Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Dopo 73 anni, il Credito Italiano, ora Unicredit, non è più azionista di Mediobanca. Jean Pierre Mustier ha deciso di mettere all’asta la sua partecipazione e a questo punto esce anche l’ultima ex banca di interesse nazionale (Bin, così erano denominate Comit, Credit e Banco di Roma) che aveva contribuito alla fondazione di Mediobanca  nel 1946. Per Jean Pierre Mustier è stato un passo inevitabile. Dopo aver venduto Pioneer, Fineco , le attività in Polonia, la piattaforma di gestione degli npl e persino messo mano alla collezione d’arte, rimanere con in bilancio una partecipazione di minoranza, con scarso peso sulla governance, era difficilmente spiegabile agli stakeholders, rappresentati in questo caso sia dai soci sia dai dipendenti del gruppo, soprattutto alla vigilia di un Piano Industriale che si presenta particolarmente complesso da gestire e con i sindacati già sulle barricate. Un sacrificio storico come la quota in Mediobanca  è un segnale preciso: si sacrificano anche i gioielli pur di tenere in carreggiata Unicredit.
Nel giro di appena un paio di mesi l’irruzione di Leonardo  Del Vecchio e la brusca uscita di scena di Unicredit  hanno scosso profondamente il centro nevralgico della finanza italiana. Notizie che hanno fatto sussultare il titolo Mediobanca  (balzato lunedì scorso ai massimi decennali a quota 10,97 euro) e che non potevano sfuggire all’attenzione della Consob. L’authority avrebbe infatti messo sotto stretto monitoraggio l’andamento delle azioni e gli acquisti fatti nelle ultime settimane. Al momento in ogni caso non si ravvisano specifici profili di illiceità e le iniziative prese consisterebbero in scambi di informazioni con le controparti in campo.
È il venir meno dell’ultimo legame rimasto con una ex Bin. Jean Pierre Mustier aveva detto da tempo che la partecipazione dell’Unicredit  in Mediobanca  non aveva carattere strategico, per cui voci di una possibile dismissione erano già circolate, anche se poi non avevano avuto un seguito concreto. Ora giunge improvvisa la notizia della vendita dell’interessenza, che apre a una situazione decisamente nuova sull’assetto proprietario dell’istituto di piazzetta Cuccia per quanto riguarda le prospettive, mentre si sviluppano le iniziative della Delfin di Leonardo  Del Vecchio, che avrebbe in animo di superare il 10% del capitale della stessa Mediobanca .
Gli agenti di Generali  Italia si preparano a tenere chiuse le agenzie proclamando una serrata per il prossimo lunedì 18 novembre. Una mossa che non ha precedenti nella storia della compagnia assicurativa triestina e che sembra già aver ricevuto adesioni vicine al 90%. Le ragioni dell’iniziativa sono legate alle disfunzioni informatiche che, secondo gli agenti, sarebbero state numerose, a danno dei clienti. Una partecipazione record che segna un passaggio fondamentale nella storia del gruppo Agenti Generali  Italia (Ga-Gi)», hanno fatto sapere gli agenti aggiungendo che «l’agitazione, fortemente richiesta dalla base e indetta dal consiglio direttivo del gruppo agenti Generali , ha ottenuto una forte approvazione dagli agenti aderenti al Ga-Gi che nel corso delle rispettive assemblee regionali hanno manifestato il proprio interesse ad aderire e stanno compiendo le azioni formali per chiudere le serrande e i sistemi informatici delle proprie agenzie nella giornata del 18 novembre». Una mossa che farà rumore è che, in verità, sembra andare anche oltre la questione informatica.
Per la prima volta Poste Italiane  ha approvato la distribuzione di un acconto sul dividendo 2019, annunciato a luglio scorso: si tratta di un anticipo pari a 0,154 euro per azione, corrispondente a un terzo dell’intera somma prevista per il 2019 dal piano, pari a 0,463 euro). Un anticipo reso possibile dalle buone performance dei primi nove mesi dell’anno. L’andamento dei conti del gruppo guidato dall’a.d. Matteo Del Fante ha beneficiato in particolare del traino offerto dalle assicurazioni e dai pagamenti digitali, mentre i servizi finanziari sono rimasti sostanzialmente stabili e il comparto corrispondenza e pacchi ha scontato gli oneri della ristrutturazione in atto.
