ALLO STUDIO INCENTIVI FISCALI PER POLIZZE E PREVENZIONE
di Laura Magna
I danni ambientali derivanti dall’attività industriale? Meglio prevenirli. Per l’ambiente, ma anche per i bilanci delle industrie. La consapevolezza sulla questione aumenta tanto che in fase di studio una proposta di incentivi fiscali agli interventi di manutenzione che, insieme a quelli sulle polizze ambientali, saranno il cuore di un disegno di legge che a breve approderà in Parlamento (grazie all’iniziativa dell’on. Maria Chiara Gadda). Il 23 novembre Lisa Casali, manager di Pool Ambiente, il consorzio per l’assicurazione e la riassicurazione della responsabilità per danni all’ambiente è stata invitata dalla Direzione generale Environment della Commissione Europea a discutere dell’importanza di incentivare a livello europeo una migliore gestione dei rischi ambientali e un maggiore ricorso alle polizze ambientali. In questi 42 anni il Pool – a cui partecipano tutte le maggiori compagnie di assicurazione e riassicurazione del mercato italiano – ha sviluppato testi di polizza all’avanguardia, con garanzie innovative e un know-how specifico sulla gestione dei sinistri ambientali.
In Italia solo 5mila delle 400mila manifatture domestiche sono considerate a maggior impatto ambientale e sottoposte alla disciplina delle Autorizzazioni Integrate Ambientali voi che hanno come presupposto l’obbligo dell’adozione delle migliori tecniche disponibili nei processi, le cosiddette BAT (Best Available Tecnologies). Che spesso però vengono disattese. Il nostro paese è anche caratterizzato da un’elevata presenza di impianti con più di 30 anni di età, di cui gran parte risalenti al periodo ’60-’70. “La vetustà è di per sé un’importante fattore di rischio perché aumenta la probabilità di rotture e cedimenti con conseguente fuoriuscita delle sostanze”, spiega Casali a MF-Milano Finanza. “I dati mostrano che a causare i maggiori danni all’ambiente sono i serbatoi interrati e in secondo luogo quelli fuori terra”. Un serbatoio interrato che ha più di 15 anni (si stima siano 130mila) ha una percentuale media di foratura del 30% e può perdere circa 1500 litri all’anno, causando la contaminazione di 1,5 milioni di m3 di acqua”.
“Più del 70% degli eventi di danno ambientale che si verificano nelle imprese sono causati da carenze nella manutenzione degli impianti e dalla mancata adozione delle BAT”, continua Casali. “Alla base di tutto c’è la mancanza di interventi per mitigare il rischio che gli impianti si rompano, subiscano guasti o malfunzionamenti e causino eventi di danno all’ambiente”. La vetustà non è l’unico fattore di rischio. Anche impianti nuovi non sottoposti a regolare manutenzione possono determinare gravi contaminazioni. “Il costo medio di un intervento di manutenzione su un serbatoio interrato è di circa 4mila euro, quello di una bonifica per una contaminazione è di 400mila. Due ordini di grandezza che dovrebbero far riflettere in primis le imprese, ma anche il legislatore italiano e europeo, i media e i consumatori sull’opportunità di investire in prevenzione piuttosto che non fare nulla e sperare nella buona sorte”. Oltre ai costi è importante soffermarsi anche sulla durata degli interventi di decontaminazione e ripristino delle risorse naturali danneggiate che durano in media 10 anni. “Un periodo lunghissimo in cui quelle risorse non sono utilizzabili, non possono svolgere il proprio servizio ecologico, possono causare ulteriori danni a specie e habitat, oltre che alla salute delle persone. A peggiorare la situazione il fatto che, quando poi un evento di danno all’ambiente si verifica, l’impresa si fa trovare nella maggior parte dei casi impreparata, priva di coperture assicurative, con una scarsa conoscenza degli obblighi di legge. E si finisce con il cercare scappatoie per non dover sostenere gli ingenti costi che una bonifica o un ripristino di un danno ambientale prevede”. (riproduzione riservata)

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