Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Fideuram Vita Sintonia è un contratto di assicurazione sulla vita a premio unico e a vita intera, di tipo multiramo. Il premio e gli eventuali versamenti aggiuntivi, al netto dei costi di ingresso, vengono investiti per una quota in una componente rivalutabile e per la rimanente parte in un prodotto unit linked. Il primo elemento è rappresentato dalla gestione separata Fondo Fv Vivadue, mentre la parte di portafoglio più volatile può essere indirizzata verso fondi interni (riconducibili alle categorie Bilanciato, Flessibile, Obbligazionario) oppure verso fondi esterni. Fideuram Vita Sintonia consente di accedere ai mercati finanziari a seconda della propensione al rischio, permettendo la scelta tra due diverse soluzioni di investimento: la Linea Selezione (non protetta), che offre un mix tra la componente rivalutabile a quella unit linked, e la Linea Protezione 85 (protetta), che incorpora una componente rivalutabile più consistente.
I momenti più caldi per il titolo Generali , tornato nei giorni scorsi ai livelli massimi dal 2008 oltre quota 19 euro per azione, sono coincisi con la chiusura del primo anno di attuazione del piano industriale triennale presentato il 21 novembre 2018 dal group ceo Philippe Donnet. Ai buoni risultati raggiunti dal management si sono così sommate le speculazioni conseguenti ai riassetti della controllante Mediobanca  dopo l’uscita di Unicredit  dal capitale e la crescita di Leonardo  Del Vecchio a ridosso del 10%. Sul Leone è lievitato l’appeal dopo che il presidente di EssilorLuxottica , tra partecipazione diretta nella compagnia (pari al 4,86%) e indiretta tramite Mediobanca  (pari in trasparenza all’1,3%) è di fatto diventato il primo azionista privato di Trieste con un totale del 6,16%. Poi ci sono Francesco Gaetano Caltagirone  con il 5%, e il gruppo Benetton con il 4% del capitale. Oltre al gruppo De Agostini, accreditato di una quota non molto distante dal 2%. «Un grande player internazionale che avesse la forza di acquistare Mediobanca  prenderebbe anche il 13% di Generali », ha sintetizzato Ennio Doris, presidente e fondatore di Banca Mediolanum  nonché azionista storico di Mediobanca , commentando la cessione di Unicredit . Ma insieme ci sono tre famiglie italiane che controllano il 14%, ha aggiunto.
La battaglia di Mediobanca  è iniziata su uno snodo apparentemente marginale del potere finanziario italiano. Lo strappo tra Leonardo  Del Vecchio e gli eredi di Enrico Cuccia si è aperto infatti nel cda di quello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) che, fondato nel 1994 da Umberto Veronesi con il convinto appoggio dello gnomo di via Filodrammatici, è partecipato oggi da alcune delle maggiori istituzioni finanziarie italiane. Marginale insomma per la city milanese lo Ieo è solo in termini toponomastici, tanto più che alla presidenza siede un fedele alleato di Mediobanca  come Carlo Cimbri. Ma quella partita ha avuto anche un altro protagonista. In Jean Pierre Mustier il presidente di EssilorLuxottica  ha trovato infatti un solido alleato e il sospetto che l’asse avesse obiettivi più ampi, compresa la pianificazione di un assedio a Mediobanca , ha ronzato per mesi nella testa di molti osservatori.
