di Carlo Giuro
Casse di previdenza e forme pensionistiche complementari nel perseguire le proprie finalità prioritarie (rispettivamente fungere da primo pilastro pensionistico per i liberi professionisti e costruire un trattamento integrativo per gli aderenti in forma collettiva o individuale) gestiscono consistenti risorse finanziarie con una prospettiva temporale di medio-lungo periodo. Sono cioè portatori di quello che si definisce «capitale paziente», con la possibilità di attivare opportune sinergie tra la sostenibilità economica e quelle sociale e ambientale e al contempo dare un contributo significativo allo sviluppo delle imprese investite. Il tutto in un contesto evolutivo normativo europeo che guarda con particolare interesse all’investimento Esg da parte degli investitori istituzionali ritenendo che si possa in tal modo accelerare in maniera virtuosa la transizione del sistema economico verso un modello coerente con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e con le priorità definite anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Un quadro per comprendere come si stanno muovendo in Italia gli investitori previdenziali e quali sono i principali ostacoli all’adozione di investimenti Esg lo fornisce l’ottava edizione del report appena pubblicato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con il Mefop e Mondo Institutional. Il campione di indagine di «Le politiche di investimento sostenibile degli investitori previdenziali italiani», per un totale di 115 intervistati, ha incluso tutte le casse di previdenza (22) e tutti i fondi pensione negoziali (33). Ai fondi pensione aperti, ai fondi pensione preesistenti e ai piani individuali di previdenza è stato applicato il criterio della dimensione del patrimonio in gestione e in particolare sono stati selezionati i primi 20 piani all’interno di ciascuna categoria. Il 76% degli intervistati dichiara di includere i criteri Esg nelle scelte di investimento, in aumento rispetto agli anni precedenti (il valore assoluto è salito da 42 piani nel 2019, il 46%, a 53 nel 2020, il 62%, a 55 nel 2021, il 62,5%, a 68 nel 2022, il 76%, mentre il numero incluso nel campione è rimasto stabile come numerosità a quota 115).

Le categorie più attente agli aspetti di sostenibilità sono i fondi pensione negoziali, i fondi pensione aperti e le casse di previdenza. Più della metà dei piani attivi (il 51%) estende gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio (quota compresa tra il 75% e il 100%). In merito alle strategie adottate, la più diffusa tra gli operatori previdenziali è quella delle esclusioni, adottate dal 27% dei piani attivi. Non tutti i fondi che hanno dichiarato di fare engagement hanno poi adottato una politica di impegno, sembra profilarsi allora un approccio ancora light. Aumenta ancora il numero dei piani che ha introdotto il calcolo dell’impronta di carbonio del portafogli, senza tuttavia un’effettiva integrazione delle valutazioni ambientali relative al cambiamento climatico all’interno della politica di investimento. Le principali motivazioni che spingono gli operatori previdenziali a includere gli aspetti Esg nelle scelte di investimento riguardano la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un ritorno finanziario, l’impulso dato dal contesto normativo e, a seguire, la gestione più efficace dei rischi finanziari e il dovere fiduciario nei confronti di aderenti e beneficiari.

Anche quest’anno è stato chiesto ai piani che non includono criteri Esg nelle decisioni di investimento di motivare la scelta. Gli intervistati che non hanno ancora avviato valutazioni in merito (7 piani) hanno citato soprattutto la mancanza di dati Esg affidabili e standardizzati e il fatto di non aver ancora affrontato il tema internamente. Nel novero dei 14 piani per i quali sono state avviate valutazioni rispetto all’inclusione dei criteri Esg nelle scelte di investimento le principali criticità riguardano la mancanza di dati Esg affidabili e standardizzati oltre all’assenza di certificazioni che tutelino contro il greenwashing, ovvero l’offerta di prodotti che si dichiarano rispettosi dei temi Esg ma nei fatti non lo sono. (riproduzione riservata)
Fonte: