OK AGLI ENTI PREVIDENZIALI NELLE BANCHE, MA SERVONO NORME SUGLI INVESTIMENTI
di Anna Messia
Niente da dire sugli investimenti che le casse previdenziali stanno programmando nelle banche italiane, come nel caso di Enasarco, Enpam e Epaf, pronte ad avere un peso rilevante in Banco Bpm e Intesa Sanpaolo. «Ma il settore avrebbe finalmente bisogno di un quadro normativo unitario, oggi più importante che mai visto il contesto economico incerto che fa aumentare i rischi». Parola del presidente della Covip, Mario Padula, che ieri ha presentato il report sugli investimenti delle cassa previdenziali che ha mostrato un settore in crescita: a fine 2021 le risorse complessive delle casse previdenziali erano pari a 107,9 miliardi, in aumento rispetto ai 100,7 miliardi del 2020, mentre i flussi contributivi che nel 2020, a causa della pandemia, erano scesi a 2 miliardi, sono tornati l’anno scorso a 3 miliardi, in linea con gli anni precedenti. E guardando al periodo che va dal 2011 al 2021, le risorse complessive del settore a valore di mercato sono cresciute di 52,2 miliardi, pari in media al 6,8% su base annua.

Il comparto appare decisamente concentrato, considerando che le prime cinque casse professionali intercettano il 74,6% del totale dell’attivo mentre, sul fronte degli investimenti, il 36,6% è in titoli di debito, il 18,3% in immobili (era il 19,4% nel 2020 e il 19,1% in titoli di capitale. quelli domestici, che ammontano a 37 miliardi, rappresentano il 34,3% delle attività, con gli immobili che restano preponderanti (18,6 miliardi) insieme ai titoli di Stato (8,6 miliardi). Mentre, al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato (che rappresentano il 7,9%), le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere calcolate in appena 7,6 miliardi (6,7 miliardi nel 2020) a cui si aggiungono 6,2 miliardi dei fondi pensione (5,7 miliardi nel 2020) per un totale di 13,8 miliardi di euro (12,4 miliardi nel 2020). «Ma, a differenza dei fondi pensione, le casse hanno una situazione molto variegata sul fronte degli investimenti, proprio a causa del fatto che nel comparto manca un regolamento che detti regole comuni, atteso ormai da dieci anni», dice ancora Padula, sottolineando il fatto che non si può addurre il fatto che le casse sono enti privati. «Anche le banche lo sono ma sono fortemente regolate e le casse, tra l’altro, hanno una funzione pubblica aggiunge», precisando comunque che la necessità di una maggiore regolamentazione «non riguarda i singoli investimenti», come può essere la scelta di puntare sul settore bancario italiano ma la composizione complessiva del patrimonio per evitare possibili squilibri.

Si tratta di un regolamento di cui si parla da anni e che, l’anno scorso sembrava in dirittura d’arrivo. Ma poi tutto si è bloccato di nuovo e ora bisognerà capire qualche sarà la posizione del nuovo governo che, almeno a sentire le dichiarazioni, sembra pronto a riaprire il capito: «Da oltre 10 anni è prevista l’emanazione di una norma sulla destinazione degli investimenti delle risorse finanziarie da parte degli Enti dei liberi professionisti e sui conflitti di interesse: il tempo non è passato invano e le esperienze acquisite anche in termini di vigilanza non potranno che condurre ad un orientamento qualitativo che privilegi la sana e prudente gestione», ha detto il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, nel suo intervento alla presentazione Covip, aggiungendo che «il decreto interministeriale che si attende da un decennio dovrà tenere conto dell’attuale complessità dei mercati finanziari e il metodo che dovrà portare alla sua emanazione dovrà contemplare una cornice normativa condivisa e flessibile per garantire una autonoma operatività» e ricordando che «Fondi e Casse possono poi svolgere un ruolo importante a supporto dell’economia del Paese, anche scegliendo d’inquadrare le proprie iniziative d’investimento in progetti made in Italy», con una quota ferma oggi ad appena 13,8 miliardi. (riproduzione riservata)

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