Sui Pir il tempo volge al bello. Come anticipato da MF-Milano Finanza, il governo ha iniziato a lavorare alla revisione della disciplina dei Piani Individuali di Risparmio, con l’obiettivo di inserire le modifiche nella legge di Bilancio o nel collegato fiscale. L’idea di base sarebbe quella di un ritorno alle regole precedenti quelle introdotte con la manovra 2019, che hanno imposto il vincolo del 3,5% per gli investimenti nelle small cap quotate sull’Aim e del 3,5% nei fondi di venture capital. Una mossa, quest’ultima, che ha bloccato la raccolta di questi strumenti, i quali nel 2018 avevano incanalato risparmio per 4 miliardi, dopo l’exploit del 2017, quando il bottino aveva sfiorato gli 11 miliardi. E per quest’anno i dati più aggiornati (settembre) indicano che si registrano oltre 500 milioni di deflussi, che potrebbero arrivare a 700 milioni a fine 2019, secondo Equita
È una contraddizione in termini. Nonostante l’avversione alle perdite, i risparmiatori italiani (ma il discorso può essere esteso a tutta l’Europa) continuano a investire in attività che perdono. «Sono vittime di un’illusione monetaria e neanche si accorgono di perdere soldi, per via dell’inflazione. Pertanto le somme depositate sui conti correnti si stanno svalutando e lo stesso fanno le polizze vita garantite. Per contro «i risparmiatori si rivolgono meno a bond, azioni quotate o anche fondi comuni molto semplici o strumenti quali gli Etf, che a lungo termine possono garantire rendimenti più alti, ma nel breve sono rischiosi», spiega Guillaume Prache, managing director di Better Finance. Anche questi dati a suo parere sono sintomo di una cultura finanziaria che continua a scarseggiare.
I 3,31 miliardi di utile che Intesa Sanpaolo ha fatto nei primi nove mesi del 2019 si devono anche al robusto contributo del risparmio gestito. Tanto che l’amministratore delegato, Carlo Messina, ha spiegato che il gruppo sta lavorando per trasformare almeno una parte dei 240 miliardi di liquidità fer-ma nei conti correnti o nei depositi a tempo in asset gestiti. Anche perché oggi, con il costo del denaro negativo (-0,6% nell’Eurozona), i conti correnti non solo non rendono, ma hanno iniziato a riapplicare i costi di un tempo.
Tra i tentativi effettuati per ammorbidire le rigide regole sui tempi necessari per la pensione, anche per favorire il turnover generazionale cercando di non impattare in maniera eccessiva sui conti pubblici, quello dell’Anticipo pensionistico (Ape) potrebbe avere un rilancio. Tra le diverse declinazioni della flessibilità (Ape volontario, aziendale e sociale) già in Legge di Bilancio si prevede un intervento sull’Ape sociale, la cui sperimentazione viene prorogata di un anno rispetto a fine 2019. Rimane fermo l’impianto con una un’indennità a carico dello Stato erogata dall’Inps a chi maturi il requisito di età (63 anni) tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020 e rientri in una delle categorie previste (disoccupati che da almeno tre mesi abbiano esaurito la prestazione per disoccupazione, lavoratori che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave, lavoratori affetti da riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74%, lavoratori che da almeno sei degli ultimi sette anni di lavoro svolgono in maniera continuativa professioni difficoltose e rischiose (sono 15). 

Non c’è nessun matrimonio in vista tra Ubi e Bper: a scrivere la parola fine sulle indiscrezioni delle ultime settimane è stato Carlo Cimbri, presidente e a.d. di Unipol, primo azionista con il 20% nella popolare emiliano-romagnola. «L’ho letto sui giornali, che si sbizzarriscono sempre a ipotizzare diverse possibili combinazioni. Tuttavia oggi non abbiamo alcunché da valutare: se mai Bper dovesse sottoporci ipotesi di operazioni, noi le valuteremo, anche se al momento non mi risulta che ce ne siano in corso». Intanto UnipolSai ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto consolidato normalizzato di 580 milioni di euro, in crescita dell’1,8% su base annua. La raccolta diretta assicurativa è ammontata a 10,01 miliardi (+23,4%) e i premi danni a 5,73 miliardi (+2,7%). Il combined ratio si è rafforzato dal 93,5 al 94,1%. Nel vita la raccolta diretta è salita del 39,9% a 4,278 miliardi. Nel canale bancassicurazione Arca vita ha realizzato una raccolta diretta di 1,169 miliardi (+44,1%).
