ENNIO DORIS, FONDATORE DI BANCA MEDIOLANUM, È SCOMPARSO IERI ALL’ETÀ DI 81 ANNIA
di Marco Capponi
Anche per chi fosse digiuno di finanza e risparmio gestito è impossibile non ricordare un famoso spot, ormai divenuto iconico, del lontano 2000, in cui un uomo tracciava un cerchio sulla superficie di un lago salato, presentando così la missione della sua banca: «Costruita intorno a te». L’istituto in questione era Banca Mediolanum e quell’uomo, scomparso nella notte tra martedì e mercoledì all’età di 81 anni, era lo storico fondatore Ennio Doris.

Una vita intera, la sua, dedicata a raccogliere il risparmio delle famiglie italiane e farlo fruttare in nuova ricchezza. Nato nel 1940 a Tombolo, provincia di Padova, già nel 1960 lavorava alla Banca Antoniana (poi Antonveneta) del capoluogo. Dopo una parentesi in Fideuram (dell’allora gruppo Imi) e poi in Dival (gruppo Ras), dove gestiva un gruppo di oltre 700 consulenti, Doris ha dato una svolta alla sua carriera nel 1981. A maggio di quell’anno il patron del gruppo Fininvest, Silvio Berlusconi, aveva dichiarato in un’intervista: «Se qualcuno ha un’idea e vuole diventare imprenditore, mi venga a trovare. E se l’idea è buona ci lavoriamo insieme». Forse per un gioco del destino pochi mesi dopo Berlusconi e Doris si incontrarono per caso a Portofino e il giovane banchiere veneto presentò all’imprenditore milanese il suo progetto, pensato per far decollare la neonata industria italiana del risparmio gestito. Il 2 febbraio 1982 dal sodalizio tra i due nasceva Programma Italia, la prima rete di consulenza italiana dedicata all’asset management.

Quattordici anni dopo, nel 1996, la Programma Italia, ribattezzata Mediolanum, ha fatto il suo sbarco a Piazza Affari, per poi cambiare ancora nome assumendo quello attuale l’anno successivo. Dall’ingresso in borsa in avanti il gruppo ha messo a segno una performance total return, comprensiva quindi dei dividendi, del +783%, arrivando a capitalizzare 6,5 miliardi di euro. E durante la seduta di ieri il titolo è cresciuto del 2,91% a 8,83 euro per azione. Nei primi nove mesi del 2021 l’istituto ha registrato un utile netto di 375,8 milioni, con una crescita annua del 50%, ed è entrato nel novero delle banche significative europee vigilate dalla Bce grazie a un attivo che supera ormai stabilmente la soglia dei 30 miliardi di euro. Ennio Doris è stato protagonista assoluto di tutti questi traguardi e ha vissuto abbastanza da ricordare anche un’altra tappa fondamentale del percorso: quella dei 100 miliardi di masse, superata a giugno di quest’anno.

Una serie di successi che sono frutto anche della grande scelta generazionale avvenuta nel 2008, quando il padre del risparmio gestito italiano ha deciso di lasciare il timone della sua creatura al figlio primogenito Massimo. La figlia Sara è invece vicepresidente dell’istituto e presidente esecutiva di Fondazione Mediolanum Onlus. Ennio, dal canto suo, è rimasto in carica come presidente fino allo scorso settembre 2021 prima di essere nominato dall’assemblea degli azionisti, a inizio novembre, presidente onorario. Poco dopo aver lasciato la leadership a Massimo, il 22 ottobre 2008, Ennio ha preso un’altra decisione che ha avuto vasta eco sul mercato: quella di farsi carico assieme a Fininvest delle perdite delle polizze Lehman (legate al crack dell’americana Lehman Brothers) senza gravare sugli azionisti di minoranza di Banca Mediolnum.

