Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Assimoco SogniSicuri è un contratto di assicurazione sulla vita, una tariffa mista rivalutabile a premi unici ricorrenti. Le prestazioni del prodotto assicurativo sono legate al rendimento della gestione separata Futuro Protetto ed è prevista la possibilità di effettuare versamenti aggiuntivi. Si tratta di riflesso di una scelta molto difensiva, finalizzata a non andare incontro a volatilità in merito alla componente finanziaria della polizza. La polizza ha il chiaro obiettivo di creare un piano di accumulo per i bisogni futuri della famiglia, in particolare i figli focalizzandosi sul per-corso di studi, soggiorni all’estero, avvio dell’attività professionale e acquisto della casa. In caso di separazione dei genitori offre la possibilità di utilizzare quanto accumulato quale contributo per il mantenimento dei figli stessi. Il valore del capitale complessivamente assicurato dipende dai rendimenti della sola gestione separata e al contratto viene attribuita una rivalutazione annua pari al rendimento certificato della gestione stessa, al netto di una commissione di gestione fissa pari all’1,20% annuo. La compagnia garantisce peraltro, anno dopo anno per tutta la durata contrattuale, la conservazione del capitale assicurato (misura minima garantita) investito nella gestione separata Futuro Protetto e dunque la rivalutazione in ciascun anno non potrà mai risultare negativa. Il contraente, al momento della sottoscrizione, deve scegliere la durata della polizza, che oscilla tra un minimo 10 anni e un massimo di 25 anni.
Tutela Mix di Amissima Assicurazioni è una polizza sulla vita in forma mista a premio annuo rivalutabile. Il prodotto assicurativo prevede che il premio annuo, come sempre al netto dei costi che va a comporre il capitale assicurato, venga investito nella gestione separata denominata C. Vitanuova, che presenta un profilo di rischio giustamente molto contenuto. L’obiettivo di questo prodotto assicurativo è costruire, attraverso un piano di risparmio pluriennale, un capitale alla scadenza stabilita, garantendo ai beneficiari designati, in qualsiasi momento, una somma di denaro in caso di premorienza dell’assicurato. In caso di decesso dell’assicurato, al beneficiario designato in polizza verrà così liquidato il capitale assicurato rivalutato all’ultima ricorrenza annua di polizza che precede la data di decesso, secondo un meccanismo di rivalutazione predeterminato.
Mefop: il trend dei fondi ora è adottare uno degli obiettivi Onu e allocare risate per raggiungerlo.
I fondi pensione, in quanto investitori istituzionali, sembrano essere sempre più sensibili all’investimento SRI. «Gli investitori previdenziali esteri hanno, già da tempo, manifestato grande sensibilità nei confronti della sostenibilità degli investimenti e integrato l’adozione dei criteri Esg nella propria asset allocation», conferma Stefania Luzi, Responsabile dell’Area Economia e Finanza del Mefop, la società costituita dal ministero dell’Economia e delle Finanze per lo sviluppo del mercato dei Fondi pensione.
La cifra, enorme, la ricorda il presidente di Intesa Sanpaolo , Gian Maria Gros-Pietro, che in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio ha dichiarato: «Con 9.743 miliardi di euro di ricchezza cumulata, gli italiani si confermano un popolo che l’arte del risparmio ce l’ha nel Dna». Le parole di Gros-Pietro svelano una realtà che da tempo è chiara allo Stato, ossia che il risparmio degli italiani è un vero e proprio petrolio a cui attingere quando i conti non tornano. Come i risparmiatori hanno dovuto sperimentare dall’inizio della grande crisi finanziaria del 2008 ogni nuova manovra è stata occasione per mettere un nuovo balzello su immobili o investimenti. Nemmeno i titoli di Stato si sono salvati perché l’imposta di bollo riguarda anche i Btp.
