Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Progetto Investimento Flex è un’assicurazione sulla vita mista a premio unico, con la possibilità di versamenti aggiuntivi, collegata a una gestione separata e a un fondo interno. I premi vengono versati, al netto delle spese, nella combinazione d’investimento costituita dal 50% nella gestione separata Fondo Futuro e dal 50% nel fondo interno Multi Sostenibile, che corrisponde alla linea di investimento presa in esame tra le sei disponibili. Per quanto riguarda la componente assicurativa si distingue tra il capitale investito nella gestione separata e quello destinato al fondo interno.
La polizza costituisce un contratto di assicurazione sulla vita con partecipazione agli utili, attraverso un piano di premi annui finalizzati a far crescere il capitale nel tempo e che permette di percepire, al termine del piano di accumulo, una rendita vitalizia rivalutabile annualmente. La rendita verrà corrisposta in modo certo per i primi 10 anni e successivamente finchè l’assicurato è in vita. In caso di decesso dell’assicurato nei primi 10 anni di erogazione, la rendita continuerà inoltre ad essere pagata ai beneficiari indicati fino al termine del decimo anno. L’importo della rendita viene stabilito al momento della sottoscrizione, a partire da un minimo di 100 euro mensili, in funzione sia dell’età dell’assicurato e sia dell’importo dei versamenti.
Diecimila miliardi di dollari. Questo è quanto potrebbe passare di mano l’anno prossimo tra la generazione dei baby boomers e quella dei millennials, portando così il loro patrimonio complessivo a superare i 24 mila miliardi. Un trend in crescita che entro il 2050, solo negli Usa, porterà a un trasferimento di ricchezza dai baby boomers ai millennials di circa 30 mila miliardi di dollari. Un evento pronto seriamente a ridisegnare gli equilibri finanziari globali, con una rifocalizzazione serrata intorno a tecnologia, sostenibilità e ambiente. Gli asset manager modificheranno quindi le proprie strategie per rispondere alla generazione più popolosa al mondo e che, per i notevoli punti di rottura con quelle precedenti, obbligherà a un grande cambio di paradigma.
Sorpresa (ma non troppo). I millennials in Italia sono quelli che si preoccupano di più per la propria pensione. Il dato colpisce perché nel Paese il cantiere pensioni in Italia è aperto da anni e questo è uno degli elementi che, probabilmente, scoraggia gli italiani a preoccuparsi fin da ora di colmare il gap che ci sarà tra assegno Inps e ultimo stipendio al momento dell’addio al lavoro. Ma dall’altra parte se si considera che nei millennials rientrano i nati dall’80 fino a metà anni 90, si evince che si sta parlando di persone che hanno tra i 30 e i 40 anni, già quindi nel mondo del lavoro e più sensibili al tema previdenziale perché cresciuti proprio negli anni in cui il sistema pensionistico italiano è stato messo a dieta. Da fine anni 80 infatti è iniziata la stretta sulle pensioni che tiene banco ancora oggi. Il risultato è che la generazione dei millennials la pensione la vorrebbe, pur con tutte le difficoltà legate all’intermittenza delle carriere. Come emerge dalla ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2019, condotta su oltre 25 mila investitori in 32 Paesi.
Con il blitz dello scorso 17 settembre Leonardo  Del Vecchio si è candidato non solo ad assumere una posizione di primo piano in Mediobanca , ma anche a giocare un ruolo determinante in quelle Generali  che già lo vedono azionista forte al 4,86%. Una manovra molto ambiziosa se è vero che, dopo aver rastrellato titoli fino al 9,9%, Mr. Luxottica vorrebbe ora superare la soglia di qualifying holding e marciare speditamente verso il 20%, Bce permettendo. Certo è che nelle ultime dieci settimane le manovre dei soci, nuovi e vecchi, hanno surriscaldato le azioni di Piazzetta Cuccia, portandole ai massimi dal 2009 con vorticose girandole di acquisti. Una situazione di fronte alla quale Consob non poteva esimersi dall’intervenire, sollecitata anche da una crescente pressione istituzionale. Il monitoraggio sarebbe iniziato subito dopo il blitz di settembre per poi intensificarsi nelle ultime settimane, in concomitanza con l’uscita di Unicredit  dal capitale e con la salita di Del Vecchio al 9,9%.
