Ricchezza, risparmio e priorità per l’economia del Paese. Questi sono i temi approfonditi nel secondo rapporto Aipb-Censis. «Questioni delicate, soprattutto se affrontate dopo un lungo periodo di crisi e di forte incertezza — ha commentato Antonella Massari, segretario generale di Aipb (Associazione italiana private banking) —. Le crisi generano ansie e paure e stimolano le persone a mettere in atto comportamenti di difesa». Così, si spiega come nel mondo del risparmio sia aumentata l’avversione al rischio, la resistenza ad affrontare investimenti di lungo periodo e l’elevata quota di liquidità sui conti correnti e di deposito.
Tuttavia, nel tastare il polso agli investitori sui loro orientamenti d’investimento, i curatori della ricerca Aipb-Censis hanno osservato che una percentuale non trascurabile (circa un terzo) degli intervistati, sarebbe disponibile a destinare una quota del proprio patrimonio all’economia reale, in infrastrutture e opere pubbliche, per dare un concreto contributo allo sviluppo del Paese. La realizzazione di nuove infrastrutture, dagli aeroporti, alle autostrade, alle ferrovie, alla fibra ottica, agli ospedali, alle scuole, ai porti, è considerata strategica per l’89% degli intervistati. Solo il 4,7% non condivide tale idea, mentre il 6,0% non ha opinioni in proposito.
La mappa
L’interesse è stato dichiarato, indifferentemente da chi vive al Nord, al Centro, al Sud Italia, da coloro che abitano nei piccoli comuni e nei grandi centri urbani. Il 54% degli intervistati ritiene che le infrastrutture darebbero un impulso allo sviluppo del Paese perché creerebbero nuovi posti di lavoro, sia in fase di costruzione, sia per la manutenzione.
Il 26% è convinto che nuove infrastrutture renderebbero più competitive le imprese italiane, mentre il 43,8% (in particolare gli under 35) ritiene che migliorerebbero la qualità della vita di persone. La maggioranza dei favorevoli all’investimento in infrastrutture lo farebbe anche in una logica di responsabilità sociale e privilegerebbe strutture per servizi socio-sanitari e assistenziali, per istruzione e formazione, residenze per anziani. Cresce anche la sensibilità nell’ambiente: oltre un terzo degli intervistati ritiene fondamentale la costruzione di impianti per la produzione di energia con fonti rinnovabili e impianti per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti urbani.
Alla luce dei risultati della ricerca, in Aipb, sono convinti che la platea dei clienti private disposti a investire in infrastrutture potrà essere ulteriormente ampliata, se si riuscirà a sgombrare il campo dai timori che, oggi, frenano l’investimento di lungo periodo, se si agevolerà l’accesso a questa categoria d’investimenti con incentivi, sgravi fiscali e se si lavorerà sulla crescita culturale del cliente, perché, in ogni caso, si tratta di investimenti con ritorni attesi nel lungo periodo e livelli di rischio medio alti. «A questo punto — aggiunge Massari — diventa determinante il ruolo del consulente per sensibilizzare e orientare i clienti».
Qualora le infrastrutture rappresentassero un interessante asset class su cui investire, in Aipb, sono convinti che l’industria del private banking gestendo un patrimonio di oltre 840 miliardi di euro, potrebbe diventare un importante bacino dal quale attingere parte dei capitali privati, indispensabili per sostenere un piano ambizioso di rinnovamento infrastrutturale, di cui l’Italia ha urgente bisogno. Vale la pena ricordare che siamo un Paese di prima industrializzazione, con impianti e servizi obsoleti. E, vista la pressione che grava sulle finanze pubbliche, la spesa di ammodernamento non può essere sostenuta solo dallo Stato. La ricerca sottolinea, però, che la buona volontà degli investitori non basta. Servono interventi in sinergia di tutti gli attori, dal regolatore per rimuovere gli ostacoli che scoraggiano l’ingresso degli investitori nel settore delle infrastrutture e del mondo del risparmio che deve fare propri i bisogni sociali ed economici del Paese.

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