di Riccardo Fioramonti
Anima nei nove mesi ha registrato un utile netto di 176,3 milioni (+71%), avendo anche beneficiato dell’impatto positivo, per 24,3 milioni, relativo all’affrancamento fiscale degli intangibili. La raccolta netta è stata positiva per 2,4 miliardi (oltre il doppio dell’anno precedente); il totale delle masse gestite a fine settembre era di 199,6 miliardi, in aumento di oltre 11 miliardi. Per quanto riguarda le grandezze economiche, le commissioni nette di gestione ammontano a 219,6 milioni di euro (+8% rispetto ai 203 milioni di euro dei 9 mesi 2020). Nel corso dei primi nove mesi dell’esercizio le commissioni di incentivo sono state pari a 90,4 milioni (rispetto a 43,3). I ricavi totali si sono attestati a 338,7 milioni (+27%). I costi operativi ordinari sono stati pari a 65,8 milioni (da 60,3 milioni, principalmente per l’aumento della remunerazione variabile del personale stimata a fronte dei risultati raggiunti). Il rapporto fra costi e ricavi netti complessivi (escludendo dai ricavi netti le commissioni di incentivo) è stato del 26,5% (cost/income ratio). L’utile ante imposte ha raggiunto 224,1 milioni (+45%). L’utile netto normalizzato è stato di 179,9 milioni (+33%). L’indebitamento finanziario netto al 30 settembre è di 5,8 milioni, quasi azzerato rispetto ai 161,4 milioni di fine 2020. «I nove mesi del 2021 di Anima mostrano il ritorno a una stabile crescita organica sui vari segmenti distributivi, solidi risultati finanziari, con l’anno in corso che si conferma sin qui il migliore della nostra storia, elevata generazione di cassa e remunerazione degli azionisti fra dividendo ordinario e piano di riacquisto di azioni proprie!, commenta Alessandro Melzi d’Eril, ad di Anima. «In un settore finanziario italiano in evoluzione, forte di questi risultati e delle sue caratteristiche Anima potrà giocare un ruolo di primo piano». In borsa titolo in rialzo circa del 3% a 4,76 euro.
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