Cattolica assicurazioni ha archiviato i nove mesi con un utile netto di 84 milioni di euro, in crescita del 15,8% su base annua. La raccolta premi complessiva danni e vita è salita del 16,5% a 4,986 miliardi. Nel business danni diretto si è riscontrato un incremento del 3,3%, mentre l’aumento della raccolta vita è stato del 23,4% a 3,452 miliardi, con una maggiore incidenza delle unit linked (31% sul totale) e dei prodotti tradizionali a basso profilo di rischio. L’aumento dei sinistri legati a eventi atmosferici ha determinato un innalzamento del combined ratio dal 93 al 95,1% e un calo del risultato operativo (-6,4% a 216 milioni). In termini omogenei, escludendo l’apporto delle joint venture con l’ex Bpvi e a parità di impatto degli eventi atmosferici, il risultato operativo è migliorato dell’11,4% a 243 milioni. Gli investimenti sono ammontati a 33,811 miliardi. L’indice Solvency II si è attestato al 169%.
Allianz Italia, nei primi nove mesi, «ha registrato un’importante crescita sul fronte della raccolta danni, in particolare nel business auto, confermando il trend di sviluppo già evidenziato nel primo semestre che era stato il miglior periodo di rilevazione del decennio in termini di raccolta»: lo ha reso noto la compagnia, precisando che i premi danni sono ammontati a circa 2,81 miliardi di euro, in crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. A sostenere la performance è stato il canale agenti, che ha messo a segno un incremento di quattro punti percentuali nel segmento auto. La raccolta complessiva vita e danni si è posizionata a 10,1 miliardi di euro e l’utile operativo a 877 milioni, contribuendo ai risultati registrata da Allianz a livello globale.
In famiglia, ad assumere la decisione su come impiegare i soldi, sono ancora per lo più gli uomini: il 75%. Almeno l’80% di questi si consulta prima con la partner (60%) o con i genitori o con i figli. Non basta. Il 54% non è in grado di eseguire un semplice calcolo percentuale mentre un italiano su tre non sa nemmeno cos’è un conto corrente, figurarsi un’azione, un’obbligazione o un fondo comune. Nonostante ciò, il 63% non si fida degli intermediari finanziari e solo il 30% fa una corretta pianificazione finanziaria. Sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto 2019 della Consob, presentato a Roma, che l’autorità ha dedicato alle conoscenze finanziarie, alle attitudini e agli investimenti delle famiglie italiane.
La stretta sulle autovetture aziendali colpisce la busta paga di 2 milioni di dipendenti. Con la manovra 2020 per le autovetture che determinano emissioni di biossido di carbonio oltre i 160 grammi, il reddito imponibile in capo al dipendente aumenta, passando dal 30 al 100% degli importi desumibili dalle tabelle Aci, per una percorrenza convenzionale di 15 mila chilometri. Lo denuncia l’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici (Aniasa) la quale parla di una vera e propria «mazzata sui lavoratori che frena il rinnovo del parco circolante e penalizza le vetture meno inquinanti» mentre il presidente, Massimiliano Archiapatti, evidenzia che l’aumento della tassazione «significa colpire intenzionalmente le capacità produttive del Paese, i lavoratori e un settore completamente fiscalizzato, che rappresenta sicuramente lo strumento più efficace per accelerare il rinnovo del parco, il più vecchio, inquinante e meno sicuro d’Europa con oltre 10 anni di anzianità». Il disegno di legge di bilancio 2020 modifica la lettera a), del comma 4, dell’art. 51 del dpr 917/1986 (Tuir) sul tema dei «fringe benefit» per le auto aziendali concesse in uso promiscuo da parte dei dipendenti.

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  • Travolta sul marciapiede A Torino primo incidente col monopattino elettrico
Una donna di 56 anni ieri pomeriggio è stata investita sul marciapiede da una persona alla guida di un monopattino elettrico. Mezzo che non doveva essere usato sul marciapiede e si trovava fuori dalle aree di sperimentazione decise dal Comune, la Ztl, le Zone 30 e le piste ciclabili. La donna è stata portata in pronto soccorso all’ospedale San Giovanni Bosco, ma ha riportato ferite lievi e ha rifiutato le cure. All’investitore non è stata fatta per ora nessuna contravvenzione. Dopo la risposta al questione time del sottosegretario ai Trasporti del ministero, Roberto Traversi, la contravvenzione è in due tempi. Il ministero dice che il mezzo non si può paragonare al ciclomotore, non si possono fare multe per mancanza di targhe, libretto e assicurazione, ma è indeciso se sia un acceleratore di andatura, tipo skateboard, o un veicolo atipico, al pari del tram. «In attesa che si chiarisca — dice il comandante dei vigili Bezzon — noi identifichiamo chi è alla guida e annunciamo che gli sarà notificata una multa». Per la violazione di quale articolo non si sa.
  • Emergenza incendi “senza precedenti” Mille chilometri in fumo
È stata definita dalle autorità un’emergenza «senza precedenti». Oltre ottanta incendi stanno bruciando lo Stato del Nuovo Galles del Sud in Australia, i venti hanno intensificato le fiamme che hanno coinvolto vaste aree colpite dalla siccità, con temperature a trentacinque gradi. Sono stati dispiegati più di mille pompieri e settanta aerei, «per salvare quante più persone possibile», ha spiegato il capo dei vigili del fuoco locali Shane Fitzsimmons, che ha aggiunto di «non aver mai visto così tanti incendi di questo livello contemporaneamente ». Ci sono persone rimaste intrappolate nelle abitazioni, riporta la Bbc, che i vigili del fuoco non riescono a raggiungere. Le fiamme si estendono per circa mille chilometri e, in alcuni casi, gli abitanti sono stati invitati dalle autorità a cercare riparo piuttosto che a fuggire.
  • Mustier “Mediobanca cambi E Generali si difende da sé”
Jean Pierre Mustier s’è tolto il peso chiamato Mediobanca e si concentra sul piano 2023, con cui intende ridare a Unicredit il rango che le compete. Anche in Borsa, dove l’azione scambia a meno di metà del patrimonio netto. «In Mediobanca abbiamo fatto quel che avevamo detto e pensato fin da un anno fa, dopo che azionisti storici e management non avevano voluto siglare un patto parasociale più forte, a protezione dell’istituto e di Generali ». «Generali è protetta dal fatto che è ben gestita, nonché dal fatto che ha in pancia molti titoli governativi italiani, e credo che un rivale straniero difficilmente sceglierebbe di avere quel tipo di concentrazione. Certo, in estate lo spread italiano si è dimezzato e chi ha molti Btp ne ha tratto benefici. Ma lo spread in futuro può andare dove vuole: anche se a breve termine non vedo rischi, e il nuovo governo ha rassicurato i mercati e l’Europa».
  • Unipol, utili a +14,6% Cimbri: “Favorevoli a fusioni tra popolari”
Il gruppo Unipol ha realizzato nei primi nove mesi dell’anno un risultato netto consolidato con l’esclusione di tutte le poste straordinarie di 577 milioni di euro, in crescita del 14,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. La raccolta diretta assicurativa è stata pari a 10 miliardi (+16%), di cui il danni 5,7 miliardi (+2,7%) e il vita 4,3 miliardi (+39,9%). Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, è intervenuto rispondendo a una domanda su possibili fusioni tra banche popolari, che vede coinvolto il gruppo assicurativo in quanto socio di rilievo di Bper: «Non abbiamo nulla da valutare e semmai la Bper dovesse sottoporci delle operazioni le valuteremo. Ma non mi risultano che ci siano valutazioni in corso da parte di Bper». Poi ha aggiunto: «Non potremo che favorire strutture più grandi, più solide e più performanti di quelle attuali».

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  • Donna investita da monopattino sul marciapiede
Una donna di 56 anni di origini moldave è stata investita su un marciapiede da un monopattino guidato da un uomo già identificato dai vigili urbani. La vittima è stata ferita in modo lieve. L’incidente segue di pochi giorni le dimissioni del comandante della polizia municipale di Torino, Emiliano Bezzon, legate alla polemiche su due multe di oltre mille euro comminate a due persone in monopattino.
