Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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La notorietà di chi diffama e il ruolo pubblico del diffamato fanno lievitare i risarcimenti a favore delle vittime e lo stesso capita in relazione alla maggiore risonanza mediatica delle offese; e i risarcimenti in caso di violazioni dell’onore individuale si collocano su una media di 26 mila euro.
Non è un’impresa facile, ma anche la reputazione delle persone deve essere prezzata nei tribunali. Anzi, più si diffondono e sono alla portata di tutti i mezzi di comunicazione facilmente accessibili e in grado di diffondere in un istante a livello planetario qualunque cosa salti in mente, più emerge prepotente l’esigenza della tutela risarcitoria di chi viene dileggiato, seppure postuma (dopo che il danno è fatto).
Tenta di razionalizzare l’approccio a un tema così scivoloso l’Osservatorio della giustizia civile di Milano, nell’ultima edizione delle tabelle per il calcolo del risarcimento del danno da diffamazione a mezzo stampa e con altri mezzi di comunicazione di massa.
La sottrazione di curriculum vitae di profili professionali dalla banca dati un’azienda che svolga attività di executive search e il trasferimento ad altri professionisti di una società concorrente configura una ipotesi di concorrenza sleale della quale rispondono non solo gli autori materiali del fatto ma anche l’impresa cui questi attengano.
È quanto ha stabilito il Tribunale di Milano, sezione Imprese con la sentenza n. 8246/2019 del 23 maggio scorso (pres. Marangoni, rel. Macchi)
Il caso, che ha visto contrapposte due importanti società di executive search e due dipendenti passati da una (la ricorrente) ad altra (convenuta), riguarda una condotta, spesso temuta in occasione di passaggio di professionisti tra imprese concorrenti, ritenuta contraria all’art. 99, comma 1 Cpi e 2049 cc.
Quando non c’è un danno risarcibile, è superfluo discorrere dell’esistenza o dell’inesistenza di una condotta colposa del personale sanitario, perché – in ogni caso – difetta uno dei presupposti della responsabilità. Lo ha ribadito la Corte di cassazione, sez. III, nell’ordinanza n. 24514 depositata il 1° ottobre 2019.
Nel caso di specie, un utente del servizio sanitario si era recato in ospedale per un intervento programmato, ma un problema organizzativo aveva fatto saltare l’appuntamento. Adiratosi e, addirittura, invocato l’ausilio delle forze dell’ordine, il paziente si era visto fissare una nuova data, di lì a pochi giorni, per il trattamento.

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“Diciamo la verità, in Italia sia le fabbriche prodotto assicurative che le piattaforme di distribuzione hanno bisogno di un profondo rinnovamento. Il settore è in uno stato di immobilismo, manca un’apertura decisa al cambiamento e questa è anche una delle ragioni che vedono l’Italia come uno dei paesi più sotto assicurati d’Europa e dei paesi industrializzati». Massimo Marinelli, neoamministratore delegato di Ibl Assicura, non usa troppi giri di parole. Va diritto al cuore del problema: per vendere più prodotti assicurativi bisogna svecchiare il settore. Ibl Assicura è la società di distribuzione di prodotti assicurativi di Ibl Banca, l’istituto di credito specializzato nei finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio, leader di mercato con una quota stimata del 15% (e che ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro di impieghi). Ora l’ad della banca, Mario Giordano, ha deciso di entrare nel business assicurativo e ha dato incarico proprio a Marinelli di svilupparlo. Marinelli è stato chiamato per la sua precedente esperienza in Allianz, che lasciò per creare una sua società come imprenditore. Ora con il nuovo ruolo ha il compito di incrementare l’attività distributiva di Ibl Assicura nelle vesti di top manager.
A Generali piacciono gli asset di Axa nell’Europa orientale. Il Leone di Trieste starebbe infatti guardando le compagnie in mano al gruppo francese in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Queste imprese raccolgono, insieme, circa 800 milioni di premi nei rami danni.
La tendenza aumenterà in futuro con un forte impatto sulle spese e sui risparmi. Ci sono 1,8 milioni di persone in più che hanno superato i 65 anni, e un milione che ha varcato la soglia degli 80.
Ad accendere un faro sul fenomeno sono stati Tendercapital e Censis, autori di uno studio sui buoni investimenti dal titolo “la sliver economy e le sue conseguenze”.
