Leonardo Comegna
Il prossimo anno gli assegni pensionistici resteranno fermi, per via dell’andamento negativo dell’inflazione nei primi tre trimestri del 2020. Con il decreto ministeriale del Ministero dell’economia e delle finanze del 16 novembre, pubblicato nella G.U. del 24 novembre 2020 ora è possibile fare i conti in tasca ai pensionati per il 2021. Il decreto, come di consueto, fissa in misura definitiva il tasso di adeguamento all’inflazione dei trattamenti erogati nell’anno 2020 rispetto al 2019 e indica, in via previsionale, la misura dell’inflazione da applicare dal 2021 rispetto al 2020. Il decreto ha fissato la rivalutazione per il 2020 in misura pari allo 0,5% contro il dato previsionale dello 0,4% individuato nel dm del 16 novembre2019 ed ha fissato al 0,0% il tasso previsionale di inflazione da applicare sulle pensioni dal 1° gennaio 2021. A dire il vero, il tasso previsionale è stato registrato in negativo dello 0,3% ma il valore, come noto (il famoso decreto Poletti, ex ministro del lavoro), non può risultare inferiore a zero.

Conguaglio 0,1%. Pertanto, nonostante l’andamento negativo dell’inflazione dal 1° gennaio 2020, gli assegni subiranno un conguaglio a credito dello 0,1% rispetto all’importo in godimento al 31 dicembre.2019, con l’attribuzione nello stesso mese di gennaio di una somma una tantum per recuperare la minore indicizzazione concessa provvisoriamente ad inizio anno rispetto al dato definitivo appena certificato (0,5% contro lo 0,4% per l’appunto). I predetti aumenti troveranno applicazione sulle fasce di perequazione delle pensioni nelle misure già mutate con la legge n. 160/2019 dal 1° gennaio 2020. La novità, tradotta in cifre, significa che l’anno prossimo i pensionati vedranno mediamente crescere l’assegno tra uno e due euro lordi mensili (a seconda della classe dell’assegno) con un conguaglio una tantum a gennaio oscillante tra i 10 e i 26 euro per il recupero della minore rivalutazione concessa durante l’anno 2020.

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