Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Cattolica dovrà cedere a Generali Italia almeno il 30% dei premi della riassicurazione e dovrà avvalersi di Generali Welion per la liquidazione di tutti i sinistri infortuni e malattia entro il 2022, mentre Jeniot, la società del gruppo di Trieste specializzata allo sviluppo di servizi innovativi, diventerà l’unico fornitore di servizi telematici di Verona nel giro di poco più di tre anni, entro dicembre 2023. Sono alcuni dettagli dell’accordo tra Cattolica e Generali, conseguente all’ingresso del Leone nel capitale con il 24,4% dello scorso ottobre, che milanofinanza.it è in grado di anticipare. L’operazione, come noto, ha previsto l’ingresso di tre rappresentanti di Generali nel consiglio di amministrazione di Cattolica (Stefano Gentili, Roberto Lancellotti ed Elena Vasco) ma anche l’avvio della collaborazione tra i due gruppi assicurativi in quattro aree di business, ovvero l’asset management, l’internet of things, il business salute e la riassicurazione.
Ubi Banca si è accordata con Aviva Italia Holding e Aviva Italia per acquistare l’80% posseduto da queste ultime nella joint venture Aviva Vita, per circa 400 milioni di euro, anticipando così un’operazione che il mercato aveva intuito ma programmato per metà 2021. In particolare, l’acquisto delle quote di Aviva Vita da parte di Ubi precorre di 6 mesi la scadenza naturale dell’esclusiva prevista dagli accordi di distribuzione esistenti tra la banca e il gruppo assicurativo inglese e permetterà la distribuzione anticipata, nella rete di filiali Ubi Banca, di prodotti Intesa Sanpaolo Vita, rafforzandone il ruolo di leader di settore in Italia.
La propensione al risparmio e l’attuale situazione dei mercati hanno spinto al rialzo i flussi sul private banking del 2,7% nel 2020 in Italia. Tanto che le masse gestite dal settore per il 2020 dovrebbero arrivare a 908 miliardi, salendo a 950 miliardi nel 2021 fino a sfiorare i 1.000 miliardi l’anno seguente (986 miliardi). Sono queste le principali evidenze presentate ieri dall’Aipb, l’associazione che riunisce i principali operatori nazionali e internazionali del private banking italiano, nel corso della 16esima edizione del forum annuale del private banking. Il private banking italiano sembra quindi confermarsi in salute, mostrando anche una maggiore consapevolezza degli investitori. Come ha infatti notato il presidente di Aipb Paolo Langé, «gli italiani oltre a essere un popolo di risparmiatori stanno crescendo come investitori consapevoli», tanto che «i 4.500 miliardi di euro di ricchezza finanziaria delle famiglie pongono l’Italia al quarto posto tra i principali Paesi europei», rappresentando «un fattore di stabilità per il Paese, soprattutto se lo consideriamo assieme al basso tasso di indebitamento privato, che è un ulteriore elemento di forza per il futuro».

Gli agricoltori che hanno sottoscritto polizze assicurative per la campagna 2016 e che non hanno, fino ad oggi, ricevuto i contributi pubblici per mancanza della ufficializzazione da parte del ministero dei parametri contributivi da utilizzare per il calcolo dell’aiuto, riceveranno presto gli importi in sospeso. Il sistema della gestione del rischio in Italia è un intervento di politica agraria in forte evoluzione negli ultimi anni, con una spesa media annuale di circa 330 milioni di euro all’anno, di cui il 93% finanziato, dal 2015, attraverso la politica di sviluppo rurale. Dopo un periodo di rodaggio e qualche difficoltà applicativa che si è riscontrata nella fase iniziale, oggi il sistema è andato a regime e si registra un ritorno d’interesse degli agricoltori verso le polizze agevolate.
Dal 18 novembre scorso i docenti e i non docenti che sono andati in pensione e non hanno ancora ricevuto il trattamento di fine servizio (Tfs) o il trattamento di fine rapporto (Tfr) possono chiedere un anticipo, fino a un importo massimo di 45 mila euro, a una banca di loro fiducia compresa nell’elenco pubblicato sul sito: https://lavoropubblico.gov.it/anticipo-tfs-tfr/sei-un-richiedente. Lo ha fatto sapere l’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) con la circolare 131 e con il messaggio 4315, entrambi emanati il 17 novembre scorso. L’anticipo potrà essere richiesto previa certificazione del diritto da parte dell’Inps. La certificazione avverrà a domanda dell’interessato.
L’Emilia-Romagna è la regione con la più alta densità di alunni per classe (21,86), seguita da Lombardia (21,44) e Toscana (21,24). Mentre le classi meno affollate si trovano in Molise (17,73), Basilicata (18,06) e Calabria (18,13), su una media nazionale di 20,34 alunni. Il dato emerge da un’analisi condotta da Das (gruppo Generali), compagnia specializzata nella tutela legale, che sta registrando in questo periodo una crescita di richieste per ‘Difesa Scuola’, copertura rivolta a dirigenti scolastici, personale docente e non docente, ma anche alunni e genitori membri di organi collegiali.
  • Aviva vita, Ubi al 100% per 400 mln
Ubi banca ha raggiunto un accordo con Aviva Italia holding e Aviva Italia per l’acquisto della quota dell’80% detenuta da queste ultime nella joint venture Aviva vita al prezzo di circa 400 milioni di euro. L’operazione precede di sei mesi la scadenza naturale dell’esclusiva prevista dagli accordi di distribuzione tra Ubi e Aviva e permetterà la distribuzione anticipata, nella rete di filiali Ubi, di prodotti Intesa Sanpaolo vita. Ubi distribuisce polizze attraverso tre compagnie: Aviva vita, joint venture con il gruppo Aviva che ne controlla l’80%; Lombarda vita, jv con il gruppo Cattolica che ne controlla il 60%; Bap vita, compagnia captive interamente controllata. Questi accordi commerciali prevedono in via esclusiva la distribuzione dei prodotti con scadenza al 30 giugno 2021. L’operazione, ha commentato l’istituto, rappresenta un significativo passaggio nel processo di integrazione di Ubi in Intesa Sanpaolo.