  • Mediobanca, la rete dei soci per il piano industriale
Quando martedì l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, presenterà il suo piano industriale, cercherà l’appoggio del 90% del capitale della banca. Il restante 10% è nelle mani di Leonardo Del vecchio, il patron di EssilorLuxottica, che da settembre ha preso a scalare l’istituto, con progetti ancora non esplicitati ma non favorevoli all’attuale vertice. E proprio sul mercato Nagel farà leva per trovare una via d’uscita dall’assedio che Del Vecchio è intenzionato a tenere a lungo. I risultati vanno dalla parte del management, è l’opinione diffusa. I report degli analisti sono più che lusinghieri. Anche se Del Vecchio — nell’unica uscita pubblica — ha criticato la dipendenza di Mediobanca dai risultati della partecipazione del 13% in Generali e dal credito al consumo di Compass, gli investitori hanno mostrato di credere alla sua strategia. Nel calcolo delle forze pro-Nagel va considerato poi il 12,5% circa legato nel patto di consultazione, di cui è ora primo azionista Mediolanum di Ennio Doris. E ieri a sorpresa si è pronunciato anche Carlo Messina, numero uno di Intesa Sanpaolo. Smorzando gli scenari più estremi: «Alberto Nagel sta portando ottimi risultati — ha dichiarato a Bloomberg Tv — la capitalizzazione sta crescendo e questa è la vera difesa per Mediobanca e indirettamente per Generali Credo ci sia molta enfasi sulla vicenda ma è una questione prettamente mediatica».
  • Unipol, utile a 923 milioni grazie a Bper
 gruppo Unipol ha chiuso i primi nove mesi del 2019 con un utile di 923 milioni di euro, in crescita rispetto agli 843 milioni del 2018, grazie agli effetti del consolidamento a patrimonio netto della partecipazione in Bper, pari a 413 milioni. L’utile normalizzato, al netto delle partite straordinarie, sale del 14,6% a 577 milioni. Migliora, si legge in una nota, anche la raccolta assicurativa, cresciuta del 14,5% a 10 miliardi. L’indice di solvibilità si attesta al 179% rispetto al 163% di fine 2018. Nella conference call con gli analisti, il ceo Carlo Cimbri ha spiegato che «come annunciato nel piano industriale, abbiamo 200 milioni di dividendi su Unipol Gruppo che vogliamo distribuire sul bilancio 2019».
  • Crédit Agricole Italia, balzo dei profitti (+11%) a quota 652 milioni
Il risultato netto aggregato del gruppo Crédit Agricole in Italia nei primi nove mesi del 2019 è stato di 652 milioni di euro, in crescita dell’11% anno su anno. É quanto emerge dai conti approvati dal Consiglio del gruppo guidato in Italia da Giampiero Maioli. Per quanto riguarda il Crédit Agricole Italia (Gruppo Bancario) l’utile netto nei primi nove mesi del 2019 si attesta a 240 milioni di euro, in crescita del 12% sempre su base anno su anno. La Penisola — sottolinea una nota della banca — è il secondo mercato domestico del gruppo francese che vi opera con oltre 15 mila collaboratori, 280 assunzioni nell’ultimo anno, più di 4 milioni di clienti, 69 miliardi di finanziamento all’economia e 257 miliardi di raccolta totale a fine settembre. Il risultato dei nove mesi, è stato favorito «da un sempre maggiore coordinamento sinergico tra le diverse linee di business». Oltre che dal gruppo bancario Credit Agricole Italia, l’intero gruppo è composto dalle società di Corporate e Investment Banking (Cacib), servizi finanziari (Agos, Fca Bank), leasing e factoring (Credit Agricole Leasing e Credit Agricole Eurofactor), asset management (Amundi, Caceis), assicurazioni (Credit Agricole Vita, Credit Agricole Assicurazioni, Crédit Agricole Creditor Insurance) e wealth management (Indosuez Wealth Management Italia e Indosuez Fiduciaria).
