MONEYFARM STIMA L’IMPEGNO ECONOMICO DELLE FAMIGLIE: INCIDONO CORSI DI LINGUA E UNIVERSITÀ
di Irene Greguoli Venini
In base all’attuale costo della vita, per educare un figlio in Italia, dall’asilo all’università, si possono spendere in media 130 mila euro. Analizzando, invece, quattro percorsi formativi-tipo si va da un minimo di 53 mila fino a 700 mila euro, a seconda delle attività extracurricolari. Sul budget può incidere particolarmente il costo per imparare una o più lingue, mentre la fascia d’età in cui l’impegno economico raggiunge il picco è tra i 14 e i 19 anni, considerando un percorso interamente privato. In tutto ciò la spesa può crescere parecchio all’università se si sceglie l’estero. A rilevarlo è uno studio di Moneyfarm (società internazionale di investimento con approccio digitale) sui costi dell’educazione di un figlio, secondo cui, analizzando per fasce di età e mettendo da parte le attività extracurricolari, i costi della mera educazione scolastica possono oscillare considerevolmente.

La spesa scolastica per le diverse fasce d’età. La ricerca di Moneyfarm individua un minimo e un massimo di spesa per l’intero ciclo scolastico: per il nido (fascia da 0 a 3 anni) si va da 150 euro a 40 mila euro; mentre per la scuola materna (3-6 anni) si può arrivare a un massimo di 45 mila euro; per le elementari (6-11 anni) si stima un minimo di 900 fino a un massimo di 90 mila euro; per le medie (11 -14 anni) da 1.200 a 60 mila euro; per le superiori (14 -19 anni) si parte da 2.300 euro per arrivare fino a 115 mila euro. Considerando infine l’università non fuori sede (19-24 anni) si va da 16 mila fino a 60 mila euro. La fascia d’età in cui il costo raggiunge il suo picco massimo è 14-19 anni, quando i figli frequentano la scuola superiore, considerando però un percorso interamente privato in istituti internazionali.

I costi dei diversi percorsi educativi. Secondo le stime di Moneyfarm, una famiglia italiana spende in media 130 mila euro, circa 6-7 mila euro l’anno, per educare un figlio dal nido all’università. Lo studio ha preso in considerazione oltre le voci di costo più tradizionali, anche quelle più al passo con l’avanzamento tecnologico della società e del mondo post-pandemico analizzando 4 percorsi formativi-tipo per calcolare l’impegno richiesto alle famiglie italiane, diverse per disponibilità economica, oltre che per obiettivi e scelte personali.

Per un percorso definito standard, Moneyfarm ha calcolato che occorre mettere in conto di spendere in totale intorno ai 53 mila euro dall’asilo nido alla materna, fino alle scuole elementari, medie e superiori pubbliche, includendo libri e materiali scolastici. Viene incluso anche un ciclo completo di 5 anni di università pubblica (considerando una retta piena e non tenendo conto dell’effetto di eventuali borse di studio o di agevolazioni Isee). Tra le attività extracurricolari ci sono lezioni di inglese online (dai 6 ai 16 anni) per le competenze linguistiche di base, l’acquisto di almeno un device per le competenze digitali, e attività socio-relazionali, ludiche o sportive come scout, teatro e sport individuali dai 5 ai 12 anni, sport di squadra dai 10 ai 18 come il calcio (con una spesa di 750 euro l’anno) e palestra dai 18 ai 22 anni. Tra tutte le voci, quella decisamente più alta è l’università, considerata non da fuori sede, ma a Milano e pubblica per un totale di 22 mila euro.

Un altro percorso esaminato è definito scientifico-tecnologico, ovvero indirizzato verso una carriera più improntata alle discipline scientifiche. Il costo complessivo si aggira in totale sui 98 mila euro e include non solo tutto il ciclo scolastico pubblico e relativi materiali scolastici, ma anche i doposcuola pubblici dall’infanzia fino a tutte le medie.

Comprende poi un ciclo universitario pubblico della durata di 5 anni da fuori sede (si è considerata l’università di Padova) che, anche in questo caso, rappresenta il costo più impegnativo da sostenere (60 mila euro). Nella spesa complessiva sono state considerate attività extracurricolari come le lezioni di inglese online (dai 6 ai 16 anni, dove i genitori dovrebbero pagare fino a 900 euro all’anno), attività ludiche o sportive come scout, un corso di musica bisettimanale (dai 6 ai 12 anni) e sport individuali quali nuoto (dai 6 ai 14 anni con una spesa di 415 euro all’anno) e tennis (dai 14 ai 20 anni, in questo caso il costo si aggira attorno ai 595 euro); a ciò si aggiunge almeno un device, un corso di informatica di base (circa 420 euro per 20 lezioni) e un corso di coding avanzato che può arrivare a costare fino a 590 euro per 20 lezioni.

