L’iter per il passaggio di testimone al vertice delle Generali è già partito e proprio in questi giorni il cda, con la consulenza di Egon Zehnder, starebbe completando la procedura di autovalutazione. Per le candidature ci vorrà ancora qualche mese ma tra gli stakeholder hanno iniziato a circolare diverse idee. Una corrente di pensiero per esempio ritiene che, come accaduto per altre big corporate italiane, anche per Generali sia tempo di avere un presidente donna. È successo all’Eni con Emma Marcegaglia e all’Enel con Patrizia Grieco, anche se nel banking le presidenze rosa sono ancora poche, anzi pochissime. La candidata ovviamente dovrebbe avere l’esperienza e lo standing che il ruolo richiede, senza contare la necessità di ottenere un preventivo imprimatur da parte degli azionisti di riferimento. Il profilo insomma non è facile da comporre specie alla luce delle profonde divisioni nate in seno all’azionariato. Se Mediobanca (12,9%) va dritta per la propria strada, intenzionata a confermare il ceo Philippe Donnet, Leonardo Del Vecchio, Francesco Gaetano Caltagirone e la Fondazioni Crt (riuniti in un patto che blinda il 13,6%) chiedono discontinuità e sono pronti a correre da soli. La ricomposizione della frattura non sarà semplice ma c’è chi vede ancora spazio per un’intesa. Sul tavolo potrebbe esserci proprio la casella della presidenza, oltre a quella del direttore generale che potrebbero consentire un bilanciamento dei poteri al vertice del Leone. (riproduzione riservata)
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