Il 67% delle aziende sta investendo nella prevenzione sanitaria per affrontare l’impennata dell’inflazione medica, secondo il rapporto globale Changing Face of Employee Health di Howden Employee Benefits. L’indagine mette in evidenza la crescente importanza della la salute come benefit primario a livello globale.
La salute dei dipendenti sta infatti emergendo come una priorità assoluta: oltre tre su cinque (61%) sono più propensi a rimanere con un datore di lavoro che offre un buon pacchetto sanitario, e quasi la metà (47%) lo considera un fattore importante nella ricerca di un nuovo ruolo. Solo il 7% dei lavoratori non ritiene che sia un benefit importante.
Questo sottolinea la necessità per le aziende di migliorare la propria offerta sanitaria, nonostante le difficoltà in un contesto di costi elevati. Di conseguenza, i datori di lavoro stanno adottando misure per contenere i costi, investendo soprattutto in prevenzione e benessere: il 67% dei datori di lavoro a livello global ha adottato questa strategia e il 55% la considera la più efficace, tendenza riscontrata in tutto il mondo.
E’ l’Europa ad investire di più in prevenzione e benessere dei dipendenti
  • Europa: 74%
  • Regno Unito: 72%
  • LATAM: 71%
  • Pacifico: 69%
  • Asia: 56%
  • IMEA: 55%
L’inflazione medica è il principale motore di questi investimenti. Secondo i dati degli assicuratori raccolti da Howden Employee Benefits, l’inflazione medica raggiungerà il 7% nel 2026 (al netto dell’IPC – Indice dei Prezzi al Consumo), portando l’inflazione totale ben oltre il 10%. Questo avrà un impatto significativo sui datori di lavoro, spingendoli a rivedere le proprie strategie e i piani sanitari, nonostante la percezione di avere già buone soluzioni.
La maggior parte dei datori di lavoro ritiene infatti che i propri piani sanitari soddisfino le esigenze dei dipendenti, ma il 25% dei lavoratori non è d’accordo, evidenziando un divario importante. Sebbene gli investimenti stiano dando risultati, molti dipendenti non ne   percepiscono ancora i benefici.
Il report evidenzia anche una discrepanza tra le intenzioni dei datori di lavoro e la percezione dell’efficacia dei piani attuali: l’86% ritiene di ottenere un buon ritorno sull’investimento (ROI) dalla spesa sanitaria privata e il 93% crede che il piano attuale soddisfi le esigenze dei dipendenti. Tuttavia, quasi un quarto (23%) ha già cambiato fornitore sanitario per ottenere condizioni migliori e il 39% prevede di farlo, mentre il 26% non ha ancora pianificato cambiamenti ma li prenderebbe in considerazione per un’offerta più vantaggiosa.
L’aumento degli investimenti è legato al fatto che il 93% dei datori di lavoro globali si aspetta un incremento dei costi medici, e il 41% prevede un aumento significativo. L’impatto varia tra le regioni: le aziende in IMEA prevedono un aumento del 58%, contro il 27% in Europa (28% nel Regno Unito).
Altri aumenti rilevanti:
  • Asia: 52%
  • LATAM: 46%
  • Pacifico: 36%
 “Il tema salute, già rilevante nel recente passato, evidenzia un aumento del livello di attenzione e preoccupazione di dipendenti e aziende. Sia a livello globale che a livello nazionale, il tema dell’inflazione sanitaria, anche se in misura differente, è un fenomeno che merita attenzione, monitoraggio e una chiara strategia che possa permettere alle aziende di mantenere sostenibile uno dei benefit più apprezzati dai dipendenti, avendo già chiaro in mente i correttivi opzionali applicabili ed i relativi impatti nel medio e breve termine, sia dal punto di vista di sostenibilità finanziaria che di mantenimento del livello di engagement dei dipendenti”, spiega Cesare Lai, Head of Employee Benefits di Howden in Italia.