Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

logo_mf

Come molti indizi suggerivano, una parte della quota Unicredit in Mediobanca è finita a Leonardo Del Vecchio. Comprando dal accelerated bookbuilding sull’8,4% di Piazzetta Cuccia, Delfin (attraverso Natixis) è balzata dal 7,5% a una soglia molto vicina al 10%. Una mossa che conferma le ipotesi della vigilia: in deal di questo genere infatti il valore delle azioni incorpora solitamente uno sconto attorno al 5-6% per tenere conto del rischio di prezzo, mentre nel caso di Unicredit lo sconto è stato appena del 2% a 10,57 euro. Segno che le banche collocatrici avrebbero già avuto in mano un pesante pre-impegno di acquisto. Il restante 6% del capitale sarebbe finito almeno temporaneamente a istituzionali esteri tra cui BlackRock, Norges Bank, Ubs e Morgan Stanley che avrebbero acquisito piccoli pacchetti dal valore di tre/quattro milioni di euro a testa. Anche perché Delfin o soggetti ultimately owned da Delfin non potranno comunque superare il 10% senza il via libera preliminare della Bce. Se Del Vecchio abbia già presentato regolare richiesta a Francoforte o meno resta un segreto ben custodito sul quale Consob non si è peritata finora di fare chiarezza.
Conti record ed exploit in borsa per Banca Mediolanum, che sui nove mesi ha ottenuto un utile consolidato di 284,8 milioni, in crescita del 5%. Il margine operativo ha raggiunto quota 328 milioni, +49%, e in particolare le commissioni nette sono salite a 612 milioni, +26%, mentre il margine da interessi aumenta del 29% a 176 milioni e riflette il significativo incremento degli impieghi alla clientela retail e il risultato delle attività di tesoreria. Le spese generali e amministrative sono state contenute a un livello appena superiore allo scorso anno (+1% a 396,5 milioni). Il totale delle masse gestite e amministrate ha toccato il record di 81,91 miliardi, +11%, grazie alla raccolta netta e al recupero dei mercati verificatosi durante l’anno. La raccolta netta totale è ammontata a 2,584 miliardi, quella gestita ha raggiunto 2,22 miliardi.
A Piazza Affari il titolo Generali ieri è tornato dopo molti anni a superare quota 19 euro, chiudendo la seduta in rialzo del 3,4% a 19,27 euro, portandosi sui massimi dal gennaio 2009. A dare ulteriore slancio dopo un rialzo borsistico avviato nelle scorse settimane sono stati i conti del terzo trimestre e dei nove mesi, che non hanno deluso le previsioni. Sul titolo si concentra l’attenzione anche per l’appeal speculativo dato dalle mosse di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca, principale azionista dell’assicurazione triestina. Per quanto riguarda i risultati al 30 settembre, i profitti operativi del terzo trimestre sono stati pari a 1,21 miliardi (+12,6%) rispetto agli 1,155 miliardi del consenso. L’utile netto è stato di 374 milioni (-28,9%) a fronte di 417 milioni del consenso e l’utile netto adjusted si è attestato a 562 milioni (+20,3%) con attese pari a 574 milioni.

