Dall’indagine del Forum per la Finanza Sostenibile, presentata in apertura delle Settimane SRI, emerge un aumento dell’attenzione degli operatori finanziari alla sostenibilità. Stabile rispetto al 2022 la quota di sottoscrizione degli investimenti sostenibili: li sceglie il 21% dei rispondenti

La dodicesima edizione delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile, si è aperta con un approfondimento sugli orientamenti degli investitori retail rispetto agli investimenti ESG e, in particolare, al settore agroalimentare.

Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati della ricerca “Risparmiatori italiani, investimenti sostenibili e settore agroalimentare”, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa. Lo studio ha coinvolto 1.400 risparmiatori che hanno investito nell’ultimo anno almeno €1.000, di cui 505 con almeno €20.000 investiti.
Il 78% degli intervistati conosce o, quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili e il 21% ha già sottoscritto prodotti SRI. C’è interesse per il settore agroalimentare: il 65% di chi conosce gli investimenti sostenibili sarebbe disponibile a investire con criteri ESG nel comparto, considerato dal 46% fondamentale per la sostenibilità ambientale.

Nel corso dell’ultimo anno, per la metà dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili sono aumentate le informazioni sui prodotti SRI fornite dalla banca, dall’assicurazione o dal consulente finanziario. Il 47% dei rispondenti, inoltre, percepisce un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario.
La ricerca è stata realizzata con il sostegno di AllianzGI e Anasf.

Il 2023 è l’anno della cosiddetta “policrisi”, in cui coesistono le conseguenze dell’emergenza sanitaria e della guerra in Ucraina, gli impatti sempre più evidenti della crisi climatica, la carenza delle materie prime e l’aumento dei costi dell’energia, l’inflazione. Per 1 risparmiatore su 2 la principale sfida che il nostro Paese sta affrontando attualmente concerne l’inflazione e il caro vita. Seguono la crisi energetica e i costi dell’energia (per il 34%), il cambiamento climatico (27%), la crisi finanziaria (26%) e la disoccupazione (23%).

Agroalimentare e sostenibilità
Il 93% dei rispondenti dichiara di compiere con regolarità scelte di acquisto volte a limitare gli sprechi alimentari, l’81% acquista prodotti locali o a km0 e il 68% compra prodotti con certificazioni ambientali e provenienti da una filiera etica. Infine, l’80% è disposto a spendere di più per i prodotti biologici. Tuttavia, in un contesto inflazionistico come quello attuale, il principale ostacolo alla diffusione di scelte sostenibili sono i prezzi troppo elevati (72%), seguiti dalla mancanza di informazioni per valutare la sostenibilità di ciò che si compra (32%) e dalla diffidenza verso i marchi (27%).

Sul piano degli interventi per la salvaguardia ambientale nella filiera agroalimentare, gli intervistati ritengono prioritari l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (per il 43%), la riduzione dell’impiego di pesticidi e sostanze chimiche (40%) e la limitazione degli allevamenti intensivi (38%). Le priorità di intervento dal punto di vista della sostenibilità sociale riguardano, invece, lo sviluppo dell’economia locale con il mantenimento delle aziende nei territori (43%), il supporto alle aziende italiane (41%), l’importanza della legalità tramite il contrasto al lavoro nero e al caporalato (41%) e il controllo delle condizioni di lavoro lungo tutta la catena del valore (34%).

Prudenza nelle attitudini di investimento

Dopo il generale disorientamento del 2022, il 2023 vede i risparmiatori muoversi con grande cautela: l’80% predilige un orizzonte temporale di medio-breve periodo (5 o addirittura 2 anni al massimo). Inoltre, in linea con il 2022, gli intervistati si orientano soprattutto verso prodotti a basso rischio (63%).

Nella gestione dei prodotti finanziari il consulente rimane un punto fermo: il 73% degli intervistati ha una figura di riferimento per le proprie scelte finanziarie e il 75% vi si affida nel momento della sottoscrizione dei prodotti.

Il 64% dei rispondenti dichiara di aver cambiato le proprie abitudini e scelte finanziarie nell’ultimo periodo: di questi, il 39% sta accantonando somme maggiori per il futuro della propria famiglia; il 35% si informa di più sull’andamento dei mercati e sulla situazione economica nazionale e internazionale; il 24% si sta orientando verso prodotti meno rischiosi anche se meno redditizi e il 15% sta disinvestendo i propri risparmi.

Investimenti sostenibili

Rispetto al 2022, la quota di risparmiatori che conoscono o, quantomeno, hanno sentito parlare di investimenti SRI rimane stabile (78%). Si mantiene stabile (21%) anche la quota di risparmiatori che dichiarano di aver sottoscritto prodotti SRI – il dato sale al 28% presso chi ha almeno €20.000 investiti. Nel corso dell’ultimo anno, il 41% di chi conosce i prodotti SRI ha ricevuto una proposta di sottoscrizione (il 6% in meno rispetto al 2022).

L’indagine rileva però anche tendenze positive: nel corso dell’ultimo anno, per la metà dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili sono aumentate le informazioni sui prodotti SRI fornite dalla banca, dall’assicurazione o dal consulente finanziario. Il 47%, inoltre, percepisce un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario.

Nella scelta degli investimenti sostenibili, l’accesso a informazioni chiare, dettagliate e trasparenti sugli ambiti di investimento e sulle caratteristiche dei prodotti proposti è uno degli aspetti prioritari per il 37% dei sottoscrittori di prodotti SRI. Inoltre, per il 23% di questi la presenza di un consulente che orienti nelle scelte di investimento è un fattore altrettanto importante (in linea con quanto rilevato nel 2022, quando il dato era al 25%).
Investimenti sostenibili e agroalimentare

Tra gli ambiti del settore agroalimentare considerati maggiormente attrattivi in Italia il 43% dei risparmiatori indica il settore vinicolo e, a seguire, l’ortofrutticolo (33%) e il latteo-caseario (33%).

Il 65% dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili – o che ne hanno almeno sentito parlare – è disponibile a investire con criteri di sostenibilità nel settore agroalimentare, quota che raggiunge il 73% presso chi ha almeno €20.000 investiti.

Per quasi la metà degli interessati a investire nel settore, il comparto agroalimentare è fondamentale dal punto di vista della sostenibilità ambientale e il 36% lo prenderebbe in considerazione per supportare le aziende locali e italiane.

Per chi non è interessato a investire con criteri ESG nel settore (il 19% dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili) i principali ostacoli sono lo scarso dinamismo del comparto e il timore di operazioni di facciata (entrambe le opzioni citate dal 30% dei rispondenti); a seguire, il 28% menziona lo scetticismo sull’effettiva redditività degli investimenti in quest’ambito.