Assieme alla moglie Lina Tombolato, sposata nel 1966 e rimasta al suo fianco fino alla fine, ha accumulato una ricchezza azionaria che lo scorso agosto ammontava a 2,6 miliardi di euro e che permetteva alla coppia di posizionarsi al diciannovesimo posto nella graduatoria dei Paperoni di Piazza Affari stilata da MF-Milano Finanza. Oltre alla partecipazione in Banca Mediolanum Doris e consorte hanno infatti una quota del 3,28% anche in Mediobanca: l’ingresso nella merchant milanese risale al 2007. (riproduzione riservata)

I consulenti finanziari? Sono i medici del risparmio
di Paolo Panerai
Due mesi fa, quando annunciò che avrebbe lasciato la presidenza del gruppo Mediolanum, a 81 anni, Ennio Doris raccontò a Paolo Panerai per i lettori di Milano Finanza la sua avventura da protagonista assoluto del mondo del risparmio gestito dal 1981 a ieri. Il titolo fu “A lezione da Doris”. MF pubblica in questa pagina un estratto di quel lungo colloquio, in cui ripercorre gli esordi del suo lungo percorso verso la forma moderna di banca-assicurazione

Domanda. Ciao Ennio, grazie di aver accettato di raccontare la tua avventura. Nelle parole che hai pronunciato in questi giorni hai espresso almeno tre valori importanti che io vorrei cercare di fermare sulla carta in maniera compiuta: uno, l’aver democratizzato la gestione del denaro/risparmio; due, aver saputo creare continuità: «Sono stato fortunato», hai detto, «non si trova spesso un padre a cui succede un figlio con le medesime caratteristiche. A me è successo, come a Maldini e Mazzola»; tre, la serenità e la tranquillità che la continuità ti lascia, come succede a pochi imprenditori che lasciano la guida della società che hanno fondato.

Risposta. Ci vuole anche fortuna. Ebbi fortuna quando lessi nel 1981 su Capital, che tu avevi inventato, l’intervista a Silvio, Silvio Berlusconi, il quale diceva: chi ha idee venga a trovarmi. E io ci andai, ma per caso. Te lo racconto dopo, perché in realtà la mia svolta è avvenuta prima. La mia conversione, se la posso chiamare così, è partita una sera di circa 50 anni fa da un falegname che divenne cliente.

D. Che c’entra un falegname?

R. Il falegname aveva investito in strumenti di Dival, la società della Ras dove lavoravo, 10 milioni di lire. Parlo di 50 anni fa. Sì sì sì, dieci milioni. Il mio cliente mi guarda mentre io osservavo l’assegno e mi dice che in realtà mi sbagliavo a guardare. E aggiunge: lei non ha capito bene e mi mette davanti la sua mano destra, deformata da dei calli enormi. Capisce che non avevo mai visto una roba del genere e davanti al mio stupore mi dice: guardi che io sono una persona che non può permettersi il lusso di ammalarsi, altrimenti la mia famiglia non può sopravvivere. Questi sono i miei risparmi, frutto dei sacrifici della mia vita. Quella sera avrei dovuto essere felice, invece sono tornato a casa triste, sì triste, anche se era una trattativa importante quella che avevo concluso.

