di Anna Messia e Andrea Pira
Se le novità contenute nel disegno di legge sulle liste del board presentato dai senatori Luciano D’Alfonso (Pd), con cofirmatario tra gli altri Emiliano Fenu (M5S) divenissero subito operative, l’attuale group ceo di Generali, Philippe Donnet non potrebbe più essere indicato dal consiglio delle Generali come prossimo amministratore delegato del gruppo assicurativo di Trieste, così come pure l’attuale presidente, Gabriele Galateri di Genola non sarebbe più ripresentabile al vertice dalla lista del consiglio.
Uno scenario che sta scaldando gli animi, nonostante il provvedimento in questione sia un disegno di legge che, come tale, qualora iniziasse il suo iter parlamentare, avrebbe tempi lunghi, con un’approvazione che, anche in caso di esito positivo, sarebbe successiva all’assemblea di Generali che ad aprile dell’anno prossimo dovrà rinnovare la governance della prima compagnia assicurativa italiana. Perché, a quanto pare, si starebbe concretizzando l’ipotesi che il ddl, composto da un solo articolo, possa trasformarsi in un emendamento che potrebbe essere approvato ben prima, entrando a gamba tesa nella contesa che in Generali vede contrapposta Mediobanca (a favore di una riconferma di Donnet e di una lista del consiglio) ai soci privati, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo del Vecchio, che insieme alla Fondazione Crt hanno sottoscritto un patto di sindacato sul 13,23%, pronti a presentare una lista alternativa a quella del consiglio, considerata espressione di Piazzetta Cuccia, e a sostituire l’attuale ceo.
Le ipotesi sul tavolo, tutte da verificare, sarebbero di inserire l’emendamento nella prossima manovra, ma si starebbe valutando anche l’idea di un emendamento al decreto fiscale, ora all’analisi della commissione Finanze del senato presieduta da D’Alfonso e che, come relatore vede tra l’altro proprio il senatore Fenu, anche se potrebbero sorgere problemi di estraneità alla materia. Una questione in divenire ma che avrebbe acceso l’attenzione del ministero dell’Economia e pure di Consob che, come noto, sarà chiamata a breve a pronunciarsi sulle regole delle liste del cda dopo le richieste di chiarimento arrivate dai legali di Caltagirone sulla legittimità di una lista del board. Il ddl, come anticipato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza, co-firmato dai colleghi del Pd Mauro Laus e Gianni Pittella e dai pentastellati Emiliano Fenu e Stanislao Di Piazza, prevede in particolare che nella lista del cda non possano essere candidati soggetti in carica da sei o più anni (come appunto Donnet e Galateri) e che tutti i soci con più dello 0,5% che l’hanno votata siano considerati parti correlate. In pratica i grandi fondi potrebbero essere spinti a votare per le liste alternativa al cda. (riproduzione riservata)
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