Pare che ci sia addirittura qualche hedge fund talmente convinto che sarebbe arrivato il rilancio, e quindi una proroga, che si è trovato alla fine nell’impossibilità tecnica di consegnare a Generali le azioni di Cattolica nei tempi previsti. Di certo non accadeva da anni che un’offerta pubblica di acquisto rilevante (Yoox nel 2018) si chiudesse a Piazza Affari senza un ritocco sul prezzo. Anche nel caso della compagnia di Verona gli «investitori speculativi» erano arrivati a detenere un 10-15% delle azioni ma non hanno evidentemente raggiunto l’obiettivo di un aumento del prezzo dell’offerta, rimasto stabile a 6,75 euro per azioni. La compagnia guidata da Philippe Donnet ha raccolto complessivamente 84,5% delle azioni di Verona (il dato definitivo arriverà questa mattina). Determinante è stata la decisione di Warren Buffett di far sapere al mercato di aver consegnato il suo 6,9% del capitale della compagnia a Generali. «Un’operazione di successo e premiante è stata la coerenza dell’offerente che ha tenuto ferma la sua posizione fino alla fine», osserva Carlo Andrea Volpe, co-responsabile investment banking di Equita, advisor finanziario dell’operazione di offerta pubblica per conto di Generali, che sottolinea come anche il mercato «non abbia mai strappato significativamente al rialzo rispetto al prezzo dell’opa, con prezzi che al massimo sono stati del 6-7% oltre l’offerta». Ha aiutato, di certo, anche il fatto che, in caso di fusione, come di fatto accadrà ora, non è previsto un diritto di recesso ma un concambio con azioni Generali che potrebbe non esprimere lo stesso premio per gli azionisti Cattolica rispetto al prezzo dell’opa. Resta da vedere cosa farà ora Generali. Di certo non potrà comprare a prezzi superiori a 6,75 euro. (riproduzione riservata)
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