennaio-settembre 2024, importo che aveva beneficiato del contributo delle commissioni variabili sostenute dall’andamento dei mercati. Il business della banca è tornato sul suo percorso di crescita grazie al venire meno della situazione di incertezza creata dall’offerta pubblica di scambio lanciata Mediobanca e poi bocciata dall’assemblea di quest’ultima nell’agosto scorso. Al 30 settembre scorso le masse totali di Banca Generali hanno raggiunto il massimo storico di 110,1 miliardi (9% annuo, +6,1% da inizio 2025). La raccolta netta dei nove mesi si è confermata solida a 4,4 miliardi (di cui 1,4 miliardi nel terzo trimestre) nonostante i limiti all’operatività legati all’ops di Mediobanca. Intanto Fineco, sotto la guida dell’ad e dg Alessandro Foti, ha registrato nel terzo trimestre un utile netto di 162,7 milioni (-4,1% anno su anno) su stime di 155,9 milioni (consenso Bloomberg). I ricavi per 325,3 milioni risultano in leggero calo (-0,1%) ma oltre il consenso di 317,3 milioni. Nel periodo gennaio-settembre l’utile netto dell’istituto specializzato nel trading e private banking è stato di 480,5 milioni (-1,9% annuale) su ricavi per 969,6 milioni (-1,5%) sostenuti dalla crescita dell’investing (+10% grazie all’effetto volumi e al crescente contributo di Fineco Asset Management) e dal brokerage (+16,5% grazie all’allargamento della base degli investitori attivi), che hanno quasi compensano il calo del margine finanziario (-12,8% annuale a causa dei tassi d’interesse più bassi).

Multa fino a mezzo milione di euro a chi abusa del termine green in campo finanziario: scatterà la sanzione da cinquemila a cinquecentomila euro ovvero fino allo 0,5 per cento del fatturato a carico delle società che non rispettano le norme dettate dal regolamento UE n. 2023/2631 in materia di obbligazioni ecosostenibili. Lo prevede l’articolo 4 del dello schema di decreto legislativo di adeguamento del Testo Unico della Finanza (TUF) ieri in consiglio dei ministri. Il provvedimento, con i suoi otto articoli, recepisce ben quattro regolamenti europei e due direttive. L’intervento risponde al nuovo quadro unionale, sempre più orientato a rafforzare la stabilità dei mercati, la trasparenza dei dati e lo sviluppo di strumenti finanziari sostenibili.
Patente a 17 anni con la guida accompagnata fino al compimento della maggiore età. Limitazioni per i neopatentati. Applicazione transfrontaliera delle sospensioni della licenza di guida. Sono alcune delle importanti novità previste dalle due direttive 2025/2205 e 2025/2206 del 22 ottobre 2025, pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 5 novembre 2025. Entrata in vigore e recepimento – Le due direttive, che ridefiniscono l’intero sistema europeo delle patenti di guida, entreranno in vigore il 25 novembre. Gli Stati membri avranno tre anni per recepire le nuove norme e un ulteriore anno per predisporne l’attuazione. Obiettivi – Le due direttive si collocano nel quadro strategico UE 2021-2030 per la sicurezza stradale e concretizzano l’impegno verso la “Vision Zero”. I nuovi strumenti digitali e la cooperazione tra Stati sono destinati a rendere più efficiente il controllo delle patenti e la prevenzione degli incidenti, integrando la disciplina nazionale con un sistema europeo di reciprocità e trasparenza nelle decisioni di sospensione e revoca.

Una compagnia estera che opera in Italia sia in Lps (libera prestazione di servizi) sia in regime di stabilimento, mediante una branch che interviene nell’incasso dei premi ai fini delle imposte assicurative ma non è titolare del rapporto provvigionale con gli intermediari (che fa capo alla casa madre), deve assoggettare comunque a ritenuta le somme che passano attraverso la sua stabile organizzazione (So). Così la risposta a interpello 286/2025 delle Entrate. La branch italiana da ciò che si evince dalla lettura dell’interpello si configura per l’intervento di agenti dipendenti (articolo 162, comma 6, del Tuir) nel complesso schema distributivo che la compagnia belga ha messo in piedi. Infatti è la casa madre ad avere il rapporto contrattuale coi broker e i managing agent da cui scaturiscono poi le provvigioni. Viene chiarito che la So svolge per la mamma servizi amministrativi e legali, di compliance (inclusa l’imposta assicurativa) e di commercializzazione polizze. La So riceve quindi dagli intermediari gli importi che sono dovuti a titolo di imposta sulle assicurazioni. L’incasso dei premi operato dall’intermediario spetterebbe alla casa madre belga, ma per ragioni di semplificazione transita lo stesso attraverso la branch.