  • Allianz Italia, nel 2019 raccolta a 10,1 miliardi
Nei primi 9 mesi del 2019 buona la raccolta nel ramo Danni, specialmente per il business Auto. Questi i risultati del terzo trimestre di Allianz Italia, guidata dall’ad Giacomo Campora (foto), che al 30 settembre ha registrato 2,81 miliardi di premi Danni, in crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. La raccolta del comparto Vita e Danni ha toccato complessivamente i 10,1 miliardi di euro, mentre l’utile operativo ha raggiunto 877,4 milioni.
  • Anagina pronta a investire in Generali
«Proporremo uno spostamento in azioni Generali di 20-25 milioni di euro della nostra cassa di previdenza dove abbiamo raccolto oltre 100 milioni di euro, perché crediamo fortemente nella compagnia». Davide Nicolao, presidente di Anagina, l’associazione che riunisce 379 agenti delle Assicurazioni Generali con oltre 2500 dipendenti e un fatturato di 4 miliardi di euro, ha annunciato ieri, durante l’86esima assemblea nazionale dell’associazione, l’interesse a investire in azioni del Leone.
  • Cattolica, utile a 84 milioni nei primi nove mesi
Bilancio positivo nei primi nove mesi del 2019 per Cattolica Assicurazioni: l’utile netto è in crescita del 15,8% a 84 milioni. Bene anche la raccolta complessiva, che ha toccato i 5 miliardi (+16,5%), aumentando sia nel Vita (+23,4%) sia nel Danni (+3,3%). Aumenta del 2,1% il Combined Ratio, al 95,1% per il forte impatto degli eventi atmosferici, che hanno pesato per 40 milioni sul risultato operativo: 216 milioni (- 6,4%).

  • Solo il 31% delle famiglie risparmia con regolarità
Gli investimenti degli italiani in strumenti finanziari continuano a diminuire: rispetto al 2018 la contrazione è stata del 3,1 per cento. Solo il 31% delle famiglie italiane (rispetto al 33% del 2018)riesce a risparmiare con regolarità, ma non è detto che poi investa su titoli, azioni o fondi comuni. Il quadro emerge dal quinto rapporto della Consob su «Conoscenze finanziarie, attitudini e investimenti nelle famiglie italiane» presentato ieri a Roma. Continua a crescere la propensione verso la liquidità (più dell’80% delle famiglie possiede un conto corrente), ma anche verso gli investimenti in polizze vita, mentre crollano azioni e obbligazioni. Evidentemente una ricerca di sicurezza in tempi di crisi e incertezza. Ma l’effetto finale è diametralmente opposto.
  • Unipol, riassetto banca spinge l’utile Cimbri: «Per Bper favorevoli a fusioni»
Nei conti di Unipol diffusi ieri per la prima volta si sono fatti sentire gli effetti del riassetto a livello di partecipazioni bancarie. Da un lato la vendita di Unipol Banca, perfezionata a luglio, ha permesso una migliore gestione della liquidità, che ha dato subito i suoi benefici grazie al trading sui titoli di Stato italiano, e dall’altro il consolidamento a patrimonio della quota prossima al 20% detenuta in Bper ha contribuito positivamente per 413 milioni. Di qui l’interesse del mercato per quelle che potrebbero essere le future mosse della compagnia nel settore del credito, legate, evidentemente, alle potenziali ambizioni di consolidamento della popolare emiliana. In proposito, e con riferimento specifico a un possibile dossier Ubi, il ceo di Unipol, Carlo Cimbri, ha precisato che al momento «non c’è nulla da valutare». Tuttavia, in prospettiva il percorso è di fatto obbligato: «Prima o poi le banche di media dimensione, dunque escluse le due big, dovranno prendere in considerazione ipotesi di aggregazione per arrivare a un consolidamento bancario di cui il sistema ha bisogno così come alle banche individualmente servono maggiori dimensioni».
