di Anna Messia
Regoliamo meglio quel contatore, altrimenti ci sarà un’esplosione di 12 miliardi di non performing loan (npl) destinati a colpire in pieno il settore della sanità già messo in ginocchio dal coronavirus. E più in generale le imprese e tutta la pubblica amministrazione. A lanciare l’allarme è il professore di Economia di Tor Vergata, Alessandro Carretta, che è anche segretario generale di Assifact, che raccoglie le società che in Italia svolgono attività di factoring, in pratica quelle che si occupano dell’acquisto dei crediti commerciali. Il fatto è che le nuove regole europee sul default, introdotte dall’Eba, che partiranno da gennaio, classificano inadempienti tutte le esposizioni scadute da almeno 90 giorni, sia che si tratti di rate di un mutuo non pagate sia di crediti commerciali, e le due cose sono molto diverse, sostiene Carretta che pure riconosce che «l’intento dell’autorità bancaria europea è virtuoso».

Domanda. Qual è il problema per il factoring professor Carretta?

Risposta. L’intenzione dell’Eba è lodevole perché punta ad eliminare le discrezionalità nazionali nella classificazione dei default ma l’autorità bancaria non ha tenuto conto delle diversità che ci sono all’interno del mercato tra un credito bancario e uno commerciale. Nella messa a punto della normativa, definita tra l’altro in epoca pre-Covid, non si considera che ci sono tempi tecnici prima che una fattura commerciale venga validata dall’impresa e messa in pagamento. Far partire per tutti il contatore dei 90 giorni dell’esigibilità dalla data della fattura è fuorviante, specie quando in ballo c’è la pubblica amministrazione. In pratica si genererebbero falsi positivi perché sarebbero considerati inadempienti enti che sono soltanto lenti a pagare.

D. Quale saranno gli effetti delle nuove norme in assenza di correttivi?

R. Lo studio che Assifact ha presentato alla Banca d’Italia, oltre che al ministro dell’Economia, all’Abi e a Confindustria, stima nuovi non performing loan per il factoring tra 7,6 e 12 miliardi. Da un giorno all’altro il 25% dei crediti ceduti dalle imprese sarebbe inadempiente, il 30% di quelli scaduti dall’amministrazione centrale, il 63% degli enti locali e addirittura il 94% di quelli ceduti dagli enti del settore sanitario. È questi sono solo gli effetti diretti sul factoring ai quali andrebbero aggiunti quelli indiretti sul settore bancario perché gli istituti dovrebbero tenere conto delle classificazioni in default, propagando l’effetto negativo alle imprese.

D. L’ultima circolare di Bankitalia ha però ribadito la linea dell’ Eba. Come uscirne?

R. Abbiamo da sempre una proficua collaborazione con Banca d’Italia. Basterebbe far partire il contatore dei 90 giorni dalla data corretta per evitare l’esplosione degli npl.

D. Qual è la data corretta?

R. Se per il rimborso di un prestito ha senso prendere a riferimento la data di scadenza della rata, subito esigibile, per far partire il conteggio dei crediti commerciali non si può guardare solo la fattura ma bisogna tenere conto dei tempi necessari per metterla in pagamento, con procedure amministrative che possono richiedere più di un mese. Si potrebbe avviare il conteggio dello scaduto solo al termine di queste procedure o prendere a riferimento il numero dei giorni medi per incassare e far partire i 90 giorni solo una volta che quella soglia è stata superata. Se per esempio per un determinato ente il numero medio dei giorni per incassare è 40 la posizione dovrebbe essere classificata default solo dopo 130 giorni, ovvero 40 più 90, senza falsi positivi e rischi sistemici. (riproduzione riservata)

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