di Anna Messia
C’è chi, come la francese Axa, ha dovuto mettere in conto i danni provocati negli Stati Uniti dal passaggio dell’uragano Ian che, al lordo delle tasse e al netto della riassicurazione, ha generato sinistri complessivi per 400 milioni di euro. E chi, è il caso dei tedeschi di Allianz, ha risentito ancora degli accantonamenti fatti nel primo semestre per il procedimento dei fondi strutturati Apha negli Usa, registrando nei primi nove mesi dell’anno un calo dell’utile netto 4,7 miliardi, contro i 6,9 dello stesso periodo dell’anno scorso. In generale il 2022 si è presentato come un nuovo anno pieno di sfide per gli assicuratori, alle prese con l’aumento repentino dei tassi, l’impennata dell’inflazione e la volatilità dei mercati. I dati di un confronto tra i big europei per capire chi ha fatto meglio in questi nove mesi sono ancora parziali, perché non tutti i gruppi comunicano risultato operativo e utile del trimestre (Axa, per esempio, fornisce solo i premi e i dati di solvibilità). Ma già da questi primi numeri è possibile fare una prima ricostruzione visto che emerge più di qualche trend. Nel caso di Allianz, per esempio, a dispetto delle perdite subite dai fondi multi-miliardari Structured Alpha, la compagnia guidata da Oliver Baete ha visto l’utile operativo dei nove mesi migliorare del 3,2% a 10,2 miliardi, grazie proprio all’aumento del segmento danni registrato in particolare nell’ultimo trimestre. Ma ancora più forte è stata la crescita del risultato operativo di Generali Assicurazioni (+7,8%) seppure decisamente più contenuto in termini assoluti rispetto ai tedeschi, pari a 4,8 miliardi. Il gruppo guidato da Philippe Donnet ha registrato la riduzione più marcata del patrimonio netto, passato da 29,3 miliardi di settembre 2021 a 16,5 miliardi di settembre scorso (-43,4%) rispetto al -35% di Allianz (da 80 a 51,9 miliardi) o al -23% di Unipol (a 7,45 miliardi rispetto a 9,72 di dicembre scorso). Perché il gruppo guidato da Philippe Donnet, rispetto agli altri, ha una maggiore esposizione al ramo Vita e quindi una durata media più lunga degli investimenti (che risento quindi di più dell’aumento dei tassi) oltre all’esposizione ai Btp (53 miliardi lo scorso agosto) che hanno inevitabilmente sofferto dell’aumento degli spread. Ma i numeri del Leone hanno sorpreso positivamente il mercato che ora (sfumata Guggheneim) si domanda quale possa essere l’operazione giusta per Generali per crescere, sapendo che a fine piano, nel 2024, se non troverà una preda restituirà agli azionisti l’eccesso di capitale. Intanto il buyback da 1 miliardo lanciato da Allianz è stato molto gradito. (riproduzione riservata)
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