  • Cattolica, profitto sale a 84 milioni
Cattolica fa un altro piccolo passo indietro in Borsa, ieri ha chiuso a – 0,8% a 7,48 euro e lo ha fatto nel giorno della presentazione dei dati dei nove mesi. Dati che portano il sigillo del direttore generale Carlo Ferraresi, subentrato all’ex ceo Alberto Minali. «Il cda mi ha dato recentemente i poteri di amministratore delegato, è un grande responsabilità che ho accolto con fiducia ed entusiasmo», ha dichiarato il manager. Ferraresi ha poi aggiunto che Cattolica «è una compagnia solida e profittevole con grandi capacità industriali e di creazione di valore, un’ottima squadra manageriale, una capillare rete distributiva e partner solidi». Nel dettaglio, i profitti di questo primo scorcio dell’anno sono risultati in crescita del 15,8% a 84 milioni, a fronte di una raccolta complessiva a 5 miliardi (+16,5%) che è aumentata sia nel Vita (+23,4%) sia nel Danni (+3,3%). Sale però di 2,1 punti percentuale il combined ratio, che si attestato al 95,1%, anche per effetto degli eventi atmosferici prima menzionati. Quest’ultimi hanno pesato per 40 milioni sul risultato operativo che nei nove mesi è sceso a quota 216 milioni, in calo del 6,4%. Per tutto il 2019 la compagnia si aspetta risultati economici «sostanzialmente stabili» rispetto al 2018. Ferraresi ha infine commentato i risultati rimarcando l’intenzione di mantenere fede al piano industriale a suo tempo predisposto da Minali: «L’azienda si sta muovendo in continuità con la strategia di business presentata ai mercati: tutto il team manageriale, i dipendenti e i collaboratori continueranno a lavorare alacremente in questi mesi per rispettare gli obiettivi del piano industriale e ripagare la fiducia dei Soci e degli azionisti».
  • Gli agenti Anagina in campo su Generali
L’Anagina rompe gli indugi e annuncia l’intenzione di investire in azioni del gruppo Generali, sia attraverso gli acquisti dei singoli associati, che attraverso i fondi della cassa previdenziale che per questa iniziativa ha una potenza di fuoco iniziale di 25 milioni di euro. L’annuncio lo ha dato ieri il presidente di Anagina, Davide Nicolao, rivolgendosi agli associati in occasione delle 86esima assemblea nazionale dell’associazione a Venezia. «L’operazione – ha detto Nicolao – riguarderà sia i singoli agenti nelle loro scelte di investimento, sia la loro Cassa di Previdenza che con un patrimonio di 100 milioni di euro, potrebbe indirizzare 20-25 milioni verso l’acquisto di azioni Generali». Questo investimento, ha sottolineato Nicolao, ha un obiettivo preciso, quello di rafforzare la partnership tra la compagnia ed i suoi agenti dopo il successo dell’avvenuta sottoscrizione dell’accordo quadro sul mandato unico e intende confermare “la nostra fiducia sulla solidità del gruppo Generali come dimostrano i risultati della trimestrale». La decisione di investire nei titoli del Leone di Trieste giunge a conclusione di un percorso avviato già un anno fa nell’assemblea nazionale di Firenze.
  • Anima mette a punto strumenti per l’M&A
Anima Holding chiude i primi nove mesi 2019 con utili in crescita, una raccolta in ripresa e mette a punto gli strumenti finanziari anche in ottica di future possibili operazioni strategiche. Sul fronte dei conti, il gruppo attivo nel risparmio gestito ha realizzato al 30 settembre profitti per 102 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto a 12 mesi prima grazie a ricavi consolidati per 255,2 milioni (+4%). Con il dato di ottobre, positivo per 166 milioni, la raccolta netta di risparmio gestito da inizio anno di Anima è tornata ad avere un segno più (40 milioni) compensando i flussi negativi dei primi mesi e portando così le masse a 189 miliardi. «Fino a maggio – ha sottolineato l’a.d. Marco Carreri a Il Sole 24 Ore – il contesto geopolitico e istituzionale è stato sfavorevole, ma da allora si è avviata grazie al buon andamento dei mercati una tendenza positiva proseguita anche a ottobre».
  • Allianz. Nel trimestre utile a 1,9 miliardi
Il gruppo Allianz ha archiviato il terzo trimestre con un utile netto pari a 1,9 miliardi di euro, in crescita dello 0,6 per cento. I ricavi globali sono risultati pari a 33,4 miliardi (+8,1%). Per l’intero 2019 il gruppo assicurativo si aspetta un utile operativo nella parte alta della forchetta individuata precedentemente tra 11 e 12 miliardi di euro. In Italia si è registrato un utile operativo a 877 milioni, con una raccolta a 10,1 miliardi.

  • I pericoli per chi non vuole rischiare
Scarse conoscenze finanziarie, erosione progressiva del risparmio accumulato, strade approssimative per avvicinarsi al mondo degli investimenti. Il quadro che traccia la quinta edizione del Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, presentato ieri a Roma (di cui si parla anche nel quotidiano di oggi) non è dei più entusiasmanti, anche se non mancano aree di miglioramento. Tutte le debolezze dell’investitore italiano fotografate dal rapporto, concorrono ad alzare il livello di rischio dei portafogli. Dal rapporto abbiamo cercato di evidenziare gli aspetti che rendono problematico il rapporto tra gli italiani e il mondo degli investimenti e che per un singolo investitore possono essere un test per capire le aree di miglioramento delle proprie attitudini verso la finanza. In particolare le cinque aree riportate nelle schede in basso sono delle aree in cui porsi il problema di migliorare per chi voglia investire, è essenziale.
  • Compagnie bocciate in innovazione
Innovazione, questa sconosciuta. Verrebbe da dirlo guardando alla percezione che gli assicurati hanno dei rapporti con la propria compagnia. Il dato emerge dall’edizione 2019 dell’Insurance Digital Pulse Check, realizzato dalla società di consulenza zeb , visionata in esclusiva da Plus24. Negli ultimi anni gli assicuratori europei hanno continuato a spingere sulla trasformazione digitale dei rispettivi modelli di business.  Malgrado questa spinta, ai clienti non sono così evidenti i passi in avanti fatti in termini di prodotti, processi o tecnologia. Gli assicurati mostrano interesse per le soluzioni innovative e digitali, ma l’offerta degli assicuratori rimane per lo più tradizionale e con prodotti e servizi digitali di base.
  • Il clima è anche una questione di salute
Il 63,4% degli italiani indica il cambiamento climatico come principale rischio emergente con maggiore impatto sulla società nei prossimi tre anni. È quanto è emerso dalla ricerca di Axa Italia condotta da Episteme, dal titolo «Dal global warming alle nuove sfide per la salute», presentata durante l’Axa Forum 2019 a Milano il 6 novembre. Neppure l’instabilità finanziaria preoccupa così tanto. Scendendo nel dettaglio a livello ambientale i timori maggiori riguardano l’innalzamento delle temperature e i fenomeni di siccità e crisi dell’acqua.
  • Incendi, soltanto il 46% delle case è assicurato
Gli italiani sono un popolo che si preoccupa molto ma poi non si ricorda di stipulare la polizza contro gli incendi. Se infatti continuano a essere pubblicati studi sulle preoccupazioni sanitarie, previdenziali e ambientali (si veda l’altro articolo in pagina), guardando alla diffusione di polizze si scopre che manca ancora il concetto di prevenzione del rischio sui beni più esposti. L’ennesima conferma arriva dall’ultimo focus di Ania sulle protezioni delle abitazioni dagli incendi e dalle catastrofi naturali delle abitazioni civili. Nel Paese in cui l’80% dei nuclei familiari possiede un immobile e dove il mattone rappresenta, per la maggior parte delle famiglie, la forma più rilevante di investimento, solo il 46% delle unità abitative è coperto da una polizza assicurativa contro l’incendio e, quasi in un caso su cinque, si tratta di coperture obbligatorie collegate al mutuo utilizzato per acquistare la casa e a favore della banca che ha concesso il prestito.