L’Ivass monitora con grande attenzione ciò che sta succedendo in Cattolica Assicurazioni dopo la revoca delle deleghe all’a.d. Alberto Minali (che resta però in consiglio). Ieri sera l’istituto di controllo del settore assicurativo ha incontrato il presidente Paolo Bedoni e il direttore generale Carlo Ferraresi che giovedì 31 ha preso le deleghe di Minali. L’Ivass ha chiesto chiarimenti sulle ragioni dell’avvicendamento e ha ricevuto rassicurazioni sulle strategie della compagnia, che ha già ribadito in più occasioni di voler andare avanti nel piano industriale messo a punto proprio da Minali. Un dialogo costruttivo che Cattolica si è impegnata a mantenere costante
Il cambiamento climatico irrompe al primo posto in cima alla lista dei temi prioritari per gli italiani. Tre su quattro pensano che abbia un impatto diretto sulla propria salute, consapevoli che si tratta di una sfida collettiva che ha impatti direttamente sulla loro vita. Sono alcune delle principali evidenze emerse dalla nuova ricerca di Axa Italia condotta da Episteme, dal titolo «Dal global warming alle nuove sfide per la salute», presentata ieri a Milano durante l’Axa Forum 2019.
  • Perché il risk management in Italia stenta a decollare
Nonostante siano sempre più internazionalizzate e presentino un portafoglio finanziario poco diversificato, le medie imprese manifatturiere italiane faticano a considerare il risk management come leva competitiva, rinunciando così ad un miglioramento delle performance. Questo il dato principale emerso dal VII Osservatorio Cineas-Mediobanca sulla diffusione del Risk Management nelle medie imprese italiane, i cui risultati sono stati illustrati ieri presso l’Aula De Donato del Politecnico di Milano da Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Area Studi Mediobanca e a.d. di R&S-Ricerche e Studi S.p.a Il rapporto ha rivelato che, sebbene si abbini un roi del 10,3% contro il 7,8% medio e ad un export del 55,3% contro una media del 46%, una gestione del rischio strutturata appartiene solo al 12,9% delle aziende analizzate, mentre la restante parte vi ricorre in modo per lo più sporadico e disorganizzato.

Il medico specializzando è responsabile delle sue attività ed è quindi perseguibile per legge. Il neo laureato non è un mero esecutore di ordini e risponde delle sue azioni anche se non è in grado di portare a termine il compito; se lo specializzando non rifiuta lo svolgimento del compito se ne assume la piena responsabilità. È quanto stabilito dalla Corte di cassazione, terza sezione civile, con la sentenza 26311/2019 dello scorso 17 ottobre. La vicenda riguarda una donna ricoverata in una casa di cura che era stata affidata a uno specializzando perché il medico di riferimento era in missione all’estero. Il giovane medico le aveva prescritto delle iniezioni di gestone che hanno portato al ricovero d’urgenza della paziente e al conseguente aborto.
Una piccola conquista per la difesa dei diritti dei giovani, ottenuta grazie anche alle iniziative intraprese dall’A.n.co.t . Un atto di giustizia sociale soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. È stato questo l’obiettivo che si è posto da oltre due decenni l’A.n.co.t «evidenziando le criticità della gestione separata Inps», ha detto il presidente onorario Arvedo Marinelli, «contribuendo con le nostre competenze e professionalità a indicare, nel pieno rispetto dei ruoli e delle funzioni di ognuno, le nostre proposte finalizzate a migliorare uno strumento previdenziale estremamente importante». La lenta marcia della gestione separata Inps verso una previdenza più equa soprattutto per i giovani professionisti inizia con la riforma Dini. Nel 1996, è partita la gestione separata Inps per i lavoratori autonomi privi di una Cassa di previdenza poi allargata ad altre categorie quali i professionisti dipendenti e professionisti iscritti ad albi.
Unicredit scioglie lo storico legame con Mediobanca e azzera l’intera partecipazione dell’8,4% detenuta nel capitale di Piazzetta Cuccia. Da tempo, l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, aveva derubricato la quota a mero investimento finanziario, lasciando intendere la volontà di liquidare la posizione non appena i corsi azionari avessero superato i valori di libro pari a 9,89 euro. Le azioni Mediobanca hanno messo a segno un’impennata nelle ultime settimane (ieri hanno chiuso gli scambi a 10,78 euro, in calo dell’1,06%), con l’ingresso nel capitale della Delfin di Leonardo Del Vecchio, che ha costruito una posizione del 7,52%. Da inizio anno il rialzo è stato di circa il 45%. Questo ha giocato a favore dei piani di Unicredit, che ancora una volta riesce a fare cassa in vista dell’imminente piano strategico, atteso all’inizio di dicembre. Agli attuali valori l’operazione vale intorno a 800 milioni di euro.
Poste italiane ha archiviato i nove mesi con un utile netto di 1,083 miliardi di euro, in crescita del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. I ricavi sono saliti dell’1,7% a 8,089 miliardi e il risultato operativo è ammontato a 1,54 mld (+2,1%), con le masse gestite a 540 miliardi. Nel terzo trimestre i ricavi sono stati pari a 2,568 miliardi (+1,8%) e l’utile netto a 320 milioni (-0,4%). I servizi assicurativi hanno ottenuto ricavi per 423 milioni (+16,5%) e il comparto Pagamenti, mobile e digitale è migliorato del 10,6% a 171 milioni. 

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  • Poste, in crescita polizze e risparmio gestito
Il gruppo Poste Italiane ha chiuso i primi 9 mesi dell’anno con una sostanziale tenuta sia del giro d’affari (in crescita dell’1,7%, a quota 8 miliardi), sia dell’utile netto (+2,6%, a quota 1 miliardo). Poste ha ottenuto questo risultato anche grazie alla vendita di polizze assicurative, alle prestazioni nei servizi digitali e all’aumento delle commissioni legate al risparmio gestito. In base ai numeri comunicati ieri al mercato, il gruppo guidato da Matteo Del Fante distribuirà il 20 novembre un acconto sul dividendo pari a 0,154 euro (rispetto a una cedola di 0,463 euro per fine anno). Per Del Fante, Poste «raggiungerà per fine anno tutti gli obiettivi prefissati». Bene il settore assicurativo: salgono sia i ricavi (a 1,2 miliardi, +16,5%) sia gli utili (+24,5% a 519 milioni).
  • Ora la public company è più vicina ma Nagel dovrà affrontare Del Vecchio
Via Unicredit, il primo socio forte e pure ingombrante, che nel giro di qualche ora saluta, incassa e se ne va senza apparenti rimpianti. E via le teorie del complotto che da settimane alimentavano le mezze voci tra redazioni, “spin doctor” della finanza e cda e davano l’Unicredit guidato da Jean Pierre Mustier in non troppo segreta sintonia con Leonardo Del Vecchio che il 17 settembre si era presentato a sorpresa in Mediobanca con una bella quota di capitale in mano e ambizioni strategiche – lamentano a piazzetta Cuccia – ampiamente superiori alla suo pur rispettabilissimo 7,5%. Il percorso dal salotto al mercato, dai «debitori di riferimento» ai fondi internazionali, che dopo l’uscita di Unicredit arrivano al 40% del capitale, per lui è una buona notizia anche se lo stesso Nagel sostiene da tempo che Mediobanca è già a tutti gli effetti una «public company». Adesso la sua sfida è convincere tutti i soci non solo Del Vecchio, che diventa comunque primo azionista della banca e che no è esattamente un fan dell’amministratore delegato – che la strada imboccata da tempo è quella giusta. E dunque meno banca d’affari, che in piazzetta Cuccia a differenza di quel che ritiene il patron di Luxottica considerano un business destinato a dare scarse soddisfazioni reddituali, e sempre più settori meno blasonati ma più redditizi, come il credito al consumo – sì proprio la plebea cessione del quinto dello stipendio – o la banca online. E poi sempre una attenta vigilanza sul Sacro Graal della casa: quel 13% di Generali che stacca ottimi dividendi e che a parole si potrebbe anche lasciare, ma nei fatti poi…