Dopo il ribaltone al vertice di Cattolica Assicurazioni  la sfida che Verona ha davanti sarà quella di tenere ferma la fiducia degli investitori, primo tra tutti quel Warren Buffett che sull’arrivo di Alberto Minali, a giugno del 2017, aveva creduto fino al punto di diventare il primo azionista della compagnia con il 9%. L’inaspettata revoca delle deleghe all’amministratore delegato da parte del cda della compagnia di Verona, con il passaggio di consegne al dg Carlo Ferraresi, annunciata nella sera del 31 ottobre, sono state una doccia fredda per il titolo in borsa, che venerdì 1 è sceso di oltre il 5%, il peggiore del listino. Gli analisti non hanno mancato di sottolineare i rischi dello strappo plateale. Come quello della defocalizzazione del gruppo, che potrebbe rallentare l’esecuzione del business plan che guarda al 2020, i cui target erano stati recentemente definiti da Minali raggiungibili, ma anche ambiziosi alla luce del contesto sfidante dei tassi di interesse.

Più di 8 mila nuovi clienti e 2,5 miliardi di euro tra mutui, leasing e factoring a sostegno dei progetti di crescita delle pmi italiane: sono i principali risultati ottenuti da Credem nei primi due anni e mezzo di attività attraverso la struttura dedicata alle aziende con fatturato fino a 5 milioni di euro. La divisione è guidata da Gabriele Decò, responsabile commerciale small business. Sono attivi 55 centri small business, che si affiancano alle filiali e ai centri per le imprese di maggiori dimensioni, nei quali operano 500 addetti specializzati nell’erogazione di servizi. I centri small business di Credem hanno raggiunto 8.400 nuovi clienti e hanno sostenuto la crescita delle imprese clienti con 900 milioni di euro di mutui, 500 mln di leasing e 1,1 miliardi di euro di operazioni di factoring.
«Non cambia nulla nella strategia di business e continueremo a lavorare per rispettare gli obiettivi del piano industriale già approvato dal cda e presentato al mercato»: lo ha detto ai suoi collaboratori, secondo fonti di mercato, il direttore generale di Cattolica assicurazioni, Carlo Ferraresi, dopo avere ricevuto le deleghe dell’amministratore delegato. «I numeri dei primi due trimestri ci confortano e, se non interverranno eventi negativi, ci fanno prevedere un anno positivo».
Una (parziale) retromarcia sul fringe-benefit per le auto aziendali. Questo sembra essere il senso della nuova versione dell’art. 78 contenuta nelle ultime bozze della legge di bilancio 2020.
La situazione attuale. La disciplina vigente in materia di fringe benefit per autoveicoli, motocicli e ciclomotori ai lavoratori dipendenti, prevede in capo agli stessi un maggior reddito di lavoro dipendente in misura pari al 30% della percorrenza convenzionale di 15 mila Km valorizzati in base delle tariffe Aci periodicamente aggiornate, al netto di eventuali somme trattenute al dipendente. Questa previsione, contenuta nell’art. 51 co. 4 lett. a) del Tuir era stata da ultimo modificata nel 2007. Tutti gli operatori interessati, ovvero i datori di lavoro, ma anche gli stessi lavoratori destinatari della stessa, effettuavano le scelte in merito alle c.d. «auto aziendali», sulla base di prassi e conteggi ormai consolidati.
Obbligo di tracciabilità per la detrazione Irpef per le spese mediche solo se sostenute presso strutture private non convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Sarà sempre possibile invece utilizzare i contanti per l’acquisto di medicinali o dispositivi medici e protesi. Nessuna rimodulazione, infine, della percentuale di detrazione, sulla base dei redditi posseduti, in ipotesi di spese sanitarie sostenute da soggetti affetti da gravi patologie, che danno il diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria.

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  • Allarme sulle coste brasiliane per 3 mila tonnellate di petrolio
Si chiama Laskarina Bouboulina, è lunga 276 metri e può trasportare fino a 164mila tonnellate tra petrolio e merci. Batte bandiera greca ed è di proprietà della Delta Tankers Ltd, armatore con base al Pireo. Sarebbe lei la responsabile del più grave disastro ambientale nella storia del Brasile: lo sversamento nell’Atlantico di oltre 3.600 tonnellate di greggio mentre navigava 395 miglia al largo delle coste del grande Paese sudamericano. Un vero sfregio alla natura. Il petrolio, di origine venezuelana, è stato trascinato a terra dalle correnti scorrendo a mezzo metro di profondità. Dopo un mese, il 30 agosto scorso, aveva contaminato oltre 1.200 chilometri di costa, colpendo 9 Stati, 80 comuni, 130 spiagge e 200 località turistiche e peschiere.