Aumenta di 236 euro il tetto annuo di retribuzione pensionabile nel 2020. L’incremento è dovuto alla cosiddetta perequazione delle pensioni, che sulla base dell’inflazione 2019 che a quanto sarà fissata in via provvisoria in più 0,5%. Va ricordato che il «tetto» da considerare ai fini del calcolo delle pensioni (la quota retributiva riferita all’anzianità maturata sino al 31 dicembre 2011) continua ad esistere nella sua forma che possiamo definire di base, soglia oltre la quale si applicano aliquote di rendimento ridotte rispetto al 2%. Infatti, la legge n. 297/1982 sancisce il principio secondo cui il limite della retribuzione pensionabile debba essere adeguato annualmente seguendo la disciplina della perequazione automatica prevista per le pensioni. Maggiorando il tetto 2019 dello 0,5%, il «plafond» 2020 sale quindi da 47.143 a 47.379 euro.
Leonardo Del Vecchio sale ancora nel capitale di Mediobanca, avvicinandosi alla soglia del 10%. Secondo quanto riferisce Bloomberg, il patron di Luxottica, che aveva già in mano il 7,5% di Piazzetta Cuccia, ha acquisito, tramite la holding Delfin, un’ulteriore quota del 2,5% attraverso l’operazione di accelerated bookbuilding avviata mercoledì da Unicredit nell’ambito della cessione dell’intera partecipazione dell’8,4% in Mediobanca. 
Utile netto in crescita del 16,6% su base annua a 2,2 miliardi di euro nei nove mesi per Generali. L’utile normalizzato è ammontato a 1,872 mld (+6,2%). La marginalità tecnica danni ha registrato un combined ratio al 92,5%, mentre i profitti dell’asset management sono cresciuti del 20% a 189 milioni. I premi lordi sono aumentati del 3,2% a 51,379 miliardi. La raccolta netta del segmento vita ha superato 10 mld di euro: l’incremento del 24,5% riflette l’andamento positivo in quasi tutti i principali paesi. I premi vita hanno visto un aumento del 2,8%, mentre i premi unit linked sono diminuiti del 6,8%, soprattutto in Italia. I premi danni sono saliti del 4,3%, con il +2,8% del segmento auto e il +4,3% del non auto. Il Solvency Ratio era al 204%. «In un contesto caratterizzato dal perdurare dei bassi tassi di interesse rimane solida la posizione di capitale del gruppo», ha commentato il direttore finanziario Cristiano Borean. «Generali ha conseguito ottimi risultati nei primi nove mesi dell’anno grazie alla crescita di tutte le linee di business. Si confermano le performance tecniche, in particolare nel danni, con un eccellente combined ratio e un’ulteriore crescita dei premi, e nel vita grazie a una solida redditività della nuova produzione e a una raccolta netta in crescita».
Banca Mediolanum ha registrato nei nove mesi un utile netto consolidato di 284,8 milioni di euro, in crescita del 5% su base annua. Il cda ha deciso di distribuire un acconto di dividendo di 21 centesimi ad azione a partire dal 20 novembre. In forte progresso il margine operativo a 328 milioni (+49%). Le commissioni nette sono salite del 26% a 612 milioni e il margine da interessi è aumentato del 29% a 176 mln grazie al forte incremento degli impieghi alla clientela retail e all’attenta gestione delle attività di tesoreria. Il totale delle masse gestite e amministrate è balzato alla cifra record di 81,91 miliardi (+11% rispetto a fine 2018), beneficiando del contributo della raccolta netta e del recupero dei mercati. La raccolta netta totale è stata positiva per 2,584 miliardi, mentre la raccolta netta gestita ha raggiunto 2,22 mld. Il Cet1 si è posizionato al 18,8%, «confermandosi uno dei più alti tra i gruppi bancari italiani», ha evidenziato Mediolanum.

