IL SOTTOSEGRETARIO SILERI: SCUOLA AMBIENTE A RISCHIO. RISPETTO AL 2020, +15,3% DI CONTAGIATI
di Emanuela Micucci
Scuole «ambienti a rischio». Firmato: Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla salute. Tanto più con la variante Delta contagiatissima e prevalente in Italia, la diminuzione della protezione vaccinale dopo 6 mesi, il freddo che porta a un maggior affollamento nei luoghi chiusi. Del resto, a guardare la situazione epidemiologica attuale e a confrontarla con quella di un anno fa nei report dell’Iss (istituto superiore di sanità) la fotografia è nitida.

Tra i 1 settembre e fine ottobre del 2020 e del 2021, cioè l’avvio dei due anni scolastici, si registra questo anno il +15,3% di contagi tra bambini e ragazzi di 0-19 anni, cioè in età scolare: +7.022 casi. Ma anche più morti: +4 rispetto a 0 decessi dello stesso periodo dell’anno scorso. Inoltre, di tutti i nuovi positivi registrati in Italia nell’ultima settimana di ottobre il 24% ha tra 0 e 19 anni, rispetto al 16,1% del 2020: 8 punti percentuali in più. Dal 1 settembre al 27 ottobre 2021, infatti, si sono infettati 53.067 ragazzi, rispetto ai 46.045 dello stesso periodo del 2020.

Nel dettaglio, lo scorso anno con la riapertura delle scuole i casi tra i bimbi di 0-9 anni, in età da nido, materna e primaria, erano stati di +14.678, questo anno di ben +25.096: un incremento addirittura del +71%. Tra ragazzi tra 10- 19 anni, pero più in età da medie e superiori, i casi erano aumentati nel 2020 di +32.367, mentre nel 2021 sono cresciuti di +27.971: una diminuzione di -13,6% rispetto allo scorso anno. Una differenza percentuale tra le due fasce di età su cui probabilmente pesano i vaccini degli adolescenti a partire dai 12 anni, che un anno fa ancora non erano arrivati. Mentre questo anno alla data del 27 ottobre i 12-19enni vaccinati erano il 72,9%, di cui il 67,9% con dose e uno 0,02% aveva ricevuto anche la terza dose.

Percentuali di vaccinati adolescenti che si inseriscono in una campagna vaccinale nazionale che vede il 75,1% di tutti gli italiani aver ricevuto almeno una dose (pari all’83,2% della popolazione vaccinabile, cioè over 12), il 3,4% essere in attesa della seconda dose (3,8% dei vaccinabili) e il 2,01% aver avuto anche la terza dose (2,23% dei vaccinabili). Mentre, in numeri assoluti, i nuovi positivi 0-9 anni e quelli 10-19 anni questo anno sono quasi uguali.

Inoltre, nel 2020 tra settembre e ottobre non si erano verificati decessi di bambini o ragazzi per covid, a differenza dello stesso periodo del 2021, che ha registrato 4 morti. Un aumento enorme. Tanto più se si considera che di tutti i 36 bambini e ragazzi morti di covid dall’inizio della pandemia l’1,11% è deceduto proprio tra il 1 settembre e il 31 ottobre di questo anno. Morti che in un caso riguardano la fascia 3-5 anni, negli altri i 14-19enni.

Solo nella seconda metà di ottobre, tra il 18 e il 31 del mese, sono stati ricoverati per covid in ospedale 84 ragazzi 0-19 anni, 2 in terapia intensiva. Gli ultimi due report dell’Iss del 3 e 10 novembre, inoltre, segnalano che «nell’ultima settimana si osserva un aumento dell’incidenza per 100 mila abitanti in particolare nella popolazione di età inferiore a 12 anni, attualmente non eleggibili per la vaccinazione, l’incidenza è più elevata rispetto alle altre fasce di età».

In dettaglio, nella fascia in età scolare, tra il 25 ottobre e il 7 novembre, il 49% dei casi è stato diagnosticato tra i 6-11 anni (primaria e inizio I media), che evidenzia una maggiore crescita di incidenza anche nelle ultime due settimane. Il 33% tra i 12 e i 19 anni (II media-superiori), il 12% tra i 3 e i 5 anni (materna) e il 7% sotto i 3 anni (nido). Nella seconda decade di ottobre aumenta soprattutto l’incidenza dei nuovi casi per 100.000 abitanti tra i 0-9 anni, per raggiungere il 1 novembre quota 88, e tra i 10-19 anni, dove arriva a 79.

Un maggiore aumento dell’incidenza tra gli under 20, spiega Iss, «verosimilmente dovuta alla maggiore attività di screening all’interno delle scuole». A conferma, però, che il virus circola a scuola. Dove non è stata attuata (salvo sporadiche iniziative sul territorio) nessuna delle misure di sanificazione dell’aria degli ambienti chiusi che pure vari studi scientifici dimostrano da un anno a questa parte essere necessarie per frenare i contagi nel periodo invernale.

Bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni, «oltre a prendere il virus, lo portano a casa», dichiara Sileri. Non solo. Il long covid, cioè le conseguenze del covid a lungo termine a diversi livelli (polmonare, cardiovascolare, renale, neurologico) e non legate alla gravità della malattia, interessa anche i bambini. «La stima che giudico più affidabile è che colpisce 1 bambino su 7 colpiti da covid a 15 settimane dalla guarigione», spiega l’immunologo Alberto Mantovani, vice rettore per la ricerca presso Humanitas University. Cioè il 14%.

Significa che solo dei 53.067 under 19 infettatisi da settembre a ottobre, ben 7.429 potrebbero soffrire di long covid ancora tra 15 settimane, dopo 3 mesi e mezzo. Intanto, nella prima settimana di novembre, tra il 3 e il 10, si sono registrati altri 9.997 contagi che portano i nuovi casi da settembre a 63.064. Stimando così a 8.828 bambini e ragazzi che potrebbero soffrire di long covid nei prossimi mesi
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