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  • Polizze e raccolta, utile delle Poste a 1,08 miliardi
Sono due i dati da tenere d’occhio. Nei primi nove mesi del 2019 Poste Italiane registra un risultato operativo «normalizzato» e un utile netto «normalizzato» in crescita, rispettivamente, del 10,5% e del 10,4%. Alla fine del terzo trimestre il valore dell’utile netto si attesta dunque a 1,08 miliardi di euro (891 milioni se normalizzato) mentre il risultato operativo raggiunge 1,54 miliardi (1,28 al netto di partite straordinarie). La trimestrale approvata dal gruppo guidato da Matteo Del Fante segna una crescita complessiva dei ricavi a quota 2,56 miliardi (+1,8%), che portano il fatturato dei primi nove mesi dell’anno a 8,08 miliardi (+1,7%). L’andamento dei conti è sostenuto dalle attività nel settore assicurativo, che cresce del 16,3% in termini di ricavi (1,21 miliardi), e nei servizi di pagamento digitale, dove Poste ottiene un aumento dei ricavi del 9,8%, pari a 477 milioni. Il business dei servizi finanziari mostra nei primi nove mesi del 2019 un lieve calo dei ricavi a 3,83 miliardi (-1,1%), che però in termini di utile netto si traduce in margini in crescita a 440 milioni (+3%).
  • Mediobanca, addio di Unicredit. Mustier fa cassa: 800 milioni
Svolta storica in Mediobanca: Unicredit, primo azionista con l’8,4%, vende l’intero pacchetto azionario, da tempo considerato una «partecipazione finanziaria». La mossa, che vale 800 milioni, ridisegna l’assetto di Mediobanca e, a cascata, della sua principale partecipazione, Generali. Piazzetta Cuccia diventa sempre più public company, anche se avrà un nuovo primo azionista, Leonardo Del Vecchio. Il patron di EssilorLuxottica era entrato nel capitale a settembre e ora è al 7,52% attraverso la holding lussemburghese Delfin. Il collocamento rafforza la componente di investitori istituzionali che sostiene il ceo Alberto Nagel. La logica è che adesso il ruolo di protettore di Generali come «italiana, indipendente e quotata in Italia» — mantra ripetuto dal banchiere francese in questi mesi — ora passa a Del Vecchio, che possiede anche il 5% della compagnia. Secondo alcuni scenari, Del Vecchio starebbe per chiedere alla Bce di salire oltre il 10% in Mediobanca. Potrebbe per quella via voler spingere Generali verso una maxi-fusione con un altro player europeo, come Allianz o Axa.

  • UniCredit, addio a Mediobanca: l’intera quota venduta in un’ora
Un matrimonio di 73 anni archiviato in un’ora. Con quello che in gergo finanziario si chiama «acceletared bookbuilding», UniCredit ieri sera a mercati chiusi ha infatti venduto l’intera partecipazione dell’8,4% che deteneva in Mediobanca per una cifra che gira intorno agli 800 milioni di euro. L’operazione è stata annunciata intorno alle 19. E un’ora dopo Bank of America, Morgan Stanley e UniCredit Cib, cioè le banche che erano state incaricate di curare il collocamento accelerato, già cantavano vittoria: la domanda per il pacchetto di azioni – hanno scritto in un messaggio girato alle sale operative alle 20,15 – era a quell’ora superiore all’offerta. La vendita era insomma già andata abbondantemente in porto. A rendere possibile questo collocamento lampo – per loro stessa ammissione – è stato l’ordine d’acquisto di un (o più di uno) grosso investitore. Domanda «anchor», la definiscono con il linguaggio freddo della finanza. Insomma: qualcuno che ha comprato una grossa fetta del pacchetto. Chi sia, però, è ancora un mistero.
  • Poste Italiane migliora gli utili Sì a un acconto sul dividendo
I conti dei 9 mesi hanno battuto le attese degli analisti mostrando una sostanziale tenuta, non scontata in un regime di tassi negativi e nel pieno della trasformazione industriale del gruppo Poste, che punta su e-commerce, servizi finanziari e assicurativi online e pagamenti digitali. «Siamo sulla buona strada – ha commentato Del Fante – per raggiungere gli obiettivi del 2019 in tutti i segmenti di business». I ricavi nei 9 mesi sono aumentati dell’1,7%, a quota 8 miliardi, e l’utile del 2,6%, a quota 1 miliardo. Sulla base dei numeri approvati ieri dal board, la società si prepara a distribuire il prossimo 20 novembre un acconto sul dividendo pari a 0,154 euro (rispetto a una cedola complessiva di 0,463 euro per azione prevista per fine anno). Nel settore assicurativo i ricavi salgono del 16,5% (1,2 miliardi; +24,5% l’utile a 519 milioni). Più 6% i servizi di telefonia mobile, mentre i servizi finanziari segnano nel complesso una flessione dell’1,1% (3,8 miliardi). Al contempo, però, crescono del 12,4% le commissioni legate al risparmio gestito e alla vendita di mutui e prestiti per conto terzi. A fine settembre l’indice Solvency II per Poste Vista si attesta al 295 per cento.

  • I disastri naturali costeranno cari ad AXA XL nella seconda metà dell’anno
AXA ha annunciato mercoledì sera che la sua divisione AXA XL è stata esposta ad un livello di richieste di risarcimento relative ai disastri naturali (uragano Dorian, Typhoons Faxai e Hagibis, in particolare), “superiore alla media” nel terzo trimestre e all’inizio del quarto trimestre, “principalmente nella riassicurazione”. Di conseguenza, il gruppo francese annuncia il gruppo francese, specializzato nel ramo Danni/Infortuni commerciali e nella riassicurazione “dovrebbe registrare nella seconda metà del 2019 sinistri per circa 0,4 miliardi di euro al di sopra del livello normalizzato per le catastrofi naturali”. Nei primi nove mesi dell’anno, AXA ha registrato un aumento del 5% dei ricavi a 79,7 miliardi di euro.

Handelsblatt

 

  • Swiss Re valuta l’ingresso in China Pacific
Swiss Re sta valutando la possibilità di acquisire una partecipazione in China Pacific Insurance (Group) Co. (CIPC). “Swiss Re conferma che è allo studio un potenziale investimento in CPIC”, ha dichiarato mercoledì il gruppo zurighese. Non è stato raggiunto un accordo definitivo, ma è proseguito. Swiss Re ha tuttavia dichiarato che non è prevista l’emissione di nuove azioni o la messa a disposizione di un potenziale investitore di azioni del proprio portafoglio.
L’anno scorso, i colloqui con l’investitore tecnologico giapponese Softbank che entra a far parte di Swiss Re erano falliti. Gli svizzeri, che all’epoca erano ben capitalizzati, avevano escluso l’emissione di nuove azioni per una possibile transazione e non volevano trasferire le azioni dalle loro proprietà ai giapponesi.
  • Il portale di confronto Joonko attacca il leader di mercato Check24
I portali di confronto stanno diventando sempre più importanti per gli assicuratori. Ora un nuovo player sta minacciando i concorrenti. Joonko è una creazione dello sviluppatore aziendale Finleap. Nella prima fase i clienti possono confrontare le tariffe solo nell’assicurazione auto. Ci sono 24 compagnie per il momento, mancano ancora i leader di mercato HUK-Coburg e Alleanz.
  • AXA Leben mantiene stabile la partecipazione agli utili
Nonostante il persistere di tassi d’interesse negativi, Axa mantiene il tasso d’interesse attuale al di sopra della media di mercato. Per il quarto anno consecutivo, è stato del 2,9%. “Quest’anno la situazione sui mercati dei capitali è ulteriormente peggiorata. Grazie alla nostra solidità finanziaria siamo comunque in grado, per il quarto anno consecutivo, di mantenere il tasso d’interesse attuale ben al di sopra della media di mercato”, ha dichiarato Thilo Schumacher, membro del consiglio di amministrazione di AXA-Deutschland.