  • Previdenza integrativa: i fondi pensione per investire sul futuro
Gli italiani sono preoccupati per il loro futuro pensionistico. Hanno ancora molte aspettative nel settore pubblico e sono disorientati di fronte alle opzioni del settore privato. Tanti lavoratori non hanno fatto una scelta di previdenza complementare, perché non la ritengono utile o perché non hanno alcuna informazione a proposito. E la crisi economica scatenata dal Covid rischia di far passare la questione in secondo piano. Eppure appare evidente che non si possa prescindere dalla scelta di una forma di previdenza integrativa, per garantirci in vecchiata un adeguato e dignitoso tenore di vita.
  • Aviva scioglie il patto con Ubi sul Vita
Aviva ha accettato di vendere l’intera partecipazione dell’80% nella joint venture italiana di assicurazioni sulla vita, Aviva Vita al partner Ubi Banca. Si legge in un comunicato di Aviva che definisce la transazione «un’altra importante pietra miliare strategica in quanto Aviva mantiene il suo impegno a riorientare il suo portafoglio». L’opzione è stata esercitata in anticipo rispetto al 30 giugno 2021 e permetterà la distribuzione anticipata, nella rete di filiali Ubi Banca, di prodotti Intesa Sanpaolo Vita. Al termine della transazione Aviva riceverà circa 400 milioni di euro in contanti: i proventi, spiega la nota, verranno utilizzati per rafforzare ulteriormente la liquidità centrale di Aviva e saranno considerati parte della più ampia gestione del capitale e degli obiettivi di riduzione del debito di Aviva. Nessun impatto sulle politiche dei clienti. La transazione, soggetta alle consuete condizioni autorizzatrive, si prevede che venga completata nella prima metà del 2021.

  • Aviva conferma il suo riorientamento e cede la sua filiale transalpina
La compagnia d’assicurazioni britannica Aviva conferma la sua strategia di riorientamento annunciata quest’estate riducendo la sua presenza in Italia. Lunedì il gruppo ha annunciato la cessione di una delle quattro attività italiane per circa 400 milioni di euro. Un segnale in un periodo in cui si studia la cessione della filiale francese. Nel dettaglio, Aviva ha trovato un accordo per vendere a Ubi Banca l’80% della sua partecipazione in Aviva Vita, che deteneva con la stessa banca italiana. La società aveva raccolto utili per 52 milioni di sterline nel 2019.
  • Il disimpegno degli assicuratori di credito incastra le aziende
In piena crisi sanitaria, gli assicuratori del credito hanno ridotto e perfino sospeso le loro garanzie verso le imprese. Se il governo ha introdotto diversi aiuti come il Cap Relais, questi ultimi non rispondono completamente ai problemi futuri.
  • L’avviso del mediatore nazionale del credito, Frédéric Visnovsky
“Dall’inizio dell’anno, le assicurazioni di credito hanno stimato, alla luce di quello che stava accadendo in Cina, che si sarebbe registrato un peggioramento dei rischi, cosa che li ha portati a ridurre le loro esposizioni su certi settori e aziende. C’è stato quindi un calo delle linee accordate e perfino degli annullamenti. Per ovviare la ritirata di questi attori e mantenere un livello di garanzia sufficiente per sostenere l’attività, il Governo ha riattivato diversi dispositivi, tra cui Cap e Cap +. Questi strumenti, in pratica, hanno funzionato poco poichè il cliente deve in definitiva pagare di più rispetto all’assicurazione di credito iniziale. Una riforma è in corso per ridurre questi costi per il cliente. Dopo questa fase di gestione della crisi, sarà necessario trovare delle altre soluzioni per il futuro.”