  • Cattolica paga la cacciata dell’ad Minali
Mentre il Ftse Mib faceva +1% Cattolica segnava -4,4%, afflitta dai commenti critici degli analisti. Imi ha messo sotto esame il titolo perché «sta svanendo la possibilità di trasformarsi in Spa, che il mercato aveva come opzione a medio lungo termine», oltre al fatto che siamo nel mezzo del piano a tre anni. E Intermonte: «Cambiamento inatteso che potrebbe generare incertezza nel breve». Prima del closing un rimbalzino s’è visto dopo che Carlo Ferraresi, dg che ha avuto le deleghe tolte all’ex di Generali, ha detto: «Non cambia nulla, rispetteremo gli obiettivi del piano», quindi utile operativo 2020 fino a 400 milioni. L’azionista tali cifre le guarda molto. Il “socio”, che nelle mutue vota pro capite e non pro quota, guarda altro. Paolo Bedoni, presidente in auge dal 2006, guarda intanto al suo potere scorrere lento.

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  • Auto aziendali, chi pagherà di più
Cambia la norma della Legge di Bilancio che inasprisce la tassazione, a carico dei dipendenti, sulle auto aziendali. Prima ancora di inviare il testo in Parlamento, dove la stessa maggioranza annuncia altre modifiche, il governo ha ridotto l’aggravio fiscale sulle auto in funzione del loro impatto sull’inquinamento. Le imposte triplicheranno solo per le auto che emettono più di 160 grammi di CO2 al chilometro, lo stesso limite oltre il quale da quest’anno scattano le tasse ecologiche (da 1.100 a 2.500 euro) sull’acquisto e resteranno invariate solo per le auto ibride ed elettriche. Raddoppiano, invece, per tutte le altre, tra le quali anche auto di media cilindrata. Il regime, però, potrebbe applicarsi solo sulle nuove auto date in uso ai dipendenti.
  • La famiglia di Andrea contro Boeing. «Sapevate che l’aereo era difettoso»
Decollato alle 6.20 del mattino dalla capitale indonesiana (le 00.20 in Italia) con destinazione Pangkal Pinang il Boeing 737 Max della low cost asiatica ha fatto perdere le sue tracce dopo tredici minuti. Secondo il rapporto finale dell’inchiesta — pubblicato lo scorso 25 ottobre — Boeing e Lion Air hanno avuto delle responsabilità. Tre giorni dopo la famiglia di Andrea — assistita dagli avvocati Filippo Marchino e Margherita Giubilei dello studio legale californiano The X-Law Group — ha depositato al tribunale di Chicago una causa di 83 pagine contro Boeing. Sarà l’unico contenzioso legale negli Usa: le altre vertenze, per un principio anglosassone, passeranno per i tribunali indonesiani data la nazionalità delle altre vittime. I legali accusano il colosso aerospaziale americano di aver venduto un aereo difettoso, di averlo consegnato alle compagnie senza far sapere che c’era il sistema anti-stallo, di non aver spiegato ai piloti come spegnerlo e di aver costruito un software che privilegiasse il computer nei «conflitti» con l’uomo.

  • Auto aziendali, la stretta colpisce di più i redditi medio-bassi
Non convince la frenata del Governo sulla stretta che si intende dare alla tassazione del fringe benefit legato alle auto aziendali. La rimodulazione dell’aumento del chilometraggio che si presume fiscalmente come uso privato – e quindi finisce nel reddito imponibile del dipendente o dell’amministratore – è stata precisata nelle bozze del disegno di legge di Bilancio circolate ieri, ma non ha smorzato le critiche degli operatori. Né le preoccupazioni dei lavoratori: comporta un raddoppio diffuso della tassazione, che colpisce di più i redditi medio-bassi. Negli esempi delle tabelle a destra, nell’ipotesi più frequente l’aggravio pesa quasi per l’1,8 su un reddito di 50.000 euro e per l’1% su un reddito doppio. Si può arrivare a oltre il 6% nelle ipotesi più sfavorevoli. E se si considerassero redditi sotto i 50.000 euro, l’effetto si vedrebbe ancor più.
