IL PUNTO DI MAURO MASI*
Come affrontare al meglio il rischio da calamità naturali? Tema importantissimo in Italia, dove 5,8 milioni di persone sono esposte a un elevato rischio idrogeologico e 21,8 milioni a elevato rischio sismico. Le difficoltà della finanza pubblica rendono sempre più difficile continuare a utilizzare risorse pubbliche per interventi risarcitori ex post. Dunque per non lasciare privo di tutele questo importante diritto sociale si rende necessario esplorare altre possibilità. La prima e più importante è riguarda il ricorso allo strumento assicurativo. In quest’ambito una serie di motivi tecnici e di opportunità rende improbabile che le imprese private di assicurazioni possano garantire la necessaria copertura del rischio. I mercati assicurativi privati sono infatti esposti a «inefficienze» derivanti dalle asimmetrie informative tra assicuratore e assicurato ma anche dalle caratteristiche del rischio e, in particolare, dalla correlazione tra i vari rischi assicurati. I fenomeni perversi a cui le asimmetrie informative possono dare luogo sono la «selezione avversa» (in base alla quale risulta conveniente assicurarsi soltanto a coloro che appartengono a classi di rischio molto elevate, con ovvie conseguenze negative per la profittabilità delle imprese di assicurazione) e del «moral hazard» (l’adozione comportamenti, sollecitati dall’essere assicurati, che possono rendere più probabile l’evento negativo e il danno che ne consegue). Da qui, per individuare una soluzione efficiente ed equa, la necessità di un qualche coinvolgimento del pubblico, che può essere a vari livelli (assicuratore diretto del danno; riassicuratore di ultima istanza; fornitore di supporto finanziario), anche se l’ipotesi che meglio supera le problematiche indicate, almeno da un punto di vista tecnico, è quella che lo Stato renda obbligatoria l’assicurazione contro eventi catastrofali, come accade in vari Paesi (tra gli altri Francia, Stati Uniti, Giappone, Turchia). Sull’obbligatorietà il dibattito in Italia a livello politico è aperto da tempo: chi è contrario sostiene (con solide ragioni peraltro) che finirebbe per essere considerata, di fatto, un’ulteriore tassazione sulla casa. Proprio per questo da più parti (e dalla stessa Ania) è stato proposto un sistema misto in cui lo Stato copre una parte del danno mentre il resto sarebbe sostenuto da polizze private obbligatorie sottoscritte da proprietari di case. Un po’ come accade lì dove vige quello che è considerato il modello migliore, cioè in Francia. (riproduzione riservata)

*delegato italiano alla Proprietà Intellettuale
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