Il numero di incidenti mortali è in riduzione del 21 per cento in Europa, ma l’obiettivo del dimezzamento è lontano. I migliori punteggi per la sicurezza stradale li registrano Regno Unito, Danimarca e Irlanda. L’Italia sotto la media. Nel 2018 oltre 25 mila persone hanno perso la vita o hanno riportato ferite gravi a seguito di incidenti avvenuti sulle strade dell’Ue. Questo significa che sarà molto difficile raggiungere l’obiettivo di dimezzare le vittime entro il 2020, nonostante iI numero di incidenti mortali sia in riduzione del 21% rispetto al 2010 e dell’1% rispetto al 2017. A sostenerlo è la Commissione europea che ogni anno redige una statistica dettagliata per monitorare il numero delle morti sulle strade del Vecchio Continente. I passeggeri auto costituiscono il 46% del numero totale di vittime degli incidenti, mentre l’altro 46% è rappresentato dagli utenti vulnerabili della strada.

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  • Maltempo, danni da Nord a Sud
L’ondata di maltempo che ieri s’è abbattuta sull’Italia ha creato danni e disagi da Nord a Sud del Paese. In alcune regioni però il fenomeno è stato più forte. Come in Liguria, Campania e Toscana. Qui il territorio ha fatto i conti con esondazioni, allagamenti e cedimenti stradali. Una tromba d’aria ha investito Lavagna facendo saltare il tetto di numerose abitazioni: nove le persone evacuate. Difficile la situazione anche in Campania. Punte fino a 140-150 millimetri di pioggia in meno di 12 ore si sono registrate in provincia di Caserta, Avellino e Salerno, provocando allagamenti e smottamenti. Scuole chiuse in molti comuni del salernitano. Il sindaco di Nocera ha fatto evacuare 100 famiglie. Ai residenti di alcune zone di Avellino è stato detto di non uscire di casa. Pioggia e forte vento hanno piegato Napoli. Ci sono stati ritardi e cancellazioni al servizio della Circumvesuviana e sono stati sospesi tutti i collegamenti con le isole (Capri potrebbe rimanere completamente isolata). Lavoro intenso per i vigili del fuoco in Toscana nelle province di Pisa e di Empoli: più di 30 le chiamate per denunciare allagamenti. Alberi caduti, rami, pali elettrici, cornicioni e tegole pericolanti e decine di auto in panne a Roma e provincia. Più di 150 gli interventi dei vigili del fuoco e 500 quelli della polizia locale. In Lombardia, fitte nevicate in Valtellina e Valchiavenna hanno reso le strade percorribili solo con catene montate. Nel pomeriggio, una frana di cento metri cubi di fango, massi e detriti ha provocato l’isolamento di Vezio di Perledo, sul ramo lecchese del lago di Como.

Si chiama Borgo 4.0, avrà strade intelligenti e veicoli a guida autonoma. La sede? Non una metropoli internazionale, in Cina o nella Silicon Valley, non l’avanzata Milano, ma l’Alta Irpinia. È in Campania che Paolo Scuderi, patron del gruppo Adler e presidente di Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), ha immaginato di far nascere una «città del futuro», cablata e aperta a alle nuove tecnologie, a cominciare dalla connessione 5 G. Il progetto, cofinanziato dalla Regione Campania (46 milioni di euro già stanziati), prevede di trasformare una fetta del territorio in un laboratorio industriale di ricerca e sviluppo internazionale, che studi la mobilità elettrica e autonoma, ma anche sistemi di rilievo e monitoraggio in tempo reale.
È un mercato in forma quello delle assicurazioni italiane. Dopo il +3,2% realizzato nel 2018 in termini di raccolta, il mondo delle polizze è in crescita anche quest’anno.
Secondo le ultime stime di Ania, a oggi i premi raccolti stanno facendo registrare un incremento del 2,6 per cento. Un trend che, come evidenziato da uno studio di Accenture, va ben oltre la media europea degli ultimi cinque anni (-0,9% tra il 2013 e il 2018).
