Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’Abi ha segnalato alle autorità competenti e dichiarato anche pubblicamente più volte che l’applicazione di nuove e più stringenti normative, quali il calendar provisioning e la nuova definizione di default, delineate in periodi passati e assai diversi rispetto a quello attuale, rischia di avere rilevanti effetti prociclici, aggravando la situazione di famiglie e imprese. Il caso relativo all’applicazione della nuova definizione di default al credito commerciale soprattutto nei confronti delle esposizioni verso la pubblica amministrazione è ulteriore prova di come le nuove regole non prendano in considerazione aspetti peculiari presenti in ciascun Paese, nel caso in questione le procedure di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni normalmente adottate in Italia e che derivano anche da norme di contabilità pubblica. Utile sarebbe comunque far comprendere a livello europeo le caratteristiche differenziali dei processi, anche per tenere sotto controllo la spesa pubblica, rivedendo e/o integrando norme e interpretazioni finora fornite.
Ottobre positivo per la raccolta del risparmio gestito anche se in frenata rispetto a settembre per via dell’andamento incerto dei listini nel mese a causa della seconda ondata dell’epidemia e delle incognite legate agli esiti delle elezioni americane. In base ai dati della mappa mensile di Assogestioni, i flussi di ottobre sono stati pari a 2,95 miliardi di euro, dai 4,064 miliardi del mese precedente per un totale da inizio 2020 di 17,32 miliardi. Di questi 2,19 miliardi sono andati sui fondi aperti (2,71 miliardi a settembre, 14,56 miliardi da inizio anno), 208 milioni nei chiusi (285 milioni a settembre e 3,49 miliardi da gennaio), 553 milioni nelle gestioni di portafoglio (1,06 miliardi a settembre ma ancora in rosso nei dieci mesi, -732 milioni). Il patrimonio è sceso leggermente a fine mese toccando i 2.334 miliardi, dai 2.335 miliardi di settembre, il massimo storico, di cui 1.072,3 miliardi nei fondi aperti, 64,45 miliardi nei chiusi e 1.197,6 miliardi nelle gestioni di portafoglio.
Tutto pronto per il lancio del nuovo fondo targato Generali e Ver Capital. Sul mercato, come MF-Milano Finanza è in grado di anticipare, è pronto ad arrivare il Ver Capital Short Term, il nuovo fondo di investimento rivolto sia alla clientela retail sia agli istituzionali della società di gestione guidata dall’amministratore delegato e fondatore Andrea Pescatori. Si tratta di un fondo Ucits aperto, short term effettivo (scadenza dei titoli entro 18 mesi), fully-hedged e «creato in particolare per il mercato assicurativo, ma aperto anche ad altri investitori, che hanno già mostrato interesse» ha spiegato Pescatori a MF-Milano Finanza. Il fondo ha uno yield to maturity di circa il 2% e una volatilità molto contenuta, essendo un fondo che investe in obbligazioni in euro, dollari e sterline con una maturity massima di 18 mesi e con copertura del rischio cambio. «Questa caratteristica permette appunto al portafoglio di essere corto di credito e di curva minimizzando la sensibilità ai tassi di interesse e al contempo il rischio del credito sottostante», ha aggiunto ancora Pescatori. Il vantaggio per il cliente, oltre a una protezione implicita a rischi inflativi, è quindi una volatilità contenuta ed una decorrelazione rispetto al mercato azionario e obbligazionario. Il prodotto, che dovrebbe fare il primo Nav già a dicembre, starebbe riscuotendo interesse sia da parte di investitori retail sia da parte di istituzionali come le compagnie assicurative.
Si rivela più resistente del previsto il mercato della casa al termine di questo incredibile e drammatico 2020. Ma con qualche crepa preoccupante che potrebbe aprirsi sul fronte dei mutui. Dato per scontato infatti che una frenata da Covid è inevitabile, l’importante è capire quanto sarà pesante. E quanto ci vorrà per recuperare. Per questa ragione la flessione dei prezzi dell’1,6% stimata da Nomisma nel 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2020 appena presentato appare meno peggio del previsto, mentre più consistente risulta quella sul fronte delle compravendite, come del resto prevedibile considerando i molti mesi di stop delle attività. Il report stima infatti a quota 500 mila le operazioni nell’anno, il 17,1% in meno rispetto al 2019. Si tratta però dello scenario migliore, nel senso che proprio gli ultimi mesi potrebbero fare la differenza: nell’ipotesi peggiore le transazioni potrebbero scendere a 491 mila, portando il calo complessivo al 18,7%. In cifre sono almeno 110-120 mila le compravendite perse rispetto alle 612 mila che gli esperti si aspettavano per quest’anno: di fatto, un quinto del mercato è stato eroso dalla pandemia.
  • Casse, il ministero del Lavoro chiude agli incentivi
Il ministero del Lavoro chiude all’ipotesi di incentivi fiscali per investimenti «diretti» e «indiretti» delle casse previdenziali nel capitale di rischio e di debito delle pmi. Mentre al Tesoro si discutono e valutano possibili forme di incentivo per stimolare gli investimenti in economia reale, così da canalizzare verso le aziende i risparmi, da Via Veneto arriva un invito alla cautela. «Questo tipo di investimento defiscalizzato non è esente da profili di rischio, in particolare in un momento in cui l’economia reale sta conoscendo profondi cambiamenti strutturali; considerando anche le funzioni pubbliche svolte dagli enti, si ritiene che conferire a essi un ruolo di incubatore nei confronti delle pmi oggetto di investimento per affiancarle nei mercati dei capitali appaia una funzione non propria»», ha spiegato in commissione Enti Gestori la sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi commentando però una proposta dei parlamentari e non le idee che circolano al ministero dell’Economia. Come riferito ieri da MF-Milano Finanza, l’esecutivo valuta se estendere la quota di patrimonio gestito possono puntare su Pir e nuovi Pir oppure allargare la detassazione agli investimenti in obbligazioni, che per ora non è prevista.
  • Eurizon premiata in Europa
Eurizon è stata premiata miglior società europea di asset management dell’anno nella categoria degli asset manager con oltre 100 miliardi di euro alla 16ª edizione dei Funds Europe Awards. «È una soddisfazione ricevere questo riconoscimento che attesta la capacità della nostra società di competere e distinguersi a livello internazionale, soprattutto in un anno particolarmente difficoltoso come il 2020», ha commentato Saverio Perissinotto, amministratore delegato della società di gestione del gruppo Intesa Sanpaolo. I Funds Europe Awards sono assegnati tenendo in considerazione criteri quali performance, crescita, innovazione, sviluppo, servizio clienti, impegno per l’Europa e per l’industria dell’asset management.
  • Da Credem a Desio, l’onda m&a arriva sulle piccole
L’offerta pubblica del Crédit Agricole sul Credito Valtellinese ha spostato l’attenzione del mercato dai grandi dossier bancari a quelli medio-piccoli che, nei prossimi mesi, riserveranno più di una sorpresa. Le banche d’affari hanno già attivato i radar in vista di un 2021 che, complici le occasioni di acquisto e la necessità di aumentare la scala, potrebbe rivelarsi assai vivace. Sotto la lente c’è per esempio il Credito Emiliano che, dopo il recente acquisto della Cassa di risparmio di Cento, potrebbe mettere nel mirino altri target. L’approccio dell’istituto controllato dalla famiglia Maramotti è sempre stato molto prudente (come del resto dimostrano i buoni indici di bilancio), ma la voglia di crescere c’è. Lo dimostrano i rumor su un’attenzione particolare per il Creval che nella city milanese hanno circolato per qualche mese. Se però l’istituto valtellinese sembra ormai destinato all’Agricole, non è escluso che Reggio Emilia cominci presto a esaminare altri dossier. Nelle dealing room si scommette per esempio su un avvicinamento al Banco di Desio, altro istituto ben posizionato in alcune delle province più ricche d’Italia e oggi guidato da Alessandro Decio. Le affinità sia strategiche che culturali non mancano e i mercati potrebbero apprezzare la creazione di un polo di più ampie dimensioni a cavallo tra Lombardia ed Emilia Romagna. Terzo dossier caldo è quello della Popolare di Sondrio che entro la fine del 2021 dovrà voltare pagina e abbandonare lo status di cooperativa. Qui in pista ci sarebbe Bper, che però guarda con grande attenzione anche al Banco Bpm. I giochi insomma sono aperti, anche per gli istituti medio-piccoli.

