Leonardo Comegna
La scarsa crescita del pil, complice anche l’emergenza sanitaria, si ripercuote sulla rivalutazione dei contributi versati all’Inps, che serviranno un domani a calcolare la pensione. La questione interessa da vicino i giovani. Ossia coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e che rientrano appieno nel criterio di calcolo della pensione cosiddetto «contributivo». La crisi del Pil legata all’emergenza sanitaria da Covid-19 non produce, alcun effetto sulle pensioni che avranno decorrenza nel 2021; il tasso di capitalizzazione, comunicato il 23 novembre dall’Istat e pari a 1,019199%, viene calcolato sulla media della variazione del pil registrata nei cinque anni antecedenti il 2019. Per cui non è necessario affrettarsi a lasciare il lavoro entro fine anno, come a volte si è portati a pensare. In futuro è lecito comunque aspettarsi un ulteriore intervento legislativo in grado di compensare gli effetti della contrazione del pil nel 2020 come già avvenuto in occasione della crisi del 2008-2012 (dl n. 65/2015).

Metodo contributivo. Il meccanismo del metodo di calcolo «contributivo» è molto semplice. La legge (riforma Dini del 1995) stabilisce che il montante individuale dei contributi sia ricavato applicando alla base imponibile (retribuzione o reddito) una aliquota di computo, 33% per i lavoratori dipendenti, 24% per gli autonomi, e rivalutando la contribuzione così ottenuta su base composta al 31 dicembre di ogni anno, con esclusione della contribuzione dello stesso anno, al tasso di capitalizzazione dato dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (pil) nominale. Alla data del pensionamento al montante contributivo, ossia la somma rivalutata dei versamenti effettuati, si applica un coefficiente di conversione che cresce con l’aumentare dell’età. Il coefficiente, ad esempio, è pari al 4,790%, per chi chiede la rendita a 62 anni, sale al 5,245% per chi resiste fino a 65 anni e al 6,257% se si decide di arrivare fino a 70 anni.

Come si può notare, il meccanismo su cui si basa il calcolo contributivo è quello di scoraggiare il pensionamento anticipato, premiando con una rendita più elevata chi rimane al lavoro il più a lungo possibile.

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