di Franco Bechis
La maggiore crescita dei contagi del virus da fine agosto ad oggi è stata quella nella fascia di età da zero a 19 anni, e quindi nella popolazione scolastica (a cui andrebbero aggiunti ovviamente insegnanti e personale non docente).
Lo certifica il bollettino di sorveglianza sul virus pubblicato ieri mattina dall’Istituto superiore di Sanità, che conteggia nella fascia scolastica fino a 19 il 7 novembre scorso 102.419 contagi, che il 25 agosto erano soltanto 9.544.

La crescita quindi è stata del 1.073,10%, la più alta assoluta nella popolazione italiana. Al secondo posto per contagi in quell’arco di tempo la fascia dei giovani fra 20 e 29 anni, fra cui ci sono anche molti universitari. Erano 18.834 il 25 agosto scorso, sono diventati 104.884 il 7 novembre, con un aumento percentuale del 556,88% in poco più di due mesi. Molto inferiore la crescita in tutte le altre fasce di età, come si può vedere nella tabella pubblicata oggi da Il Tempo.
Quindi il motore del virus – i numeri lo indicano senza dubbio – è stata la popolazione scolastica, e tutto è avvenuto dopo la riapertura delle scuole che il governo ha giurato fosse avvenuta «in sicurezza». Inutile strologare sulle discoteche o gli assembramenti della movida: numeri e tempistica di questa crescita dicono che è stata la scuola l’origine della seconda ondata.

Per altro lo confermano i bollettini quotidiani locali: oggi nel solo Lazio ci sono 3 mila studenti positivi e altri 29 mila in isolamento. Resta incomprensibile il silenzio del governo su questi dati che ricevono pure i ministri, con la sola eccezione della titolare della scuola, Lucia Azzolina che giustamente tace per la vergogna e il senso di colpa che deve provare data l’ostinazione con cui ha difeso «la sicurezza» della riapertura della scuola e con cui per settimane ha fornito dati falsi sui contagi.
La realtà si deve guardare senza occhi annebbiati dall’ideologia e quando è lampante si devono prendere le decisioni conseguenti.

Certo non sappiamo se i contagi sono avvenuti a scuola o sui mezzi di trasporto utilizzati per andarci, ma è certo che lì dentro sono esplosi e da lì sono partiti per precipitare tutta l’Italia nel nuovo dramma che sta vivendo.
I ragazzi sono asintomatici nella maggiore parte dei casi, ma hanno portato il virus nelle loro case e nelle loro famiglie, rimettendolo in moto anche fra le persone adulte e purtroppo quelle più anziane. I risultati sono quelli che stiamo vedendo: ieri da inizio pandemia i contagi hanno superato il milione di casi, e in contemporanea oggi ci sono 613.358 contagiati, una cifra che ha superato quella che gli esperti hanno sempre ritenuto essere la soglia di rischio. Altri dati però sono ancora più drammatici: 623 italiani morti per questo in un solo giorno (ed era da aprile che non vedevamo numeri così), 3.081 persone sono in terapia intensiva e più di 29 mila ricoverati in ospedale.

Le statistiche sui giovani non fanno capire però l’ostinazione ancora esistente nel tenere aperta la scuola. Vero che sono state chiuse in presenza università e scuole superiori, ed è già stato un passo importante, e che nelle zone rosse chiudono anche classi delle medie, ma un problema sia pure ridotto ancora esiste.

Abbiamo provato a raccogliere le reazioni di esponenti del governo e leader politici nazionali di maggioranza a cui ieri abbiamo trasmesso quelle tabelle con le fasce di età dei contagiati e abbiamo trovato il muro del silenzio.

L’unico come sempre non ideologico e disposto a guardare in faccia la realtà è stato il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che esaminate le tabelle, ha commentato: «Certamente la scuola, con tutto quello che ha significato anche in termini di mobilità e trasporti pubblici, ha contribuito alla circolazione dell’infezione.

Considerando la curva epidemica, si vede come l’impennata che segna l’avvio della seconda ondata si verifica il 2 ottobre, a due settimane dall’inizio dell’anno scolastico! Non mi pare ci siano evidenze che i contagi sono avvenuti in classe… Ma tutto intorno c’è stato senza dubbio parecchio movimento». Proprio con le chiusure di parte della scuola qualche segnale meno negativo sulla crescita della curva dei contagi però sta arrivando (andrà valutato dopo il 15 novembre), e lo stesso Sileri sembra incrociare le dita: «Un’ulteriore», aggiunge, «considerazione sulla curva: da qualche giorno mi sembra che la pendenza si stia attenuando. Con tutta la prudenza del caso… Potrebbero essere i primi segnali di decrescita».

Ce lo auguriamo anche noi. Pur comprendendo utilità della scuola per i nostri ragazzi e con realismo il fatto che sarebbe stato impossibile mettere le classi davvero in sicurezza (bimbi e giovani non sono statue di marmo e non stanno fermi mai), e conoscendo il dramma anche organizzativo di molte famiglie se i figli dovessero restare a casa, è difficile capire l’ostinazione con cui il focolaio principale dei contagi non si vuole chiudere anche per breve tempo, facendo respirare il sistema sanitario e salvando così parecchie vite umane.

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