Dall’introduzione di un limite al numero dei mandati e all’età dei consiglieri, alla ridefinizione del ruolo del presidente del consiglio di amministrazione. Sono solo alcune delle «Regole di buon governo» che due soci di Cattolica Assicurazione vorrebbero portare sul tavolo di un’assemblea straordinaria chiamata a discutere del riassetto di governance. Dalla defenestrazione di Alberto Minali, con il ritiro delle deleghe di amministratore delegato di fine ottobre scorso, gli animi a Verona (e non solo) si sono decisamente scaldati e la discussione potrebbe presto trasferirsi nell’assise straordinaria dei soci. L’imprenditore Luigi Frascino e l’avvocato Giovanni Lovati Cottini, questi i nomi dei due soci, non sarebbero ormai lontani dall’obiettivo di raccogliere le adesioni di circa 450 soci, un quarantesimo del totale, (o in alternativa del 2,5% del capitale) che obbligherebbero il consiglio di amministrazione di Cattolica a convocare un’assemblea straordinaria. Questione di giorni, assicurano fonti vicine al dossier, e i due sono stati anche ascoltati da Consob mercoledì scorso per presentare all’authority le loro idee raccolte in un manifesto.
Fideuram chiude l’anno con uno sprint nella raccolta (a ottobre +1,5 miliardi), e si prepara al 2020 con un focus sui mercati privati, sul ritorno dei pir e sulla internazionalizzazione. Alla fine di un altro mese record per le borse, Paolo Molesini ad di Fideuram, Intesa Sanpaolo  Private Banking e presidente di Assoreti, ha analizzato con Class Cnbc i trend emersi nel risparmio in questi ultimi mesi e anticipato le sue strategie per il prossimo anno.
Quanto vale la She-economy, ovvero l’economia al femminile? La domanda di questi tempi è tutt’altro che fuori luogo perché c’è ancora molta strada da fare per raggiungere la piena parità con l’universo maschile. A partire dalle quote rosa: nonostante l’obbligo di legge di riservare posizioni di vertice alle donne, nelle aziende si fa ancora resistenza, come è emerso in questi giorni in California, dove a oltre un anno dal varo di questa normativa gli effetti sono stati scarsi e ben lungi dall’ottenere il riequilibrio nei board. Eppure la chiusura di questo gender gap potrebbe fornire un elemento di rilancio non indifferente all’economia globale alle prese in questa fase con una dinamica in rallentamento. Bank of America Merrill Lynch ha provato ad analizzare quanto l’uguaglianza di genere tra donne e uomini potrebbe spingere il pil globale e i mercati finanziari. A partire dai dati di Mc Kinsey, citati da BofA Merrill Lynch, secondo cui una parità tra i due sessi, non soltanto sul lavoro ma anche in tutti gli altri ambiti della vita sociale ed economica, potrebbe far salire entro il 2025 il pil mondiale tra il 13 e 31%, tradotto in dollari si tratta di una cifra tra i 12 e i 28 mila miliardi. Un importo, quest’ultimo pari al pil della Cina e degli Usa messi insieme.

È passata seminosservata una piccola-grande notizia, molto significativa e quasi simbolica: l’attivazione in Italia (Italia si fa per dire, Merano è Alto Adige, cioè un altro pianeta rispetto allo standard della penisola) di un servizio di trasporto automobilistico pubblico effettuato con un veicolo elettrico a guida autonoma. Sperimentale, d’accordo: ma funzionante al 100%. Con l’assicurazione che lo copre con una polizza RcAuto meno cara dello standard, perché l’Intelligenza artificiale ai comandi non si distrae e non parla al telefonino. E con un tragitto di linea aperto al pubblico lungo il fiume Passirio.
In ottobre il sistema del risparmio gestito, secondo i numeri raccolti da Assogestioni, ha registrato una raccolta netta di un miliardo di euro. Il dato da inizio anno sfiora i 60 miliardi. Le vendite nette delle gestioni di portafoglio sono ammontate a 1,1 miliardi, mentre le gestioni collettive sono terminate sulla parità. Il patrimonio gestito dall’industria è stato pari a 2.275 miliardi: il 51% è rappresentato dalle gestioni di portafoglio e il restante 49% dalle gestioni collettive.
Avanzo pari ad oltre 26,5 milioni di euro ed un patrimonio superiore a 1,2 miliardi nel 2020 per l’Eppi (Ente previdenziale dei periti industriali), come recita il bilancio previsionale, approvato prima dal Consiglio di amministrazione, poi dal Consiglio di indirizzo generale. E la Cassa, cui sono iscritti attualmente circa 14.000 professionisti, è pronta ad attuare un restyling dell’offerta di welfare, che fissi nuovi criteri di accesso a strumenti e servizi, «attraverso l’individuazione di diverse soglie reddituali, delle modalità più adatte di emanazione dei bandi», fino ad aree di intervento finora inedite «a sostegno della professione, della famiglia e della salute».
