MONEYFARM-PROGETICA SULLA PENSIONE INTEGRATIVA

di Marco Capponi
Costi bassi, condizioni trasparenti, consulenti affidabili. Gli italiani credono nello strumento della previdenza integrativa, in un contesto in cui quella pubblica offre sempre meno certezze, ma chiedono in cambio questi tre pilastri, forse ancora più dei rendimenti. L’evidenza emerge da un recente sondaggio condotto in tandem da Moneyfarm e Progetica relativo alle aspettative dei risparmiatori verso la pensione integrativa, visionato in anteprima da MF-Milano Finanza. «Il segmento a oggi ancora non è adeguatamente sviluppato», commenta Andrea Rocchetti, head of investment advisory di Moneyfarm, per poi aggiungere: «Fondamentale è allo stato attuale focalizzarsi sui giovani, che devono integrare fin da subito un assegno pubblico inesorabilmente esiguo per non trovarsi costretti a rivedere significativamente il loro stile di vita in pensione».

Ma qual è il prodotto di previdenza integrativa ideale per i risparmiatori? Invitati a indicarne in modo del tutto spontaneo le caratteristiche chiave gli intervistati hanno assegnato nel 70% dei casi un punteggio massimo proprio alla trasparenza. Chiamati a scegliere invece tra una rosa di quattro opzioni predeterminate i risparmiatori hanno indicato in cima alla graduatoria i costi contenuti, preferiti sia al rendimento sia alle agevolazioni fiscali. Un risultato che non è però uguale per tutti: chi è prossimo alla pensione (tra 51 e 65 anni) ha dimostrato infatti di dare alla fiscalità un’importanza maggiore, badando meno alle spese.

Per investire nel proprio futuro in sicurezza gli italiani vogliono poi avere buoni consiglieri: per l’87% del campione l’affidabilità del consulente ha un’importanza di almeno sei punti su sette nella scala di valutazione di un prodotto ottimale. Nel complesso il 90% degli investitori ha fiducia nei canali di previdenza integrativa e molta meno in quella pubblica. Il timore di cambiamenti legislativi rende l’assegno Inps uno strumento inaffidabile: per le donne e i lavoratori tra 36 e 65 anni l’incognita normativa è addirittura al primo posto tra i fattori di blocco rilevati dalla survey.

Al contempo però investire nel proprio futuro tramite previdenza integrativa suscita ancora molte perplessità, tutte con un minimo comun denominatore: la poca conoscenza dello strumento. Quasi un italiano su due si sente bloccato dalle difficoltà di valutazione del piano pensionistico, ma sono alte anche le quote di chi è frenato dalla difficoltà di fare stime su importi e impatti futuri o di chi teme costi nascosti. La pensione complementare, di fatto, viene percepita ancora come una misteriosa scatola nera, anche se a frenarne l’adozione da parte dei risparmiatori concorrono anche alcuni fattori emotivi: su tutti l’elemento della pigrizia, soprattutto per i più giovani. Il 55% degli under 35 ha indicato proprio una diffusa svogliatezza come freno prioritario per non approcciarsi alla pensione integrativa. Più di un terzo dei lavoratori prossimi alla pensione (36%) è bloccato da un’analoga motivazione.

Infine un ultimo ostacolo è rappresentato dall’orizzonte temporale: per il 36% del campione analizzato un investimento in previdenza integrativa non è appetibile perché viene percepito come troppo distante dal momento presente. (riproduzione riservata)
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