Nei giorni scorsi la Gdf ha bussato alle porte di Luxottica L’obiettivo: acquisire documentazione sugli acquisti nell’istituto dopo le dichiarazioni fatte alla Commissione. Il ruolo di Unicredit
di Luca Gualtieri

Con il blitz dello scorso 17 settembre Leonardo Del Vecchio si è candidato non solo ad assumere una posizione di primo piano in Mediobanca , ma anche a giocare un ruolo determinante in quelle Generali che già lo vedono azionista forte al 4,86%. Una manovra molto ambiziosa se è vero che, dopo aver rastrellato titoli fino al 9,9%, Mr. Luxottica vorrebbe ora superare la soglia di qualifying holding e marciare speditamente verso il 20%, Bce permettendo. Certo è che nelle ultime dieci settimane le manovre dei soci, nuovi e vecchi, hanno surriscaldato le azioni di Piazzetta Cuccia, portandole ai massimi dal 2009 con vorticose girandole di acquisti. Una situazione di fronte alla quale Consob non poteva esimersi dall’intervenire, sollecitata anche da una crescente pressione istituzionale. Il monitoraggio sarebbe iniziato subito dopo il blitz di settembre per poi intensificarsi nelle ultime settimane, in concomitanza con l’uscita di Unicredit dal capitale e con la salita di Del Vecchio al 9,9%.
L’obiettivo? Accertare il pieno rispetto del Tuf (in particolare della disciplina sugli acquisti di concerto disciplinata dall’articolo 109) e valutare gli effetti del blitz sulla stabilità della banca. In circostanze di questo genere sono molti gli strumenti nella cassetta degli attrezzi di Consob che, oltre a richiedere documentazione e sentire rappresentanti delle società coinvolte, può coinvolgere la magistratura nell’attività ispettiva. In particolare, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la Commissione avrebbe inviato una segnalazione alla Procura di Milano, coordinando poi un sopralluogo della Guardia di Finanza negli uffici di Luxottica (e c’è chi sostiene anche nella sede di Unicredit ). Al momento non si conosce il contenuto degli atti ma, secondo quanto trapela, la Consob avrebbe acceso un faro sugli acquisti di Delfin e degli altri veicoli coinvolti nella scalata a Mediobanca alla luce delle dichiarazioni precedentemente fatte da diversi protagonisti della vicenda in Consob e in Banca d’Italia.
L’alto livello di attenzione è più che giustificato: l’acquisto di una partecipazione significativa in una banca da parte di un socio industriale resta una circostanza molto rara tra gli istituti vigilati dal Single supervisory mechanism. Il timore delle authority in situazioni di questo genere è che il nuovo azionista possa rappresentare un fattore di instabilità con conseguenze negative sulla gestione. In quest’ottica va letta l’ostilità della Bce alle iniziative degli attivisti che, almeno finora, si sono visti bloccare ogni manovra ostile sugli istituti di credito.
Nel caso di Mediobanca l’apprensione è alimentata dal fatto che gli acquisti di Del Vecchio e una sua eventuale salita sopra il 10% non sono stati concordati con gli amministratori e andrebbero anzi a scardinare un assetto proprietario che finora ha garantito l’indipendenza del management. Un’indipendenza a cui è legata gran parte della strategia della merchant, dal rapporto con la clientela alla gestione del franchise. A complicare ulteriormente la situazione è l’intreccio tra Mediobanca e Generali : con in mano una robusta partecipazione nella merchant, Del Vecchio potrebbe vedersi contestare un controllo di fatto su Trieste incorrendo così in restrizioni Antitrust.
Se insomma l’ingresso di Mr. Luxottica in Piazzetta Cuccia rappresenta una forte discontinuità, è plausibile che ora Consob voglia fare chiarezza sulla strategia di lungo termine del nuovo azionista. Non solo perché Delfin (controllata da una persona fisica di 84 anni) non ha un’esperienza specifica nel settore bancario, ma anche perché le poche dichiarazioni fatte finora da Del Vecchio sembrano in contraddizione tra di loro. Se uno statement dello scorso 9 ottobre metteva sotto accusa le scelte industriali di Mediobanca , subito dopo la presentazione del nuovo piano industriale il numero uno di EssilorLuxottica ha manifestato piena approvazione per la nuova strategia. Certo è che in passato i regolatori europei hanno mostrato di non gradire un approccio monocratico alla gestione delle banche, incoraggiando al contrario la dialettica tra gli amministratori e tra le diverse funzioni aziendali.
Altro fronte particolarmente delicato è quello dei rapporti tra Delfin e Unicredit , fino a poche settimana primo azionista di Mediobanca all’8,4%. A Consob non saranno sfuggiti i molteplici punti di contatto tra la banca e la galassia Del Vecchio: dalla partecipazione che fino a qualche anno fa garantiva all’imprenditore una rappresentanza nel board di piazza Gae Aulenti all’asse nella partita Ieo fino ai rapporti finanziari intercorsi tra Unicredit e le società coinvolte nella scalata a Mediobanca . Senza considerare che il direttore generale di Unicredit Luxembourg Giovanni Giallombardo è oggi amministratore di Essilorluxottica e Delfin. Relazioni che spingono a chiedersi se e in quale misura la banca fosse a conoscenza delle strategie dell’imprenditore di Agordo. Tanto più che nell’ambito del collocamento della quota Unicredit , Del Vecchio ha acquistato dalla banca un ulteriore 2,5% di Mediobanca . Spetterà insomma a Consob fare chiarezza anche su questo punto specifico e, più in generale, gettare luce sulle zone d’ombra dell’intera vicenda nell’interesse di tutte le controparti coinvolte e soprattutto del mercato. (riproduzione riservata)

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