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In tema di Catastrofi Naturali, i numerosi e diversi provvedimenti legislativi rendono ancora complessa l’interpretazione dell’obbligo assicurativo. In questo contesto di incertezza, le polizze di tutela legale assumono un ruolo strategico, garantendo supporto e copertura nelle controversie.

Sul tema, sono recentemente intervenuti Danilo Ariagno, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Aiba, e Stefano Buraglio, Direttore Generale di Tutela Legale Spa. Di seguito alcune delle domande che hanno guidato il loro dialogo.

Negli ultimi anni il quadro normativo in materia di catastrofi naturali è apparso frammentato e in continua evoluzione. Quali sono le principali criticità che rendono questo contesto così incerto?
Danilo Ariagno: «La complessità nasce da un quadro normativo molto articolato, fatto di sovrapposizioni e continui interventi legislativi. L’applicazione e l’interpretazione delle norme risultano difficili sia a livello contrattuale sia extra-contrattuale. Questo alimenta presupposti di litigiosità e genera un elevato rischio di contenzioso, come confermano molti dati: in Italia abbiamo un numero altissimo di studi legali e un contenzioso particolarmente costoso e faticoso, non solo dal punto di vista economico.».

Ariagno ha poi commentato la mancanza di una cornice legislativa stabile, che può influenzare la capacità di cittadini e imprese di tutelarsi efficacemente: «Un esempio emblematico è l’intreccio dei provvedimenti sull’obbligo assicurativo per i rischi catastrofali: sette provvedimenti legislativi che si sovrappongono, producendo incertezza, punti controversi e un’alta possibilità di contenzioso. In questo scenario risulta difficile capire come debbano essere strutturate le polizze, quale ruolo attribuire agli enti pubblici e come assicurare che i contratti siano conformi alla legge. La formulazione assicurativa, per sua natura tecnica, è complessa: non è facile scrivere una polizza e non è facile comprenderla. L’obiettivo della norma è apprezzabile e risponde a un rischio reale, ma servono chiarimenti e un miglior coordinamento. È comunque probabile – e auspicabile – che in futuro si arrivi a una revisione più chiara e coerente».

Si sta andando nella direzione giusta?

Danilo Ariagno: «Sì, siamo di fronte a un primo passo importante. Lo Stato ha riconosciuto la necessità di condividere il rischio, anche grazie allo stanziamento dei 5 miliardi gestiti da SACE, che possono coprire fino al 50% delle perdite delle compagnie. È un segnale forte: c’è la volontà di costruire un sistema più solidale. E il settore della tutela legale ha reagito rapidamente, avvicinandosi molto alla realtà di famiglie e imprese. Resta però un problema culturale: molte aziende italiane hanno ancora un rapporto flebile con il mondo assicurativo, mentre proprio la tutela legale può rappresentare un fattore di competitività e di resilienza».

Dopo un evento catastrofale, la complessità non riguarda solo la quantificazione dei danni, ma anche l’interpretazione delle coperture, le responsabilità dei vari soggetti coinvolti, le procedure di rimborso e le contestazioni sull’applicazione delle clausole. Una polizza che offre assistenza legale specializzata permette a cittadini e imprese di muoversi in un quadro incerto senza rischiare errori o rinunce nei propri diritti.

Spesso si sottovaluta la complessità legale che segue un evento naturale. Quali sono gli aspetti più delicati?
Stefano Buraglio: «Gli ambiti critici sono almeno tre. Primo: la ricostruzione delle responsabilità, soprattutto quando più soggetti pubblici e privati sono coinvolti nella gestione dell’emergenza. Secondo: l’interpretazione delle clausole di polizza, un terreno che può facilmente generare contenzioso. Terzo: le tempistiche e le procedure per accedere ai contributi pubblici o ai ristori, spesso disciplinati da norme emergenziali complesse. In tutti questi passaggi, la tutela legale riduce il rischio di contenziosi lunghi e costosi e permette di rivendicare correttamente quanto dovuto».

Citando un esempio concreto, Buraglio aggiunge: «Abbiamo assistito un’impresa che aveva subito gravi danni indiretti a seguito di un evento alluvionale. La compagnia assicuratrice aveva contestato l’interpretazione di una clausola relativa all’interruzione dell’attività. Grazie al supporto del legale, è stato possibile dimostrare la corretta applicazione della copertura e ottenere un risarcimento pieno per il cliente. Un caso esemplare di come, nei momenti più difficili, non sia solo il danno materiale a pesare, ma anche la capacità di far valere i propri diritti».

Immaginando le prospettive di questo scenario nell’ambito del sistema Paese, come favorire una maggiore collaborazione tra pubblico, privato e assicurazioni?
Danilo Ariagno: «Serve un dialogo strutturato, che metta al centro la prevenzione e la chiarezza normativa. Il pubblico deve creare cornici stabili, il privato deve investire in soluzioni innovative e il settore assicurativo deve promuovere strumenti modulabili e realmente comprensibili. La cultura della prevenzione sta maturando; si stanno facendo passi avanti, ma serve un grande lavoro di informazione. La prevenzione non è solo evitare il danno: significa anche essere preparati dal punto di vista giuridico».

Quanto è importante affidarsi a strumenti concreti come la tutela legale?
Stefano Buraglio: «In un periodo in cui le certezze vacillano, avere accesso a una tutela legale grazie alla collaborazione con una compagnia specializzata significa sentirsi davvero protetti. La tutela legale non elimina il rischio di un evento naturale, ma riduce in modo decisivo il rischio di rimanere soli dopo l’evento. Del resto, la crescita del ramo negli ultimi dieci anni può essere interpretata come un segnale di una progressiva e auspicabile sensibilità verso questo settore».

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