Repubblica_logo

  • Mediobanca ora Del Vecchio sfiora il 10% E guarda Generali
Leonardo Del Vecchio approfitta della vendita dell’8,4% di Mediobanca realizzata mercoledì sera in una sola ora da Unicredit per rafforzarsi come primo socio dell’istituto. Tra chi ha investito, comprando azioni Mediobanca da Unicredit, ci sarebbero grandi nomi come Blackrock, Vanguard, Norges, Ubs. Ma la quota maggiore, un 2,5%, è andata all’imprenditore veneto, acquirente di tutti i titoli che poteva senza violare il tetto del 10% nella banca d’affari, (per salire oltre dovrà chiedere il nulla osta alla vigilanza Bce, e l’istruttoria è in rifinitura). È il secondo arrotondamento di Delfin, sempre più primo socio in Piazzetta Cuccia davanti al 6,7% di Bolloré, che è venditore. Anche su Generali, su cui due anni fa Mustier pareva voler stendere una rete di protezione, ha detto: «È una compagnia molto buona, molto ben gestita. Abbiamo sempre ribadito l’auspicio che resti indipendente, italiana e internazionale». Ma nonostante le dichiarazioni concilianti di Mustier, il caso Mediobanca-Generali agita anche il governo. Il 5 novembre cinque senatori M5s hanno presentato un’interrogazione per sapere «se sia vero che Del Vecchio abbia già avuto un riscontro positivo, pur non avendo ancora inviato in Bce la richiesta, per salire sopra il 10% di Mediobanca e concretizzare un piano su Generali, i cui contorni, finanziari e personali, dipenderanno in particolare dal ruolo di Unicredit, banca guidata dal francese Mustier, primo azionista di Mediobanca e con Del Vecchio in ottimi rapporti».
  • Generali L’utile sale ancora Acquisizioni in vista
A livello di gruppo è salito a 3,9 miliardi, in crescita del 9,1% rispetto all’anno prima. Conti superiori alle stime per Generali , che chiude i primi nove mesi con un utile netto di gruppo di 2.163 milioni (+16,6%). Depurato dalle voci straordinarie, l’utile si attesta a 1.872 milioni (+6,2%). In crescita il risultato operativo a 3,9 miliardi (+9,1%). La compagnia continua a guardare con interesse alle acquisizioni: «Le nostre strategie non sono cambiate. Abbiamo ancora risorse da reinvestire, se troviamo buone opportunità nel ramo danni, nell’asset management ma anche nella protezione e salute», ha sottolineato il general manager di Generali, Frederic De Courtois. Un po’ sotto le previsioni invece l’indice di solidità, il Solvency Ratio, che è sceso al 204% dal 217% dell’intero 2018 (ma è già risalito al 209% a fine ottobre).
  • Milioni e tricolore Così mister Luxottica assalta piazzetta Cuccia
Un assegno da 500 milioni di euro firmato dall’uomo più ricco d’Italia, ma che nessuno pare avere troppa voglia di incassare. Una grande compagnia di assicurazioni dove lavorò Franz Kafka e che adesso deve darsi un futuro. Un duello per un polo di eccellenza della medicina. E poi un alce di peluche che si chiama Elkette. Una realtà che in queste ore scuote nomi simbolo del capitalismo italiano: Unicredit, Mediobanca, Generali, il re degli occhiali (e non solo) Leonardo Del Vecchio. Tutti uniti, anche loro malgrado, in una trama che mescola alta finanza e colpi bassi.
  • Ennio Doris “Non serve fare guerre ma lo statuto pro-manager è superato”
«Io sono contro le guerre, che fanno male anche ai vincitori ». Ennio Doris, socio al 4% di Mediobanca, prova a fare da pompiere nello scontro tra Leonardo Del Vecchio, primo azionista dell’ex-salotto buono, e l’ad di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel. «Il management della società ha fatti un gran lavoro – dice il patron di Mediolanum, azionista al 4% dell’istituto – . Ma cambiare le regole dello statuto per la nomina del consiglio come chiede Del Vecchio non è un tabù». Il numero uno di Luxottica però dovrebbe rivedere le sue critiche sulle strategie di Mediobanca: «Io sono nel capitale da due decenni e ho condiviso tutte le scelte».
Il patron di Luxottica vuol modificare lo statuto che affida al vertice la nomina del cda di Mediobanca e “consiglia” di non campare solo sui dividendi delle Generali e di Compass. È d’accordo?  «La modifica dello statuto la trovo ragionevole. È una clausola inserita con la fusione Unicredit-Capitalia per rinforzare l’indipendenza del management Mediobanca. Ora non è più attuale».
  • Arca e Unipol banca spingono Bper a 522 milioni di utile
Bper, dopo che Unipol banca e Arca holding dal primo luglio sono entrate nel perimetro di consolidamento, ha chiuso i primi 9 mesi del 2019 con un utile netto di 522,9 milioni di euro. A parità di perimetro l’utile è pari a 143,667 milioni di euro, in calo del 59,88% rispetto ai primi nove mesi del 2019. In termini di previsioni, per l’ultima parte dell’anno, i costi della gestione accoglieranno sia gli oneri legati alla manovra del personale a seguito della chiusura dell’accordo sindacale siglato a fine ottobre, sia i costi non ricorrenti sostenuti per l’integrazione di Unipol banca. I ricavi, invece, sono attesi in sostanziale tenuta, grazie – in particolare – alle commissioni relative ai comparti dell’asset management e bancassurance.

corsera

  • Terremoto, paura a L’Aquila. «Faglia ad alta pericolosità»
Una scossa di qualche secondo, ma è bastata per gettare di nuovo nel terrore Lazio e Abruzzo. Il sisma 4.4 Richter alle 18 e 35 di ieri sembra essere andato ben oltre la magnitudo rilevata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha individuato l’epicentro a 14 chilometri di profondità e a cinque chilometri di distanza da Balsorano (L’Aquila), nella frazione Ridotti. Pochi danni — qualche intonaco caduto a Sora, nel frusinate —, tanta paura e centinaia di chiamate ai numeri d’emergenza. Da Roma a Napoli, dove i Vigili del fuoco hanno monitorato fino a sera la situazione (la scossa si è sentita anche ai Castelli, fra Lariano e Velletri, con gente fuggita in strada), senza dover intervenire. Il terremoto, preceduto da una trentina di micro-scosse e seguito da una ventina di repliche, è stato avvertito fino a Sulmona. Come anche a Rieti, Frosinone e L’Aquila.  «Non ci sono danni a persone e cose», ha spiegato, annunciando comunque che gli istituti rimarranno chiusi anche oggi.
  • Mediobanca, Del Vecchio sale Il primo azionista va al 10%
La scalata di Leonardo Del Vecchio a Mediobanca non si arresta: l’84enne patron di EssilorLuxottica ieri è arrivato a un passo dal 10% del capitale dal precedente 7,5% avendo comprato una parte dell’8,4% che Unicredit ha messo in vendita mercoledì sera con un collocamento accelerato. Del Vecchio avrebbe rilevato il 2,5% circa non direttamente da Unicredit, come ha precisato ieri il ceo della banca Jean Pierre Mustier, ma attraverso la banca francese Natixis. Da settembre ad oggi l’impegno finanziario di Del Vecchio è arrivato a circa 1 miliardo di euro. Anche grazie all’appeal speculativo suscitato dal suo ingresso a sorpresa, il titolo Mediobanca da settembre si è ulteriormente rafforzato ed è oggi sui massimi di sempre a 10,59 euro (anche se ieri ha perso l’1,76%). La questione Generali è sui tavoli della politica.
  • Generali, utili a 2,2 miliardi: cresceremo, con disciplina
Risultati in crescita per il gruppo Generali nei primi nove mesi 2019 e il titolo guadagna in Borsa il 3,41% a 19,23 euro, toccando i massimi da 10 anni. Allo sprint della quotazione hanno contribuito sia i conti, migliori rispetto alle attese del mercato, sia gli scenari che si disegnano intorno ai cambiamenti negli assetti azionari di Mediobanca, il principale socio del Leone con il 13%. Ieri però il general manager del Leone, Frédéric De Courtois, in conference call con gli analisti ha risposto con un «no comment» alle domande relative a voci di mercato e stampa e, su possibili azioni di crescita esterna, ha confermato la linea del piano triennale avviato un anno fa: «Le nostre strategie non sono cambiate. Abbiamo ancora risorse da reinvestire se troviamo buone opportunità nel ramo danni, nell’asset management ma anche nella protezione e salute. Siamo consapevoli che i prezzi non sono a buon mercato e per questo manteniamo disciplina».
  • Mediolanum, utile netto a 385 milioni nei primi 9 mesi
Buoni i conti di Mediolanum nei primi nove mesi dell’anno. La banca guidata dall’amministratore delegato Massimo Doris (nella foto) ha fatto registrare un utile netto consolidato pari a 284,8 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto ai 272 milioni dello stesso periodo del 2018. Balzo del 49 per cento a 328 milioni di euro il margine operativo, mentre le commissioni aumentano del 26 per cento a 612 milioni e il margine d’interesse del 29 per cento a 176 milioni. Le masse amministrate sono in crescita dell’11 per cento a 81,9 miliardi, facendo registrare una raccolta totale di 2,6 miliardi. La raccolta netta totale ha raggiunto i 2.584 milioni, mentre la quella gestita ha toccato quota 2.220 milioni.
  • Zurich, cresce del 2% la raccolta del settore danni
Crescita del 2% della raccolta premi nel ramo danni, con 26,44 miliardi di dollari, ma calo dell’11% nel volume della nuova produzione nel vita a 3,17 miliardi. Questi i numeri che il gruppo assicurativo Zurich ha registrato nei primi novemesi dell’anno. La società ha precisato che la raccolta danni, in termini omogenei, fa segnare un +7%, mentre la nuova produzione vita scende del 6%. A fine settembre l’indice di solvibilità Z-Ecm ha raggiunto il 113%, in ribasso di 11 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

 


  • La Borsa fiuta il riassetto e anche Generali sale del 3,4%
L’uscita di UniCredit dal capitale di Mediobanca non avrà, nell’immediato, alcun effetto diretto sulle Generali. Se non quello registrato ieri dal titolo in Borsa che, sulla scorta di possibili scenari di riassetto futuri ancora più che sui conti, ha spinto le quotazioni in rialzo del 3,41% a 19,23 euro, di fatto sui massimi dal 2008. Gli equilibri all’interno della compagnia, e di conseguenza le potenziali mosse strategiche, sono ancora tutti da scrivere. L’azienda, come la maggior parte dei soggetti che operano in settori destinati a fare i conti in maniera radicale con la digitalizzazione, è di fatto di fronte a un bivio: originare un trasformation deal che ne modifichi sensibilmente le dimensioni o puntare su un’operazione nel fintech che ne assicuri lo sviluppo futuro. Ovviamente i punti di vista sono differenti. Leonardo Del Vecchio, azionista rilevante del Leone e ora anche di Mediobanca, a sua volta socia delle Generali con il 13%, ha alle spalle la maxi fusione tra Essilor e Luxottica e in molti si aspettano dunque che guardi a Trieste con lo stesso occhio che lo ha spinto a creare il colosso dell’occhialeria. Anche gli altri colossi si stanno interrogando sul da farsi. Allianz, lo scorso febbraio, per esempio, ha deciso di investire parte delle sue risorse premiando gli azionisti, ossia alzando la cedola e lanciando un piano di buy back da 1,5 miliardi.
  • Del Vecchio a un soffio dal 10% È il primo socio di Mediobanca
Leonardo Del Vecchio compra una parte del pacchetto collocato da UniCredit e si porta a un soffio dal 10% di Mediobanca. Tutto questo mentre proseguono i contatti con Bankitalia e Bce in vista di una autorizzazione che a questo punto potrebbe arrivare secondo alcune fonti nella primissima parte del 2020.
  • Con Delfin solo fondi: ecco a chi è finita la quota di UniCredit
Dopo l’uscita dal capitale di UniCredit Mediobanca ha i due primi azionisti fuori dal patto. Da una parte c’è Leonardo Del Vecchio che ha arrotondato poco sotto il 10%: Natixis che è la banca che ha aiutato Delfin a comprare le azioni ha chiesto il 2,5% nell’accelerated bookbuilding per la vendita dell’8,4% di UniCredit. Dall’altra c’è Vincent Bollorè, che ha limato la sua partecipazione al 6,73%, ma non sembra intenzionato a scendere a breve sotto il 5%. E poi c’è il patto che, senza la banca di Piazza Gae Aulenti, è sceso al 12,5%, con primo singolo azionista Mediolanum. Il resto è mercato. Circa il 6% della quota UniCredit è stato frazionato tra fondi, in gran parte già azionisti di Mediobanca: Norges, Ubs, Vanguard, Morgan Stanley, Alliance Bernstein, Wellington sono alcuni dei nomi.
  • Minali: «Mai tramato per la Spa La mia verità sul caso Cattolica»
«Ho sempre svolto il mio ruolo di amministratore delegato di Cattolica nei limiti delle deleghe che avevo e, come risulta dai verbali dei cda, non ho mai lavorato a favore della trasformazione della cooperativa in Spa. Il dossier Ubi? Io ho proposto al cda di non presentare l’offerta per la bancassicurazione perché avrebbe comportato un aumento di capitale oneroso per i soci di Cattolica Assicurazioni». A pochi giorni dal traumatico ritiro delle deleghe da parte del cda presieduto da Paolo Bedoni, l’ormai ex amministratore delegato di Cattolica Alberto Minali rompe il silenzio e illustra, in questa intervista a IlSole24Ore, la sua verità.
  • Credem. Nei 9 mesi utile netto in aumento del 4,4%