  • Cattolica paga l’uscita di Minali Dubbi sul piano, il titolo cede il 6%
Il titolo della compagnia ha lasciato sul terreno il 4,41%, chiudendo a quota 7,47 euro. A pesare sull’andamento azionario potrebbero essere le uscite dei fondi, desiderosi di alleggerire la presa dopo l’addio di Minali, che viene letto come l’abbandono ai progetti di una possibile trasformazione in Spa della cooperativa. «Non serbo rancore nei confronti di coloro che mi hanno tolto la fiducia professionale, convinto che si tratti di una decisione profondamente sbagliata – ha detto Minali in un lettera inviata ai dipendenti – Nel breve volgere di poco più di due anni di intensa attività , posso dirvi con orgoglio che il nostro Piano Strategico ha avviato un importante processo di trasformazione del nostro modello di business e siamo diventati di nuovo una azienda profittevole nel settore assicurativo, capace di crescere in un contesto difficile, aperta alle sfide, radicata sul territorio di riferimento». «Non cambia nulla nella strategia di business – avrebbe detto invece Ferraresi ai collaboratori – e continueremo a lavorare per rispettare gli obiettivi del piano industriale già approvato dal Cda e presentato al mercato. I numeri dei primi due trimestri ci confortano e se non interverranno eventi negativi ci fanno prevedere un anno positivo».

  • All’Aim ora manca la spinta dei Pir
Le piccole medie aziende i gestori di fondi comuni le hanno scoperte da tempo, ma non sono tantissimi i prodotti tradizionali specializzati su questo settore, complice anche la scarsa copertura da parte degli analisti, che tende a rendere queste imprese meno note ai più. Il vero e proprio faro su questo segmento è stato acceso con la creazione dei Pir, i piani individuali di risparmio, nel gennaio 2017. Sono stati loro ad alimentare l’interesse verso un segmento spesso trascurato dai grandi investitori e a rientrare tra i principali investitori nel tessuto delle piccole medie imprese nostrane. L’ingresso dei Pir sul mercato italiano oltre ad aver dato più visibilità al comparto delle Pmi, ha incrementato l’attività di analisi e ricerca e aumentato il volume degli scambi (e quindi la liquidità) sull’Aim. Non solo. Molti imprenditori italiani, vincendo la diffidenza che li contraddistingue si sono avvicinati al mercato dei capitali, identificando nei piani individuali di risparmio un canale di finanziamento alternativo a quello tradizionale bancario.
  • Pensioni più sostenibili L’85% dei fondi va sul green
Gli investimenti responsabili stanno conquistando in modo trasversale tutti i grandi investitori e in particolare quelli che nel mondo devono gestire, e poi versare, i soldi delle pensioni. Ultimo rapporto in ordine di tempo a certificare questa tendenza è il «Global Perspectives on Responsible Investing 2019» del gruppo Aon. Un’indagine realizzata ogni anno fra fondi pensioni aziendali, istituti di previdenza pubblici, fondazioni ed endowment (le fondazioni universitarie). Nel 2019 gli analisti di Aon hanno scandagliato gli umori di 229 investitori istituzionali con sedi nell’Europa continentale, UK, Stati Uniti e Canada. Dalla survey emerge che è aumentata in modo notevole la propensione verso gli investimenti responsabili: «Nel nostro rapporto del 2018 – si legge nel documento – veniva evidenziato che il 68% degli intervistati valutava come “abbastanza importante” l’investimento responsabile per la propria organizzazione. Nel 2019 quella percentuale è balzata all’85 per cento». Il cambio di paradigma è evidente.
  • Le perplessità dei consulenti sul decreto proposto dal Mef
Arriva l’ultimo tassello atteso a livello normativo regolamentare per dare piena operatività all’Albo Unico dei consulenti finanziari. Il Mef ha posto in pubblica sottoscrizione lo schema di decreto con i requisiti richiesti per poter svolgere l’attività di consulente finanziario. Requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza e patrimonialità necessari a vario titolo per poter svolgere l’attività di consulenza in materia di investimenti nella diversa veste di consulenti autonomi, Scf e consulenti che operano con un mandato per conto di un intermediario. La bozza di decreto è stata al centro del dibattito della conferenza istituzionale del FeeOnlySummit19, la nona edizione del Congresso nazionale della consulenza indipendente che si è svolto a Verona in settimana. In particolare è stato sollevato il tema dell’assicurazione a copertura della responsabilità civile che i consulenti finanziari autonomi e le Scf devono stipulare per i danni derivanti da negligenza professionale. Era già prevista per i consulenti autonomi una copertura di almeno un milione di euro per ciascuna richiesta di indennizzo e di 1,5 milioni di euro per le richieste totali in un anno. Cifra quest’ultima che sale a 5 milioni per le Scf. E se un consulente autonomo lavora per una Scf non deve stipulare la copertura personale, un po’ come previsto per i consulenti abilitati all’offerta fuori sede che lavorano per una banca o per altro intermediario.