Inizia l’era Allianz Pallacanestro Trieste. Allianz darà il nome alla squadra biancorossa, nell’ambito del nuovo accordo di sponsorizzazione triennale che si somma alla partnership in essere dalla stagione sportiva 2015/2016 e all’impegno per l’Allianz Dome, la «casa» del basket triestino. «Da oggi Allianz Pallacanestro Trieste può contare sul nostro sostegno che si è concretizzato ed è cresciuto, anno dopo anno, con decisa partecipazione e importanti investimenti, tra cui l’Allianz Dome», ha spiegato Maurizio Devescovi, direttore generale di Allianz spa. La partnership prevede che Allianz spa diventi «title and main sponsor» della squadra biancorossa. Il significativo investimento deciso dalla Compagnia guidata dall’amministratore delegato Giacomo Campora, consentirà alla società sportiva di affrontare con importanti, nuove risorse le prossime sfide in Serie A, la massima serie raggiunta dalla squadra triestina nella stagione 2018/2019.

  • Risparmio, a ottobre fondi in rosso ma ritorna la voglia di rischiare
Torna la voglia di rischiare un po’ di più. Questo almeno si legge tra le cifre diffuse di Assogestioni sull’andamento dell’industria del risparmio gestito a ottobre, che ha chiuso i battenti mensili con un saldo complessivo superiore al miliardo e il patrimonio a 2.275 miliardi. Nonostante la raccolta dei fondi comuni sia stata negativa per 225 milioni, l’analisi dei numeri offre una chiave di lettura molto chiara sull’atteggiamento assunto dai sottoscrittori. Tanti consensi sono stati riservati ad azionari, obbligazionari e bilanciati, mentre le correnti di riscatti hanno investito i fondi monetari, vale a dire i prodotti che investono a breve termine e i flessibili cioè quei fondi senza benchmark sui quali la delega al gestore è pressoché totale.

 

  • Polizze detraibili, scatta lo stop per i ricchi
La legge di bilancio riduce gli sconti a chi dichiara più di 120 mila euro fino ad azzerarli oltre i 240 mila. Più alto il tetto massimo per le Ltc
  • Fonti pensione salvati dall’Erario
Rimaste identiche le deduzioni del secondo pilastro previdenziale
  • «Un’occasione per mappare i bisogni»
Quando si avvicina la fine dell’anno si fanno bilanci o magari si tenta di cogliere le ultime possibilità per approfittare di vantaggi fiscali. Questo vale per tanti benefici che le norme fiscali offrono, come per esempio lavori di ristrutturazione o altro. Abbiamo provato a chiedere a un esperto di pianificazione patrimoniale, Leo De Rosa, dottore commercialista e titolare dell’omonimo studio milanese, se ha senso pensare a un’attenzione alle “manovre di fine anno” anche per quanto riguarda il patrimonio. «Fare adeguate riflessioni per i titolari di patrimoni imprenditoriali, finanziari ed immobiliari significativi è quanto mai attuale – è la prima risposta dell’esperto -. La più volte paventata imminenza di una riforma delle imposte di successione e donazione suggerisce una ponderata valutazione dell’opportunità di anticipare talune decisioni relative alla trasmissione dei patrimoni tra generazioni, altrimenti esposte al concreto rischio di un aggravio dell’onere impositivo».
  • Ecco gli effetti di Mifid2 per i consulenti delle reti
La riduzione dei margini attesa con l’avvento di Mifid2 per i consulenti finanziari è già evidente e avrà modo di manifestarsi ulteriormente nei prossimi anni, ma meno del previsto. È questa la prima evidenza dell’aggiornamento dell’indagine, giunta ormai alla terza edizione, condotta da McKinsey per conto di Anasf su un campione di circa 500 consulenti finanziari che lavorano per le principali reti distributive italiane. Dal sondaggio condotto a inizio ottobre scorso emerge che oltre la metà dei soggetti intervistati (53%) ha osservato un impatto sui propri margini, da fine 2017 a oggi, che si attesta in media intorno al -5%. Una percentuale che scende al 3% considerando anche l’altra metà di consulenti (47%) che ha risposto di non aver percepito al momento alcun impatto di Mifid2 sul pricing del loro portafoglio cliente.
  • Le discrepanze degli italiani quando pensano alla pensione
E la pensione? Ma quale pensione! È la risposta di tanti ragazzi quando si parla del loro futuro previdenziale. Diverse ricerche condotte negli ultimi anni dall’Ocse e da altri enti e atenei internazionali hanno appurato che le cosiddette Generazioni Y (Millennial) e Z (post Millennial) non si aspettano di ricevere, un giorno, la pensione. Per loro la parola previdenza corrisponde per il momento a un grande punto di domanda. E più si è giovani, meno è probabile che il futuro riservi per loro certezze sulle pensioni. Tra lavori precari e crisi economica che ha rallentato le carriere, per i “giovani d’oggi” le prospettive non sono molto rosee. Ma a differenza dei loro padri, i Millennial (18-37 anni) ne sono consapevoli. In settimana è stata pubblicata l’annuale ricerca Schroders Global Investor Study 2019, condotta su oltre 25mila persone in 32 Paesi, dalla quale emerge un po’ a sorpresa che in Italia sono i Millennial che tra le varie generazioni risparmiano di più per la pensione.