Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
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Una pioggia di titoli di Stato nelle tasche degli italiani nel 2023, ben 114 miliardi di nuovi acquisti. E altri 42 miliardi nel primo semestre di quest’anno. Come potevano le banche e le reti di consulenti finanziari non considerarli nei loro piani di business? E così hanno deciso di andare all’attacco di quel nuovo bacino, inventando un nuovo servizio, ribattezzato da alcuni “consulenza evoluta”, che consiste nel farsi dare una commissione per dare consigli sulla gestione di quei titoli.

Sono già 25 mila i posti di lavoro a rischio in Italia nel settore dell’auto e a breve, se non aumentano il livelli produttivi, diventeranno almeno 50 mila. Questa la cruda analisi di Alix Partners per il tavolo dell’automotive presso il ministero delle Imprese. È l’effetto combinato di due fattori: lo stop al motore a scoppio dal 2035 e la spietata concorrenza cinese. Circostanze che però si innestano in un Paese dove la produzione è in calo dagli anni 90, e che quest’anno registrerà il peggiore risultato dal 1956. Il ruolo chiave lo gioca Stellantis perché in Italia è l’unico grande produttore. E perché è difficile attirare nuove case in una fase in cui la domanda in Europa sta drammaticamente scendendo. Intanto mentre in Europa si litigava sul passaggio all’elettrico, la Cina sovvenzionava le sue aziende, che ora sono una generazione più avanti in termini di tecnologia (tempo di ricarica delle batterie, infrastrutture di ricarica, software, user experience, tempo di sviluppo dei nuovi prodotti). La conseguenza è lo sbarco di auto elettriche made in China sul mercato europeo a costi competitivi (meno 20%). La reazione è stata quella dei dazi: dal 17 al 35% per i prossimi 5 anni.
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Abbiamo assistito con piacere all’annuncio degli utili miliardari da parte delle banche nei primi tre trimestri del 2024. Qualcosa come 19,3 miliardi di euro per le sole prime cinque. Ma quanto il sistema del credito sta contribuendo, attraverso gli impieghi del denaro raccolto, a spingere il sistema economico? Nonostante la Bce abbia tagliato i tassi per tre volte di un quarto di punto da giugno, l’erogazione del credito avviene con difficoltà.
L’operazione annunciata giovedì scorso dal Banco Bpm sulla totalità del capitale dell’asset manager Anima ha infatti riportato tra le mani dell’amministratore delegato del gruppo milanese il pallino del proprio futuro. Tirato per la giacca da anni affinché si avvicinasse al Monte dei Paschi di Siena, Castagna ha posto fine agli indugi, veri o presunti, definendo una strategia d’attacco che lo pone al centro del crocevia del risiko. Il Banco Bpm inoltre controlla il 22,38 per cento di Anima (infatti l’offerta è sul restante 77,62 per cento del capitale) e di Anima è il primo cliente. Gli altri grandi soci sono Poste (11,95) che ha dichiarato la partecipazione non strategica e che potrebbe felicemente monetizzare la propria quota portando a casa circa 245 milioni; Fsi di Maurizio Tamagnini (9,77%) e Gamma di Francesco Gaetano Caltagirone (3,46%). C’è chi vede, in prospettiva, anche il Monte dei Paschi di Siena, di cui Anima ha oggi lo 0,9 per cento. E si rinfresca sempre l’opzione di Unipol al posto di Axa nella bancassurance di Mps. Tutto è possibile. Ma quel che conta, in questa fase, è che lui, il Giuseppe, sia tornato ad avere il pallino in mano e il terzo polo del risparmio ora è cosa del tutto sua, dopo i colossi Generali e Intesa.
L’industria del risparmio è probabilmente uno dei settori-cardine del Paese. Eppure l’attenzione verso questo comparto strategico, necessario alla crescita delle imprese ma anche alla capacità delle famiglie di programmare il proprio futuro, non è particolarmente elevata. Anzi, c’è molta disattenzione. Lo Stato, a parte qualche eccezione come il trattamento dei Pir (Piani individuali di risparmio) lo considera soltanto un campo remunerativo dal quale ricavare gettito, con prelievi che vanno dal 12,5 al 26%, o il serbatoio necessario per assicurarsi la sottoscrizione dei titoli del debito pubblico. Raccontano che quando arrivano al ministero dell’Economia e delle Finanze, la prima cosa che viene chiesta ai banchieri è quanti titoli di Stato abbiano in portafoglio. Una capacità, quella di risparmiare, che ha portato le famiglie a costruire una ricchezza finanziaria superiore alla cifra record di 5 mila miliardi.
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