di Silvia Valente
Previndai, il fondo pensione dei dirigenti industriali, compie trent’anni. E in tutto questo tempo è stato fatto tanto nella previdenza complementare dal punto di vista normativo, organizzativo e culturale. Eppure il margine di miglioramento è ancora ampio, basti pensare che, stando all’ultimo rapporto Covip, solo il 35% dei lavoratori italiani ricorre alla previdenza complementare. La sfida è quindi «attrarre il restante 65% e sbloccare così potenzialità altissime per tutto il sistema Paese italiano»: ci sarebbero più risorse per i fondi come Previndai da reinvestire nell’economia reale, «come già facciamo, continuando a evitare rischi eccessivi perché dobbiamo garantire la pensione ai nostri iscritti». Queste le parole di Francesco Di Ciommo, presidente di Previndai, a margine dell’evento organizzato per celebrare i 30 anni del fondo previdenziale.

La previdenza complementare come può diventare più appetibile per i lavoratori, in particolare giovani? «Da anni chiediamo ai governi una fiscalità favorevole» per i contributi previdenziali, soprattutto degli under 30. E’ inoltre necessaria, secondo Di Ciommo, una campagna informativa per spiegare l’importanza di pensare alla dimensione pensionistica sin dall’ingresso nel mondo del lavoro.

A questi ragionamenti si aggiunge il risultato dello studio «La previdenza tra 30 anni, quale valore diamo alla serenità?». Nello specifico, a fronte di un contributo complementare di 120 mila euro lungo 40 anni di lavoro regolare la rinuncia in termini di reddito disponibile sarebbe di 13.400 euro (considerando le deduzioni). Mentre l’aggiunta alle pensione base sarebbe 167 mila euro consegnando il tfr in azienda, 260 mila con il tfr rimesso al fondo e 380 mila con il tfr dato al fondo montante contributivo.

I giovani sono stati i protagonisti dl convegno. «Sono il futuro dell’Italia, quindi creare per loro un futuro adeguato significa assicurare un futuro al Paese», ha commentato Maria Bianca Farinala, presidente di Ania e Poste. Per farlo «dobbiamo lavorare sul’emergenza dell’oggi e sulla costruzione strutturale e organica del domani».

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