  • L’educazione finanziaria raddoppia
È stato difficile non sentir parlare di educazione finanziaria in questo mese di ottobre appena concluso. La seconda edizione dell’appuntamento organizzato dal Comitato nazionale per l’educazione finanziaria, guidato da Annamaria Lusardi, ha visto organizzati in tutta Italia 602 eventi (oltre venti al giorno), il doppio rispetto allo scorso anno. Un fenomeno diventato “di moda”, nonostante l’accento formativo su un argomento che in genera riserva più preoccupazioni che soddisfazioni. O, per meglio dire, in materia di denaro è più facile ricordare crack e delusioni, che successi e guadagni, come gli esperti di finanza comportamentale e neuroscienza hanno appurato negli ultimi anni. Un fenomeno, quello dell’educazione finanziaria, che resta nella coda dell’occhio dell’attenzione generale, ma che lontano dai riflettori riesce a incontrare un interesse che viene riconosciuto da chi è in cerca di informazione utile per tutelare il proprio risparmio e prevenire scelte errate e truffe finanziarie.
  • «L’insurtech non distruggerà i broker»
«Il mondo dell’intermediazione assicurativa sta vivendo un delicato momento di passaggio. I ritmi iper-veloci del processo di digitalizzazione, le ampie possibilità di offerta garantite dall’insurtech, oltre alle disposizioni normative come Gdpr e Idd, aprono le porte a scenari difficili da decifrare». A dirlo è Luca Franzi de Luca, presidente dell’Aiba che il 29 ottobre ha festeggiato i suoi primi 50 anni nella storica dimora Villa Necchi Campiglio a Milano e, nell’occasione, ha presentato il nuovo logo. Il traguardo è importante in un momento storico in cui si aprono scenari imprevedibili. Da quel lontano 29 ottobre 1969, quando dieci società di brokeraggio formalizzarono l’atto di nascita di Aiba e approvarono il primo statuto dell’associazione, il mondo si è trasformato in maniera radicale. È cresciuta anche Aiba che oggi conta oltre mille aziende iscritte, eterogenee tra loro per dimensioni e attività, che rappresentano in termini di volumi oltre l’80% di quanto complessivamente intermediato dalla categoria sul mercato italiano.
  • Assoreti: raccolta positiva per 1,6 miliardi grazie al gestito
La raccolta netta di settembre delle reti di consulenti finanziari è positiva per 1,6 miliardi di euro, in flessione rispetto ai +2,7 miliardi di agosto. Come comunica Assoreti, l’86% dei volumi netti coinvolge i prodotti del risparmio gestito che totalizzano +1,37 miliardi, sostanzialmente allineati al mese precedente (+1,9%). Il saldo netto delle movimentazioni sulla componente amministrata del risparmio è invece pari a +216 milioni di euro, con una flessione congiunturale significativa rispetto ai +1,36 miliardi di agosto, determinata principalmente dalle vendite realizzate sui titoli di debito. I flussi in uscita di maggiore consistenza si registrano sui titoli di Stato, le obbligazioni e gli strumenti del mercato monetario. Il maggiore apporto al risparmio gestito arriva invece dal comparto assicurativo: i volumi complessivi di raccolta risultano pari a 871 milioni,con un aumento del 76% rispetto al mese precedente. La crescita coinvolge tutte le tipologie di polizze: i premi netti versati sulle unit linked ammontano a 380 milioni, con un incremento congiunturale dell’82%, quelli sulle polizze vita tradizionali raggiungono i 304 milioni, in crescita del 44%, mentre i volumi netti realizzati sulle polizze multi-ramo risultano più che raddoppiati a 186 milioni.