D. E perché eri triste?

R. Sono tornato a casa triste perché noi promotori avremmo dovuto essere i medici del risparmio. Sì, ho pensato, ma quale medico… Se io fossi un medico vero del risparmio, avrei dovuto prescrivere la medicina più adatta. Vendevo fondi comuni, mentre il falegname aveva bisogno prima di tutto di una polizza infortuni-malattie e di un reddito in caso di incidente. E quindi quella sera nonostante un bel contratto io ero triste; è stato allora che ho capito che, sì, volevo avere successo non perché ero bravo a vendere qualcosa, ma perché dovevo essere utile davvero alle persone, facendo il medico del risparmio. Quindi volevo avere tutte le medicine disponibili e cioè tutti gli strumenti disponibili per il risparmio, anche la previdenza e la protezione assicurativa. Allora le banche vendevano libretti di deposito per qualche piccolo risparmio, mentre le compagnie di assicurazione vendevano le polizze Vita. E con i fondi comuni ognuno tirava per la giacchetta il cliente per dirgli che di meglio non c’era. Tutto però a compartimenti stagni, separato. Allora sono andato a esporre l’idea di poter disporre di tutte le medicine. Ho cominciato con i dirigenti di una banca, che non mi hanno dato retta. La soluzione era invece già allora ben presente nella mia testa: quella di mettere insieme una banca e una compagnia di assicurazione. E ho pensato: è un’idea che devo assolutamente realizzare, visto che lavoravo in Dival che era di proprietà della compagnia Ras. Così ho ottenuto che il gruppo desse anche delle polizze da vendere. Ma il consulente finanziario, così come ci chiamavano pomposamente, non voleva saperne di trattare un prodotto assicurativo perché l’assicuratore nella testa del consulente finanziario era una figura professionale inferiore.

D. Insomma avevi già in testa il gruppo Mediolanum, polizze e investimenti…

R. Di fronte allo snobismo dei consulenti finanziari che coordinavo mi sono messo io vendere anche polizze, a dare subito l’esempio. Poi ho fatto la riunione del mio gruppo e ho messo sopra il tavolo tutti i contratti che avevo fatto e ho cominciato a spiegare la polizza Vita come un prodotto finanziario, con anche il minimo garantito che allora era del 4%. Poi mi sono messo anche a sottolineare la grande differenza con i fondi comuni, per i quali ogni giorno c’era un prezzo calcolato sul valore giornaliero delle azioni possedute dal fondo.

D. Insomma, così toglievi ai clienti l’ansia degli alti e bassi…

R. Certo, e così diventava un prodotto che poteva essere preso in considerazione da un consulente finanziario. Poi la chiave di volta è stata: noi siamo consulenti finanziari, ma dobbiamo diventare qualcosa di più. Dobbiamo diventare consulenti globali, cioè dobbiamo fare sì che i risparmiatori siano curati come un medico cura i propri pazienti.

D. Tu avevi cominciato in banca nel 1960 e poi eri entrato in Fideuram…

R. Sì e in Fideuram c’è stata una tappa importante: ho vissuto il fallimento della Ios, che controllava Fideuram. È stato un momento terribile ma di grande esperienza. Certo, moltissimi consulenti sono scappati e i clienti hanno perso, ma in quella circostanza ho anche imparato che quando ci sono disastri è anche il momento di investire. Se vai dai risparmiatori e dici loro di stare tranquilli, ottieni l’effetto contrario. È come una squadra di calcio che sta in difesa: per bene che vada, non prenderà gol ma nemmeno vincerà. Invece quando ci sono gli sconvolgimenti è proprio il momento di investire.

D. Allora tu hai anche insegnato a Berlusconi come doveva far giocare il Milan…

R. Molto prima di arrivare a Silvio…un’altra tappa è stato il crollo delle borse per la decisione di Nixon di annullare la convertibilità dei dollari in oro (1971, ndr). Finiva l’epoca di Bretton Woods. Ecco, anche in quella circostanza si è maturata ulteriormente la mia teoria che quando capitano vicende negative e i mercati vanno giù, quello è il momento di comprare. E la differenza sostanziale la facevano i bonifici permanenti. Metà dei miei clienti dovevano versare ogni mese, metà avevano il bonifico regolare. I primi hanno perso e i secondi sono diventati ricchi. Stessi prodotti, stesso consulente. La differenza era nel bonifico permanente. Coloro che hanno fatto fondi di investimento con bonifici permanenti alla fine hanno sempre guadagnato, perché non dovevano preoccuparsi di fare il versamento ogni mese e non erano consapevoli delle perdite. Ma quando il vento è girato i loro bonifici hanno cominciato a creare valore. I miei clienti con bonifico permanente hanno alla fine guadagnato, gli altri che si sono fatti prendere dall’ansia dovendo versare ogni mese e hanno liquidato, alla fine hanno perso. Ho capito allora che gli automatismi negli investimenti sono importantissimi. Per questo quando ho fatto la mia banca ho fissato la regola che gli investimenti dovessero passare attraverso un bonifico permanente, la rid automatica. Non desidero clienti che dopo ogni mese al primo calo dei mercati prendono paura.