Il prossimo anno gli assegni pensionistici resteranno fermi, per via dell’andamento negativo dell’inflazione nei primi tre trimestri del 2020. Con il decreto ministeriale del Ministero dell’economia e delle finanze del 16 novembre, pubblicato nella G.U. del 24 novembre 2020 ora è possibile fare i conti in tasca ai pensionati per il 2021. Il decreto, come di consueto, fissa in misura definitiva il tasso di adeguamento all’inflazione dei trattamenti erogati nell’anno 2020 rispetto al 2019 e indica, in via previsionale, la misura dell’inflazione da applicare dal 2021 rispetto al 2020. Il decreto ha fissato la rivalutazione per il 2020 in misura pari allo 0,5% contro il dato previsionale dello 0,4% individuato nel dm del 16 novembre2019 ed ha fissato al 0,0% il tasso previsionale di inflazione da applicare sulle pensioni dal 1° gennaio 2021. A dire il vero, il tasso previsionale è stato registrato in negativo dello 0,3% ma il valore, come noto (il famoso decreto Poletti, ex ministro del lavoro), non può risultare inferiore a zero.
Via libera al bonus assunzioni del decreto Agosto: sei mesi d’esonero contributivo, nel limite di 672 euro mensili. L’incentivo spetta sulle assunzioni effettuate dal 15 agosto al 31 dicembre a tempo indeterminato, anche a part-time o per trasformare un precedente contratto a termine. Ne hanno diritto i datori di lavoro privati, anche professionisti, a eccezione di quelli dei settori agricolo e domestico. Il recupero avviene tramite conguaglio con i contributi dovuti all’Inps da questo mese di novembre (termine invio UniEmens 31 dicembre). Lo spiega, tra l’altro, l’Inps nella circolare n. 133/2020.
Ai consulenti tributari, come del resto agli altri professionisti italiani, quasi nessuna tutela lavorativa in periodo di emergenza sanitaria. «I tributaristi», ha detto Celestino Bottoni presidente nazionale dell’Ancot Associazione nazionale consulenti tributari, «ancora una volta sono stati inizialmente esclusi dalle tutele decise dallo Stato per supportare i lavoratori alle prese con le conseguenze che la pandemia sta generando sul sistema economico e professionale, nonostante l’attività svolta sia stata ritenuta essenziale nel periodo emergenziale. Va comunque fatto un plauso al Governo per aver ascoltato le nostre istanze che potrebbero entrare nel decreto Ristori ter e quater». I tributaristi dell’Ancot ricordano l’impegno a far valere i propri diritti per contrastare ad esempio le ingiustizie della previdenza Inps della gestione separata per poi arrivare ad una quasi equiparazione con le altre gestioni dell’istituto di previdenza. Ora sull’onda delle difficoltà provocate dal Covid ci si accorge che i professionisti si possano ammalare, ma paradossalmente non possano smettere di lavorare.
Non è incostituzionale la mancata previsione della procedibilità a querela di parte del reato di lesioni stradali gravi e gravissime; ma è opportuno che il legislatore rimediti la congruità della disciplina vigente. Il suggerimento è contenuto nella sentenza n. 248 depositata ieri, con cui la Consulta ha giudicato non fondate le questioni di legittimità sollevate dal tribunale di Pisa sull’attuale disciplina che, per il reato di lesioni personali stradali gravi o gravissime, stabilisce si debba procedere d’ufficio (art. 590-bis cp, introdotto dalla legge 41/2016).

