Il burnout è un fenomeno è sempre più diffuso, che comporta gravi conseguenze sia per i lavoratori che per le organizzazioni. Approfondimento INAIL

Una recente scheda informativa del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail approfondisce il fenomeno del burnout, le sue cause ed impatti, presentando i principali strumenti di valutazione e le strategie di prevenzione articolate su più livelli.

Il burnout, o “sindrome da esaurimento professionale”, è una condizione psicofisica che nasce da uno stress lavorativo cronico mal gestito. Si manifesta in tre dimensioni: esaurimento, distacco mentale dal lavoro (o cinismo) e senso di inefficacia. Il problema, inoltre, non si esaurisce nel malessere individuale, ma ha ricadute pesanti anche sulle organizzazioni in termini di clima interno e perdita di produttività.

Tra i principali elementi di rischio si annoverano carichi di lavoro eccessivi, mancanza di supporto, scarsa autonomia, leadership inadeguata e conflitti interpersonali sul lavoro. Tra le conseguenze sulla salute più frequenti ritroviamo disturbi fisici o psicosomatici ma anche comportamentali. Sul piano lavorativo, questi effetti si traducono in maggiore assenteismo, ridotta performance e aumento del turnover.

Il D.lgs. 81/2008 prevede l’obbligo per i datori di lavoro di valutare anche i rischi psicosociali che possono determinare l’insorgenza di stress lavoro-correlato. È in questa direzione che si muove la scheda informativa pubblicata dal Dimeila dell’Inail, che propone un approccio integrato alla prevenzione del burnout, articolato su tre livelli. Prevenzione primaria, che mira a intervenire sulle cause organizzative dello stress (es. carichi di lavoro, relazioni, stili di leadership). Prevenzione secondaria, che si concentra sul potenziamento delle risorse individuali, attraverso la formazione, il supporto psicologico e lo sviluppo di strategie di gestione dello stress (coping). Prevenzione terziaria, che agisce sui casi già conclamati, attraverso percorsi di cura e riabilitazione per ripristinare il benessere del lavoratore.

Diversi strumenti validati a livello internazionale permettono di misurare il burnout, come il Maslach Burnout Inventory (MBI), l’Oldenburg Burnout Inventory (OLBI) e il Copenaghen Burnout Inventory (CBI). Questi test aiutano a identificare tempestivamente le situazioni critiche e a costruire piani di intervento mirati. Il ruolo delle organizzazioni è cruciale: la prevenzione del burnout non può essere lasciata alla sola responsabilità del singolo. Servono ambienti di lavoro sostenibili, politiche di benessere psicofisico, formazione dei manager e spazi di ascolto. Una corretta valutazione dei rischi, unita a strategie di prevenzione multidisciplinari e partecipate, rappresenta oggi la via più efficace per affrontare un problema che, se ignorato, rischia di diventare strutturale.