Un’altra ipotesi riguarda poi le famiglie con una disponibilità finanziaria superiore alla media per un totale di 170 mila euro: in questo caso si parte fin dal nido e dalla scuola dell’infanzia con metodi quali il Montessori, lo Steiner o il Reggio Emilia, oppure con un approccio bilingue all’interno di un contesto internazionale con rette annuali che vanno da un minimo di 7.700 euro fino a un massimo di 14.600 euro al nido, e da un minimo di 3.600 euro fino a 15.300 euro alla materna. Nel costo totale vengono contemplati i doposcuola, le medie e le superiori pubbliche, l’università pubblica non fuori sede (si è considerata Padova) oltre ai testi e alla cancelleria per tutti i cicli. In questo caso sono le competenze linguistiche a richiedere l’investimento più alto con un esborso di 35 mila euro circa (si è considerato un corso al British Council dai 5 ai 15 anni, lezioni private di cinese dagli 8 ai 18 anni e le vacanze studio).

Viene esaminata anche l’opzione più costosa di un percorso completamente privato e internazionale fin dal nido per un totale di 700 mila euro. A pesare più di tutto è l’università, considerando un Bachelor Degree alla University College London e un Master alla London School of Economics che costano, da soli, intorno ai 265 mila euro vitto e alloggio inclusi (che arrivano a 572 mila euro se ci si sposta negli Stati Uniti). Nel costo complessivo sono state poi considerate attività extracurricolari più onerose che negli altri percorsi. Per sviluppare competenze linguistiche di un certo livello è stato incluso il corso al British Council (dai 5 ai 18 anni la spesa arriva fino a 1.740 euro all’anno), lo studio di una seconda lingua come lo spagnolo all’Istituto Cervantes (dagli 8 ai 16 anni), le vacanze studio (dai 6 ai 16 anni) e un intero anno di studio all’estero, per un totale di 61 mila euro. Pesano, seppur meno, le attività socio-relazionali: un corso di musica dai 5 ai 16 anni e un’esperienza di volontariato all’estero dai 14 ai 18, lo sport individuale dai 5 ai 15 anni e un personal trainer dai 15 ai 20 anni per un totale di quasi 30 mila euro.

Per far fronte a questa spesa, però, i rimedi ci sono. Per esempio, le famiglie possono ricorrere a una mirata e tempestiva pianificazione finanziaria, che nel lungo periodo può contribuire al

raggiungimento dell’obiettivo principale per molti genitori, ossia garantire al proprio figlio una solida educazione. Quindi, il percorso formativo dei figli è un traguardo che va programmato per tempo. I costi sono tali da richiedere dei calcoli con il dovuto anticipo, esaminando la propria situazione patrimoniale, il valore dei risparmi, gli investimenti in essere, l’entità di entrate e uscite, per poi individuare gli strumenti finanziari più adeguati.

Il costo di mantenimento di un figlio. Considerando invece il costo di mantenimento di un figlio, secondo la relazione annuale sul 2021 di Bankitalia, nel periodo 2017-2020, i nuclei composti da due adulti e uno o più figli minori hanno sborsato in media poco più di 640 euro al mese per mantenere ogni figlio (un quarto della spesa media di una famiglia italiana).

Questo costo comprende gli acquisti di beni e servizi destinati esclusivamente alla prole (come alimenti per neonati e rette scolastiche), una quota dei consumi rilevati a livello familiare (quali le spese per l’abitazione e per i trasporti). Quasi il 60% è stato destinato a soddisfare bisogni primari (alimentari, abbigliamento e spese per la casa, istruzione e salute). Nel Mezzogiorno l’esborso per i figli è risultato inferiore rispetto al Centro Nord ma l’incidenza sulla spesa media delle famiglie è simile nelle due macroaree. Il divario ha riguardato per circa un quinto le spese per la casa, che riflettono il più elevato costo degli immobili nelle regioni centro-settentrionali, e per circa due terzi i consumi meno essenziali (come tempo libero, trasporti e altro). L’importo, pressoché stabile nel triennio 2017-19, si è contratto nel 2020 a 580 euro (12% in meno rispetto al 2019), quando i timori del contagio e le restrizioni alla mobilità connesse con la pandemia hanno fortemente ridotto la spesa per consumi, in particolare per i trasporti e per il tempo libero.
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