di Nicola Carosielli
Sui mercati torna lo spettro di una crisi in stile mutui subprime del 2007. Questa volta, però, a innescare la valanga potrebbero non essere gli immobili residenziali ma quelli commerciali, con negozi, uffici e alberghi ormai vuoti o chiusi per via delle restrizioni imposte dai governi per arginare la pandemia. Una situazione destinata dunque a far aumentare le insolvenze dei titoli garantiti da asset commerciali. Se a questo si aggiunge anche l’incremento dei tassi di Special Servicing (vale a dire quelli applicati dai fornitori di servizi di ristrutturazione del debito), si comprende bene l’entità delle potenziali perdite in capo a molte istituzioni finanziarie. Basti pensare che, secondo Trepp, tra i leader nella fornitura di dati nel settore dei mutui cartolarizzati, il numero di insolvenze dei Cmbs (Commercial Mortage-Backed Securities, cioè titoli garantiti da ipoteca commerciale) e i tassi di Special Servicing stanno raggiungendo i livelli massimi osservati durante la crisi del 2007. Anche se, sottolinea Althea Spinozzi del Centro Studi Bg Saxo, «sembra che i tassi di insolvenza stiano diminuendo dal precedente picco di luglio, nella realtà dei fatti sono state concesse alcune eccezioni su molti prestiti, il cui giudizio non è stato quindi aggiornato a «insolvente», nonostante questi continueranno ad essere gestiti dalle società di Special Servicing». Occorrerà tuttavia attendere qualche mese per poter capire meglio se molte attività commerciali saranno effettivamente in grado di ripagare i propri debiti, mentre appare evidente come i settori che stanno soffrendo maggiormente a causa della pandemia siano quelli della vendita al dettaglio e delle attività alberghiere.

Il grande pericolo sul quale, però, ha deciso di accendere un faro Bg Saxo è il possibile effetto domino che rischia di innescarsi sui mercati, a causa della quantità di Cmbs detenuta da fondi pensione e compagnie assicurative. «Purtroppo, non siamo stati in grado di identificare i possessori dei Cmbs che sono stati impattati direttamente dagli effetti della pandemia, ma abbiamo identificato le società americane che detengono la maggiore quota di Cmbs in generale», ha spiegato Spinozzi. In questo modo, è possibile avere una panoramica delle società che ipoteticamente potrebbero essere maggiormente colpite da un incremento delle insolvenze sui mutui relativi agli immobili commerciali. Si scopre così che tra le dieci società che detengono il maggior quantitatvo di questi titoli potenzialmente tossici – tra esse figurano i colossi BlackRock, JpMorgan e Vanguard – sette sono fondi pensione e compagnie assicurative. Il che significa, conclude Spinozzi, «che i piani pensionistici potrebbero essere i primi a soffrire». (riproduzione riservata)
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