Credem ha registrato un utile netto consolidato di 157,7 milioni (+4,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) nei primi nove mesi 2019, con un Roe annualizzato all’8% e un Cet1 Ratio al 13,7%. Bene anche il rapporto tra crediti problematici lordi e impieghi lordi, al 4,3% e «tra i più bassi del sistema, rispetto all’8% medio delle banche italiane»
  • Zurich Insurance. Verso il superamento dei target 2019
Zurich ha registrato nei primi nove mesi 2019 un aumento del 2% della raccolta premi danni a 26,4 miliardi di dollari, mentre il volume della nuova produzione vita è diminuito dell’11% a 3,17 miliardi e il valore è in calo dell’1% a 728 milioni. «Ci aspettiamo di superare tutti i target che abbiamo fissato nel 2019», commenta il cfo George Quinn.
  • Pensioni, età di vecchiaia a 67 anni fino al 2022
ell’assoluta incertezza su quel che accadrà al termine della sperimentazione di Quota 100, prevista a fine 2021, arriva una notizia concreta per chi punta al pensionamento con i requisiti ordinari della vecchiaia. L’età di 67 anni valida da quest’anno resterà tale fino alla fine del 2022. Il limite anagrafico è stato confermato con un decreto ministeriale sulla base della speranza di vita accertata a consuntivo dall’Istat per l’intero biennio 2017-2018; una variazione risultata inferiore a un mese. L’adeguamento varrà per il biennio 2021-2022 e rappresenta la prima applicazione della norma prevista dalla riforma del 2011, visto che finora gli aggiornamenti per via amministrativa avevano una durata triennale. Nel biennio 2023-2024 il requisito potrebbe aumentare di tre mesi, stando ai requisiti stimati a titolo esemplificativo dalla Ragioneria generale dello Stato nel Rapporto sulla spesa pensionistica pubblicato in settembre. Per accedere alla pensione di vecchiaia, vale ricordarlo, è necessario un requisito contributivo minimo di 20 anni e, in aggiunta, solo per i lavoratori neoassunti dal 1° gennaio 1996 per i quali la pensione è interamente calcolata con il sistema contributivo, l’assegno pensionistico dovrà essere di importo almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale rivalutato in base all’andamento del Pil. Il limite di 67 anni resta valido fino a tutto il 2022 anche per accedere all’assegno sociale.
  • Quota 100 travolge l’Ape volontario Più assegni a scapito dei conti
Da aprile 2018 a giugno 2019 sono state presentate 31.308 domande per l’anticipo pensionistico (Ape) volontario e solo 6.861 cittadini hanno poi effettivamente utilizzato questo strumento. Invece da gennaio a giugno 2019, le domande per il pensionamento con Quota 100 sono state 154.114, quelle accolte 94.777 (senza considerare i dipendenti pubblici la cui prima decorrenza utile era ad agosto). I numeri contenuti nell’allegato al rendiconto sociale Inps, presentato il 5 novembre, dicono che Quota 100 batte Ape volontario 15 a 1, quanto a prestazioni effettivamente erogate. Salvo modifiche normative, la prima sarà disponibile fino al 2021, la seconda sparirà a dicembre.

Handelsblatt

 

  • Zurich difende la regola di compensazione per i vacanzieri Thomas Cook
Dopo l’insolvenza del gruppo di viaggio Thomas Cook, Zurich Insurance continua ad essere inflessibile: l’assicuratore rimborserà solo 110 milioni di euro in questo caso, ha spiegato il CFO di Zurich George Quinn giovedì alla presentazione dei risultati dei nove mesi.
Tuttavia, è improbabile che questa somma sia sufficiente a compensare i vacanzieri interessati.