di Arvedo Marinelli e Stefano Trevisani
Ai consulenti tributari, come del resto agli altri professionisti italiani, quasi nessuna tutela lavorativa in periodo di emergenza sanitaria. «I tributaristi», ha detto Celestino Bottoni presidente nazionale dell’Ancot Associazione nazionale consulenti tributari, «ancora una volta sono stati inizialmente esclusi dalle tutele decise dallo Stato per supportare i lavoratori alle prese con le conseguenze che la pandemia sta generando sul sistema economico e professionale, nonostante l’attività svolta sia stata ritenuta essenziale nel periodo emergenziale. Va comunque fatto un plauso al Governo per aver ascoltato le nostre istanze che potrebbero entrare nel decreto Ristori ter e quater».

I tributaristi dell’Ancot ricordano l’impegno a far valere i propri diritti per contrastare ad esempio le ingiustizie della previdenza Inps della gestione separata per poi arrivare ad una quasi equiparazione con le altre gestioni dell’istituto di previdenza. Ora sull’onda delle difficoltà provocate dal Covid ci si accorge che i professionisti si possano ammalare, ma paradossalmente non possano smettere di lavorare.

Molti professionisti costretti a letto dal Covid non hanno potuto adempiere alle proprie obbligazioni nei confronti dei clienti e degli uffici finanziari e non hanno potuto fornire l’adeguata assistenza nell’adempimento dei versamenti tributari e previdenziali.

«Una situazione paradossale», ha detto il presidente nazionale Celestino Bottoni, «che è stata segnalata da tantissimi colleghi nelle varie parti d’Italia ai quali la malattia ha impedito di lavorare e di conseguenza ora si trovano di fronte al fatto di non aver ottemperato alle incombenze e a non ricevere nessun sussidio».

Ci sono proposte di legge, da parte di forze politiche, che mirano a evitare sanzioni sui clienti derivanti dagli inadempimenti involontari dei professionisti ammalati o infortunati. Tuttavia spiace constatare che, nel tentativo di dare una buona soluzione ad un problema, ancora una volta si cerca di discriminare le categorie professionali che operano nello stesso ambito.

«Al di là dell’analisi della situazione di contesto è nostra abitudine anche proporre delle soluzioni. A tal proposito ci auguriamo che tutti i professionisti, sia iscritti ad ordini, sia lavoratori autonomi disciplinati ai sensi della legge 4 /2013», ha aggiunto il presidente Celestino Bottoni, «possano essere trattati allo stesso modo in caso di malattia o infortunio e che le conseguenze di questi infausti eventi non siano giudicate di minore gravità a seconda dell’appartenenza o no a un ordine. Giustizia ed equità devono essere i principi ispiratori di ogni politico che si rispetti. Chiediamo quindi la pronta approvazione da parte del governo e del parlamento di misure atte ad evitare sanzioni e problemi derivanti da inadempienze dei lavoratori autonomi in caso di impedimento da malattia o infortunio».

Attualmente il ddl (as 1474) prevede che «per libero professionista si intende “la persona che esercita come attività principale una delle attività di lavoro autonomo per le quali è previsto l’obbligo d’iscrizione ai relativi albi professionali”. Questa formulazione, a nostro giudizio è inaccettabile. Confidiamo, quindi, nell’azione intrapresa dal relatore che ha presentato un emendamento che estende le tutele a tutti i professionisti della legge 4/2013.

Eppure, se riportiamo le lancette a qualche anno fa abbiamo sottolineato positivamente quanto inserito ad esempio nella legge del job act che riconosceva, per la prima volta, ad esempio l’assegno di maternità per i lavoratori autonomi. Quel segnale venne accolto da parte nostra come il riconoscimento per l’importante funzione che svolgiamo nel sistema economico e sociale italiano. A distanza di pochi anni ci troviamo a dover reclamare diritti e parità di trattamenti proprio quando l’emergenza pandemica dovrebbe far riflettere ancora di più sulle funzioni svolte dai lavoratori italiani e soprattutto gli autonomi. Si rischia di dividere i lavoratori autonomi, per l’ennesima volta, in figli e figliastri e questo, soprattutto in questo momento è ingiusto. Grazie alle normative adottate anche di recente ormai i professionisti in materie fiscali e tributarie, anche coloro della legge 4/2013, sono perfettamente equiparati ad esempio nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate e per la rappresentanza e l’assistenza dei contribuenti presso gli uffici finanziari. Un riconoscimento che permette di avvalorare il ruolo di tutti i tributaristi nei confronti dei cittadini e dell’amministrazione finanziaria. Comunque siamo disponibili, come sempre, a offrire il nostro apporto in un eventuale tavolo tecnico per un confronto costruttivo con il governo».

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