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  • Generali vuol salire in Cattolica ma senza Opa la Consob frena
Nessuna autorizzazione preventiva, o per meglio dire nessuna esenzione in bianco per salire oltre il 25%, soglia d’Opa, senza lanciare un’offerta pubblica di acquisto. È questa, in sintesi, la posizione della Consob rispetto ai vari quesiti che Generali ha presentato all’autorità di controllo sui mercati nei confronti della sua preziosa partecipata Cattolica assicurazioni. La delibera, già approvata nei suoi aspetti, verrà formalizzata nei prossimi giorni ma la sostanza è chiara: se e quando il Leone di Trieste decidesse di salire, potrà sottoporre a Consob un quesito concreto, su una fattispecie definita, e solo così potrà riceverne indicazioni cogenti; nulla di generico e, soprattutto, di preventivo. Una cosa è certa: «Un’offerta obbligatoria su Cattolica non è sul tavolo. Non stiamo considerando questa opzione», ha sottolineato più volte Philippe Donnet durante il recente Investor Day. E pur considerando che attraverso «la partnership creeremo valore per entrambi i partner» Trieste formalmente non ha nessuna intenzione di spendere troppi soldi (per esempio, lanciando un’Opa). Nello stesso tempo è difficile pensare ad un futuro in cui le due compagnie restino entità societarie distinte, entrambe al listino e con una quota di controllo stabile ma non blindata da parte del Leone di Trieste. Sempre che la Consob, di fronte ad un caso specifico, non dia l’esenzione all’Opa. Che comunque scatta automaticamente nei casi in cui la quota di controllo sul capitale votante cambia indipendentemente dalla propria volontà.

  • Uscite per crisi aziendali, platea più larga
Il governo ha acceso un faro sul contratto di espansione, lo strumento introdotto nel 2019, che ha mandato in soffitta il contratto di solidarietà espansiva, per accompagnare i programmi di riorganizzazione e reindustrializzazione di imprese con oltre mille dipendenti. L’obiettivo è quello di “riadattarlo” per utilizzarlo, al meglio, nella gestione delle transizioni occupazionali che scatteranno a inizi 2021 con l’allentamento, e il graduale superamento, delle misure anti-crisi. Tre sono le ipotesi allo studio. Primo: ampliare ancora un po’ la platea di imprese interessate, facendo scendere l’asticella ad almeno 250 dipendenti (si raddoppierebbe il numero, da 917 a circa 2mila imprese), facendo diventare il contratto di espansione “lo strumento” per le medie-grandi aziende. Secondo: prevedere per le grandi aziende che fanno piani di rilancio di rilevanza strategica per il Paese, coerenti con le nuove linee d’azione previste dal ministero del Lavoro in vista del Recovery Fund e che hanno in programma nuove assunzioni, ulteriori incentivi, ad esempio, consentendo una maggiore copertura dei costi per lo scivolo verso la pensione. Terzo: favorire il ricorso al contratto di espansione, a prescindere dai 5 anni di distanza dalla pensione, anche in caso di processi di formazione e placement, ripristinando obbligatoriamente l’assegno di ricollocazione (non a caso nella manovra 2021 è previsto un fondo di 500 milioni di euro iniziali per le politiche attive).
  • Incognita Covid sul tavolo pensioni
La nuova riforma delle pensioni, rimandata al prossimo anno per trovare una soluzione al dopo Quota 100, dovrà fare i conti con la pesante eredità della crisi sanitaria. E il rischio di dover rispondere a esigenze contingenti di gestione di lavoratori in esubero potrebbe far perdere la prospettiva di una soluzione «di sistema». Ai primi di ottobre i “quotisti” che hanno ottenuto la pensione con i requisiti minimi di 62 anni e 38 di contributi erano 242.361. Il dato comprende tutte le domande accolte dall’inizio del 2019. Il governo ne aveva previsti almeno 300mila l’anno per tutto il triennio di sperimentazione, che si chiude nel 2021. Negli ultimi quattro mesi sono state riconosciute anche 55mila nuove pensioni anticipate con i requisiti di 42 anni e 10 mesi di contribuzione (41 + 10 per le donne) sganciati dall’aspettativa di vita. Con questo secondo canale di uscita agevolata, attualmente destinato a rimanere tale fino al 2026, si sono pensionati finora 241.820 persone ed è prevedibile che a fine anno risulterà il più utilizzato tra quelli resi disponibili con la cosiddetta riforma del governo “Conte 1”. Ma dalla primavera prossima, quando si spera la pandemia sia passata e soprattutto scaduto il termine di sospensione dei licenziamenti (si stima ne siano stati bloccati 600mila), le cose potrebbero cambiare. Nella seconda metà del 2021 è possibile che “Quota 100” torni a essere opzionata da molti, visto che le posizioni in esubero potrebbero arrivare ad almeno un milione di addetti alle dipendenze con contratti standard o a tempo determinato. E nell’atteso ciclo di ristrutturazioni aziendali nei diversi settori della manifattura e soprattutto dei servizi tutti i canali di pensionamento agevolato torneranno utili.