D. E quindi quel giorno a Portofino con Berlusconi è iniziato un discorso di questo genere?

R. Era un giovedì. Ero stato a Genova per chiedere un parere fiscale al prof. Uckmar. L’avevo visto sulla copertina di Capital e avevo capito, da quanto diceva, che era il migliore. Era venuta anche mia moglie e abbiamo deciso di fare un fine settimana nel Tigullio. Le cose in Dival andavano molto bene e guadagnavo provvigioni fino a 100 milioni al mese. Ma avevo sempre da realizzare il vero ruolo di consulente globale, di medico del risparmio. Per questo pensavo prima o poi di trovare un imprenditore che condividesse le mie idee.

D. Quindi ne hai parlato a Silvio…

R. Non esattamente. Mentre attraversavamo la Piazzetta vediamo Silvio e mia moglie dice a voce un po’ più alta: ma quello è Berlusconi. Lui ha sentito e si è avvicinato. Gli ho detto che era una persona che ammiravo tantissimo. Abbiamo parlato un po’ in piedi della mia idea. […] Era interessato, ma non potevano approfondire lì nella Piazzetta. In realtà eravamo andati, ma separatamente, a sederci a un bar. Per discrezione non mi ha chiesto altro, ma aveva già capito tutto.

D. Che vuol dire aveva capito tutto?

R. Aveva capito tutto il valore dell’idea al punto che qualche settimana dopo aveva cominciato a incontrare i capi dei consulenti finanziari delle varie società del settore. Tutti erano disponibili purché pagasse loro un compenso garantito superiore a quello che avevano. Alla fine chiamò anche me. Mi presentai e gli dissi che in Ras-Dival avevo venduto anche quote della società dove Ras aveva collocato i palazzi comprati proprio da lui. Gli rispiegai il progetto e gli dissi che con la rete distributiva avremmo potuto vendere anche i suoi immobili e che non volevo stipendi, ma il 50% della società. Rimase un attimo fermo. Poi ci stringemmo la mano. In Ras raccoglievamo circa 10 miliardi al mese. Concordammo che avremmo fatto una compagnia d’assicurazioni, una banca, una fiduciaria. Dobbiamo creare la società di riferimento per i risparmi delle famiglie italiane. Lui mi disse chiaramente che non aveva tempo perché Canale 5 appena nato lo occupava moltissimo.

D. Chi ci mise i soldi?

R. Tutti e due, al 50%. Avevo 650 milioni di risparmi, ma 400 li pagai alla Ras come mancato preavviso di quattro mesi. Con i rimanenti 250 versai il mio 50% dei 500 di capitale. Ripartivo da zero. Ma ero un po’ preoccupato perché normalmente il primo anno di attività si perde e va ricostituito il capitale. Sapevo che nel caso Silvio me li avrebbe prestati. In realtà con Programma Italia, il primo nome della società, guadagnammo immediatamente. Eravamo in una stanza 5×5 e facevamo tutto, anche le fotocopie. Nei primi 11 mesi, vendendo anche molti immobili, arrivammo a 500 milioni di utile. E da allora abbiamo fatto utili ogni anno e raccolte positive anche negli anni delle Torri Gemelle e del fallimento di Lehman. Perché a differenza delle altre reti ho sempre puntato sul pagamento automatico. E ho sempre considerato che quando ci sono le tempeste occorre avere calma ed è quello il momento di investire.

