IL TOKEN SULLA SERIE NETFLIX SQUID GAME SALE A 2.800 $, MA IN CINQUE MINUTI CROLLA A ZERO
di Marco Capponi
La trama ricorda quella della serie Netflix a cui tutto è ispirato: persone finanziariamente al collasso e col vizio delle scommesse vengono convinte a partecipare a una serie di giochi per bambini con la promessa di un montepremi miliardario, per poi scoprire che in palio, più che il denaro, c’è la propria vita. Una metafora che ben racconta la truffa da oltre 3,4 milioni di dollari che ha colpito i circa 40 mila cripto-investitori che hanno scommesso (in tutti i sensi) su Squid, token basato sulla serie tv Squid Game, fenomeno pop delle ultime settimane. La vicenda si intreccia in uno stretto legame tra trading, media e criptovalute, proprio nel giorno in cui un’altra celebre divisa virtuale, Ethereum, ha abbattuto il suo massimo storico superando i 4.500 dollari.

Tutto è iniziato lo scorso martedì, quando il nuovo token è stato lanciato al prezzo di un centesimo di dollaro, con la promessa di offrire agli investitori l’accesso a un gioco online ispirato alla serie. Nel documento informativo si spiegava che il 90% dei fondi sarebbe stato dato al vincitore e il 10% sarebbe rimasto in mano agli sviluppatori. Più partecipanti, montepremi più alto. Nel giro di 72 ore la quotazione della cripto è arrivata a 4,42 dollari, con una crescita superiore al 44.000%. Il 1° novembre, la svolta: alle ore 10:35, stando ai dati di CoinMarketCap, Squid ha raggiunto il valore di 2.860 dollari. Cinque minuti dopo, alle 10:40, il prezzo era sceso sotto il centesimo. Addirittura meno della quotazione iniziale.

Cos’è successo in quei cinque fatidici minuti? Semplicemente la truffa è stata messa in atto. Gli sviluppatori di Squid hanno denunciato un fantomatico attacco hacker che li ha fatti desistere dal portare avanti il progetto. Sito web irraggiungibile, account Twitter «temporaneamente limitato». Il sedicente ceo, David Kanny (cambiando una lettera viene il nome di David Kenny, vero ad di Nielsen) introvabile su LinkedIn. Eppure gli indizi della truffa (si è ipotizzato un rug pull, letteralmente un tappeto tirato via da sotto i piedi) erano nell’aria. A cominciare dal più lampante: chi comprava Squid non poteva vendere il token, ufficialmente per un meccanismo anti-dumping pensato dagli sviluppatori. L’unica maniera per disfarsene era possedere un secondo token, Marbles, acquisibile soltanto partecipando a un fantomatico gioco. Valore d’ingresso alla partita: 456 Squid (il numero si riferisce ai concorrenti presenti nella serie). Per aggiudicarsi il diritto di giocare, al momento di picco della quotazione, sarebbero serviti 1,3 milioni. Decisamente troppo, anche nell’universo iper-volatile delle cripto. Come se non bastasse, i creatori di Squid erano stati abili a simulare un’autorizzazione da parte di Netflix. Raggiunto dai cronisti di Wall Street Journal il colosso dello streaming non ha commentato. (riproduzione riservata)
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