  • «Axa è già una big, l’M&A non serve Sulle cedole torni la normalità»
Axa è grande, abbastanza grande da non aver bisogno dell’M&A. Ma vuole tornare a pagare la cedola e quindi auspica, per il 2021, che i regolatori europei scelgano una linea comune. Tanto più ora che l’Europa ha mostrato di essere qualcosa di più di una semplice Unione monetaria. Sono questi alcuni dei messaggi chiave lanciati da Thomas Buberl, ceo del gruppo assicurativo transalpino, che in questo colloquio con Il Sole 24 Ore ha anche fatto un primo bilancio su Solvency II: «Non va rivista completamente ma sono necessari degli aggiustamenti per consentire alle compagnie di fare la propria parte nelle due grandi sfide del futuro: la transizione energetica e un sistema pensionistico sostenibile.
  • Gli Oscar a Poste, Eni, Fincantieri e Generali
Poste Italiane si è aggiudicata ieri l’edizione 2020 dell’Oscar di Bilancio, il premio promosso e organizzato da Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), che da oltre cinquant’anni riconosce le imprese più virtuose nelle attività di rendicontazione finanziaria e nella cura del rapporto con gli stakeholder. Poste ha vinto nella categoria “Grandi imprese Ftse Mib”. Fincantieri è risultata prima in classifica invece tra le “Medie e piccole imprese quotate”.  Generali ha invece ottenuto il riconoscimento, per la categoria “Imprese finanziarie quotate”. La giuria ha premiato la relazione annuale integrata del Leone relativa al 2019 per «la chiarezza, il rigore metodologico e la trasparenza, nonché per l’approccio innovativo e completo». Infine Eni ha ricevuto il premio speciale “Oscar di Bilancio per la Dichiarazione Non Finanziaria” integrata nel bilancio.
  • Garanzia Sace estesa alle operazioni di refinancing
La legge di Bilancio in discussione interviene su Garanzia Italia di Sace superandone un limite molto forte che la rendeva meno competitiva – specie per le imprese non-Pmi – rispetto a quella offerta da Fondo centrale di garanzia all’articolo 13 del Dl 23/2020. Oggi, infatti, Sace può erogare esclusivamente nuova finanza, essendo esplicitamente vietato che le somme erogate e oggetto di garanzia vadano a riduzione di esposizioni esistenti. Le Pmi, invece (ma anche le imprese fino a 499 dipendenti), possono godere della garanzia Mcc anche su finanziamenti erogati per rifinanziare esposizioni preesistenti, ai sensi del comma 1, lettera e) dell’articolo 13. Il gap di servizio tra Sace e Mcc ora viene colmato: dal 1 °gennaio 2021 Sace potrà garantire anche le operazioni di refinancing, ovvero i finanziamenti destinati – anche – al rimborso di finanziamenti preesistenti, nell’ambito di operazioni di rinegoziazione e/o consolido del debito accordato in essere dell’impresa beneficiaria.
  • Il danno morale è già nelle tabelle milanesi
Con oltre 3mila morti e 241mila feriti in 172mila incidenti stradali, le regole sui risarcimenti sono in bilico tra l’esigenza di dare effettivo ristoro ai danneggiati e il rischio che costi e tariffe della Rc auto vadano fuori controllo. Il 10 novembre la Cassazione ha precisato i criteri da seguire, con la sentenza 25164/2020: il danno morale resta una voce in più rispetto al danno biologico, ma pur sempre compresa nelle tabelle milanesi usate come riferimento in tutta Italia. Il “compenso” aggiuntivo non è però dovuto in automatico: quel tipo di danno va accertato caso per caso. Il danno morale, se provato, sta proprio nella seconda voce contenuta nelle tabelle milanesi, e quindi in quell’incremento indicato per liquidare complessivamente il danno non patrimoniale da lesione. E dunque, se provato, anche su base presuntiva, quel danno morale non potrà essere aggiunto ai valori complessivamente espressi dalla tabella milanese (trattandosi, in caso, contrario di indebita duplicazione della medesima posta). Viceversa, in assenza di prova, la componente morale del danno dovrà essere esclusa con conseguente necessità di applicare la tabella milanese per la sola voce del danno biologico. Interessante osservare come, pur riferendosi alla tabella milanese, la Cassazione non applica le percentuali di personalizzazione dalla stessa previste, ma quella inferiore stabilita dall’articolo 138 (sino al massimo del 30%).
  • La lacuna normativa
Nel settore della Rc auto, il metodo tabellare è stato adottato con regole del Codice delle assicurazioni. Un sistema non ancora operativo, non avendo ancora visto la luce il Dpr che avrebbe dovuto stendere la tabella dei danni più gravi. Da tempo la Cassazione ha affermato che per colmare tale vuoto si deve far applicazione delle tabelle licenziate dall’Osservatorio per la giustizia civile del Tribunale di Milano, ma non tutti i distretti giurisdizionali hanno accolto con favore tale scelta.
  • Frodi, verbali del 118 accessibili alle assicurazioni
Le assicurazioni possono ottenere copia dei verbali del 118, cioè delle richieste telefoniche di intervento pervenute alla centrale operativa, in caso di incidente stradale. Lo sottolinea il Tar di Bari con la sentenza 13 novembre 2020, numero 1442, risolvendo una controversia tra società assicuratrice e un’azienda ospedaliera: quest’ultima aveva fornito solo la scheda del paziente e il cartellino d’emergenza, senza altri dati sulla richiesta telefonica di intervento.
  • Lesioni gravi, promossa (a metà) la procedibilità solo d’ufficio
Sulle condizioni di procedibilità per il reato di lesioni stradali gravi e gravissime il legislatore dovrebbe ripensarci. La procedibilità d’ufficio, infatti, oggi prevista sempre e comunque, non è irragionevole e tuttavia presenta elementi di criticità che andrebbero attentamente valutati. Queste le problematiche conclusioni della Corte costituzionale con la sentenza n. 248, depositata ieri e scritta da Francesco Viganò. La sentenza, prende in esame una serie di questioni sollevate da una pluralità di giudici, ma si sofferma in particolare sui profili di criticità sollevati dal tribunale di Pisa. Per quest’ultimo infatti la disciplina attuale, articolo 590 bis del Codice penale, escludendo la possibilità di procedere a querela nei casi di lesioni diversi da quelli previsti dal comma 2 bis, che delinea la circostanza aggravante della guida di un veicolo a motore sotto effetto di alcol o droghe, sarebbe in conflitto con l’articolo 3 della Costituzione.

  • Il Consiglio di Stato annulla due misure della riforma sull’indennità di disoccupazione
Il Consiglio di Stato ritiene che la regola per il calcolo della retribuzione giornaliera di riferimento, dalla quale viene dedotta l’indennità, sia discriminatoria. La regola che modula il contributo del datore di lavoro si scontra con una questione procedurale.
  • Albergatori e ristoratori promuovono un’assicurazione, ma che non copre per il Covid
Le organizzazioni professionali del settore alberghiero e della ristorazione consigliano un’offerta dell’assicuratore Generali, costituita con Klesia e Malakoff Humanis. Tuttavia, questa non offre protezione contro le perdite subite dalle imprese a causa di Covid-19.

Handelsblatt

  • L’Eiopa metette in guardia sullo stop del congelamento dei dividendi
Alla luce dei rischi della crisi pandemica, l’autorità europea di regolamentazione assicurativa EIOPA sta mantenendo il blocco dei dividendi per il settore. Sarebbe allettante sollevare la raccomandazione di rinunciare ai dividendi, ha detto il rappresentante dell’EIOPA Dimitris Zafeiris mercoledì a una conferenza dell’industria Reuters. “Ci attendono molte incertezze e noi continuiamo a monitorarle”, ha detto Zafeiris, che dirige il Dipartimento per il rischio e la stabilità finanziaria presso l’autorità di regolamentazione assicurativa. “Se la situazione migliora, potremmo rivedere la nostra valutazione”. Assicuratori come Allianz, Munich Re, le Generali e la francese AXA pagano dividendi per il 2019 nonostante il monito EIOPA. L’autorità tedesca di vigilanza finanziaria BaFin non vede alcuna ragione per un divieto generalizzato dei dividendi in Germania.