IL PATRON DI BANCA MEDIONALUM È STATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL RISPARMIO GESTITO
Il ricordo di un grande banchiere
di Rossella Savojardo
Ennio Doris ha di fatto plasmato sul nascere l’industria italiana del risparmio gestito. I cui manager ieri hanno espresso cordoglio di fronte alla notizia della scomparsa del fondatore di Banca Mediolanum.

«E’ un giorno triste per la famiglia, gli amici e tutti coloro che credono nella consulenza finanziaria. Se ne va un uomo straordinario di grande integrità che ha scritto un pezzo importante della nostra industria portando avanti valori forti quali fiducia, rispetto e centralità della persona», ha dichiarato Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali. «Doris era una persona che ha creduto in ogni azione che ha portato avanti, con un senso di famiglia e di comunità a cui tutti ci dobbiamo ispirare».

Parole commosse sono arrivate anche da Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni e amministratore delegato di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking: «È raro trovare delle persone che sono non soltanto ammirate per quello che hanno fatto ma anche tanto amate», ha detto Corco. «Credo che Ennio rappresentasse questo in pieno. Era una persona che insegnava, che ha tracciato una strada per tanti e alla quale tutti volevano un grandissimo bene». Secondo Corcos, ciò che ha distinto il patron di Banca Mediolanum è sempre stata la grande capacità di avere visione, che lo portava a essere al tempo stesso ancorato alle sue radici ma anche proiettato in avanti. «Si è reso subito conto di quanto fosse determinante il ruolo che il risparmio gestito poteva rappresentare per lo sviluppo dell’economia italiana, tantissime innovazioni che lui ha portato sono state poi seguite da altre società, per cui ha insegnato e dato tanto e ha guardato con ottimismo a tutti gli accadimenti del nostro passato e della nostra storia più recente», ha concluso il presidente di Assogestioni.

Innovazione è anche una delle parole a cui ha fatto riferimento Carlo Maria Pinardi, presidente di Analysis e docente di Finanza all’Università Bocconi di Milano, facendo riferimento percorso professionale di Doris. «Ha innovato profondamente i primi anni ‘90, Ennio è stato quello che ha avuto più fortuna nel lungo periodo, ha avuto più intuizioni, più creatività, tanto è vero che è l’unico che di fatto ricordiamo tra i grandi innovatori e tra coloro che hanno cercato di rivoluzionare la finanza». Dalla fondazione della scuola di formazione per consulenti alla nascita Mediolanum Tv, Pinardi lo ha ricordato come un grande trasformatore, anche di tante altre iniziative «apparentemente solo sinergiche ma che danno una visione dell’imprenditore a tutto tondo».

Tra i tanti messaggi di cordoglio per la scomparsa di Ennio è arrivato quello della presidente di Fininvest, Marina Berlusconi, che ha ricordato il grande rapporto professionale e umano che da sempre ha legato la sua famiglia ai Doris. «È stato un imprenditore geniale, il più corretto e leale dei partner, cui tutto il gruppo Fininvest deve moltissimo», ha detto la primogenita di Silvio Berlusconi. «Per me è stato anche un punto di riferimento insostituibile e ha rappresentato un meraviglioso insegnamento. Non potrò mai dimenticare il modo in cui concepiva la vita e il lavoro e la capacità rara di costruire dal nulla uno dei principali gruppi italiani senza perdere la genuinità e l’entusiasmo».

A ricordarlo anche Pietro Giuliani, presidente e fondatore di Azimut che lo ha descritto come un gigante dell’industria del risparmio gestito italiano e non solo. «Nel mondo ci sono state poche persone della sua altezza professionale e umana». La sua grande eredità? «Ha cercato di promuovere un sistema-Paese costruito intorno al risparmio». Secondo il numero uno di Azimut, Doris verrà ricordato come «un fautore del piano di accumulo con investimenti sistematici in azioni, uno stile di investimento che rimane di enorme attualità». (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf