Gli investimenti mondiali nel campo Digital health sono cresciuti del 22%, raggiungendo i 5,8 miliardi di dollari. In ascesa anche quelli destinati all’Healthcare AI (+14%, pari a 1,1 miliardi di dollari) e ai Medical devices (+41%, pari a un nuovo record di 4,3 miliardi di dollari).

Questi i dati relativi alla crescita registrata dal primo al secondo trimestre 2020, emersi da uno studio presentato da Corrado Panzeri – Associate Partner & Head of InnoTech Hub, The European House-Ambrosetti – in occasione del primo Epocal Summit promosso da GE Healthcare con il supporto di Roche ed Edwards Lifesciences e patrocinato dal Ministero della Salute e organizzato in collaborazione con la Rappresentanza dalla Commissione europea in Italia e l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo. L’evento ha coinvolto i principali attori del settore della Sanità e dell’innovazione tecnologica in Italia, a confronto sulla trasformazione digitale del Servizio sanitario nazionale, divenuta una priorità alla luce della crisi Covid-19 e dell’opportunità offerta del Recovery Fund. E ha acceso i riflettori su case history di applicazioni di tecnologie di intelligenza artificiale e analisi dei dati già realtà a livello locale e internazionale.

I dati relativi ai mesi della pandemia confermano un trend già in atto: dal 2015 al 2019, infatti, l’incremento degli investimenti in tecnologie di intelligenza artificiale applicate alle Life Sciences ha sfiorato il 665%.

In costante ascesa – è emerso dallo studio – è anche lIinternet of Medical Things (IoMT), network di dispositivi wearable connessi al pazienti capaci di scambiare, tramite un sistema wireless, tutte le informazioni riguardanti la salute di una persona. Rispetto al valore del 2019, si prevede che la crescita per il mercato degli IoMT nei prossimi 10 anni sarà pari a +1.070%.

Più in generale, gli investimenti in Ricerca & Sviluppo nelle Life Sciences hanno raggiunto il record di 186 miliardi di dollari nel 2019 e, fino al 2026, si stima una crescita del 25%. Una buona notizia anche per l’Italia, dove l’industria delle Scienze della vita è un comparto dinamico e sempre più strategico per la competitività del Paese grazie a un alto tasso di innovazione e a un già elevato numero di imprese: 4.936, con 156.213 occupati.

Ma i progressi della scienza e della tecnologia – evidenzia lo studio – introducono nuovi livelli di complessità che possono impattare sull’efficienza dell’assistenza sanitaria e far emergere nuovi bisogni: dall’ottimizzazione di tempi e risorse a disposizione all’incremento dell’efficacia delle decisioni clinico-terapeutiche, fino alla riduzione della complessità derivata dall’enorme quantità di dati a disposizione.

Fonte: Corcom