  • Patrimoni. Siamo ricchi ma anche poveri
Le famiglie italiane sono sempre più facoltose. L’agiatezza misurata in immobili e rendita batte il fatturato prodotto dal paese: è il paradosso di un sistema di stagnazione da 20 anni che non ha confronto con le realtà occidentali più avanzate. Pericoli e opportunità secondo il Global Wealth Management di Credit Swisse
  • Affaire Mediobanca. I tre rebus di Leonardo
I tempi della Vigilanza (per salire fino al 20%?), il mercato e anche un po’ di politica: perché Del Vecchio non guarda solo al piano Nagel. Per spezzare l’assedio di Del Vecchio, Nagel potrebbe ricorrere a due mosse estreme: la distribuzione di Generali agli attuali soci oppure una fusione

  • Omicidi stradali, la stretta non abbatte gli incidenti
Ormai si può dire senza paura di sbagliare: la legge sull’omicidio stradale (la 41/2016) non ha contribuito a ridurre la mortalità. Lo dicono i dati sui primi tre anni di applicazione (da marzo 2016): lo scorso anno gli incidenti con lesioni a persone sulle strade italiane sono stati 172.553, appena l’1% in meno del 2015 e quelli mortali sono calati solo del 4,6%, passando da 3.236 a 3.086. Numeri che hanno a che fare anche con l’andamento fisiologico degli eventi: nel 2017 gli incidenti erano aumentati rispetto al 2015. Che gli effetti della legge sulla mortalità sarebbero stati scarsi lo dicevano anche le previsioni: se già gli inasprimenti sulle normali sanzioni (quelle per chi commette un’infrazione) lasciano il tempo che trovano perché non ci sono alte probabilità di incappare in controlli, a maggior ragione non si può pretendere deterrenza da pene anche severissime che scattano solo per chi causa un evento perlopiù inatteso come un incidente mortale o con feriti. Dunque, non si potevano pretendere miracoli dalla legge 41. Che va considerata per quello che è: un modo per punire in modo effettivo chi causa incidenti, rispondendo al bisogno di giustizia dei parenti delle vittime, spesso umiliati dall’atteggiamento di pirati della strada che, pur processati, evitano il carcere.
  • La ricongiunzione con più chance avvicina la pensione
Cambia il panorama degli strumenti di pensione dei liberi professionisti. Il mutamento di prospettiva è arrivato con la recente sentenza della Corte di Cassazione (la n. 26039), intervenuta per rispondere alla richiesta di un commercialista di muovere i propri contributi verso la Cassa previdenziale di categoria in cui risultava iscritto. Rispetto alla richiesta di una ricongiunzione onerosa ai sensi della legge 45/1990, la particolarità del quesito sottoposto ai giudici stava nel fatto che i contributi da trasferire erano quelli accantonati dal libero professionista nella gestione separata dell’Inps.
  • I costi rateizzabili e deducibili incentivano il trasferimento
La sentenza della corte di Cassazione non ha in alcun modo modificato le norme già in vigore per la ricongiunzione, cassando soltanto l’orientamento di Inps. Secondo l’Istituto, dal momento che per le pensioni contributive esistono già due strumenti gratuiti (cumulo e totalizzazione) che consentono di sommare i contributi della gestione separata Inps con quelli delle Casse, la facoltà di ricorrere alla ricongiunzione per la gestione separata non sarebbe dovuta essere riconosciuta. L’orientamento della Suprema corte ha ritenuto tale indirizzo non fondato su alcuna norma esplicita, ma basato sulla presunzione che la cumulabilità dei periodi accantonati nel metodo contributivo ‘giustificasse’ l’esclusione della ricongiunzione.
  • Pensioni integrative sempre soggette a tassazione separata
Le somme erogate dai fondi pensione integrativi beneficiano del regime di tassazione separata (articolo 11, comma 6, del Dlgs 252/2005) in quanto tali fondi sono forme di previdenza complementare. È questo, in sintesi, quanto hanno stabilito i giudici della Ctp di Pescara con la sentenza 357/1/2019 (presidente Scimè, Relatore Papa). Il caso sottoposto all’esame dei giudici abruzzesi riguarda un ex dipendente dell’Inail che percepiva, oltre al trattamento pensionistico, anche un trattamento integrativo erogato da un fondo del medesimo istituto. In particolare, tale pensione integrativa veniva cumulata con il trattamento pensionistico e assoggettata a tassazione ordinaria nella misura dell’87,50% del suo ammontare. Il contribuente, tuttavia, riteneva che il trattamento pensionistico integrativo dovesse essere invece assoggettato a tassazione separata in quanto erogato da un fondo di previdenza complementare. Per tali ragioni, il contribuente aveva richiesto il rimborso all’ufficio, impugnando poi il silenzio rifiuto formatosi sull’istanza.