Il nuovo piano industriale di Piazzetta Cuccia prevede acquisizioni. L’istituto pensa a un grande deal, finanziato con risorse interne o riducendo la quota Generali. Le ipotesi di Mediolanum e Azimut. Strategia che spiazzerebbe Del Vecchio. Consob indaga sulle mosse dei soci
di Luca Gualtieri

Il futuro di Mediobanca sarà soprattutto nel wealth management e la strategia di crescita potrebbe passare attraverso una grande operazione di m&a. Questo è il messaggio lanciato ieri dall’amministratore delegato Alberto Nagel presentando il nuovo piano industriale al 2023. Un documento che si pone in continuità con le strategie seguite finora, a partire dalla diversificazione della base ricavi e dalla forte scommessa sui business capital light ad alto apporto commissionale come le gestioni e il credito al consumo.
La strategia, ha spiegato il ceo, potrebbe prevedere anche operazioni straordinarie di grandi dimensioni per le quali Mediobanca si tiene aperto un ampio ventaglio di opzioni operative. L’istituto è infatti in grado di sostenere con risorse interne fusioni con 25-30 punti base in termini di impatto patrimoniale. Al di sopra di questi valori, ha spiegato Nagel, Mediobanca dovrebbe fare ricorso alla vendita della quota Generali , in tutto o in parte, senza dimenticare la possibilità di emettere nuove azioni per pagare almeno parte dell’esborso in carta. «Possiamo fare un mix di queste cose», ha sottolineato il ceo, precisando comunque che «oggi non ci sono ipotesi, né contatti in corso». Vero è comunque, suggerisce qualcuno, che un’integrazione in tempi rapidi sarebbe una contromossa efficace per spiazzare Leonardo Del Vecchio e la sua impetuosa scalata. Aggregando un’altra realtà di dimensioni consistenti Mediobanca potrebbe infatti diluire il presidente di EssilorLuxottica che già oggi è attestato al 9,9%, ma potrebbe presto scattare verso il 20%, previa autorizzazione della Bce.
L’arrocco però dovrebbe scattare in tempi brevi perché, se Del Vecchio raggiungesse o superasse il 20%, avrebbe in mano un numero sufficiente di azioni per bloccare qualunque operazione straordinaria in assemblea. Lo scenario comunque è suggestivo e, in linea teorica, i candidati per un deal non mancherebbero. Qualche investitore internazionale ad esempio ha scommesso su Mediolanum che, oltre a essere un azionista storico di Piazzetta Cuccia (oggi ha il 3,3%), opera in alcune delle aree di business su cui Nagel sta scommettendo. Al momento però il ceo ha messo le mani avanti: «Conosco la famiglia Doris da 25 anni e abbiamo grande stima del gruppo ma, in concreto, non abbiamo mai parlato di un’operazione». Un altro potenziale target sulla carta potrebbe essere Azimut , per la sua forte presenza nel wealth management. Di certo un’operazione straordinaria è l’unica possibilità che Mediobanca si tiene aperta per smontare il 13% detenuto in Generali : senza una grande fusione all’orizzonte, ha ribadito Nagel, la vendita della quota «finanziariamente non ha senso. È un asset molto importante nel nostro bilancio e anche una responsabilità perché siamo un operatore italiano che tiene molto al fatto che Generali abbia testa e cuore in italia, ma uno sviluppo internazionale». Il banchiere è peraltro intervenuto anche sull’italianità della compagnia, un tema tornato negli ultimi giorni di stretta attualità per le istituzioni: «In Generali c’è un azionariato italiano che ha quasi il 30%. Se ne parla tanto come di una società scalabile, ma in realtà è il soggetto più presidiato di tutti».
Quanto al piano, Mediobanca prevede di registrare una crescita del 4% medio annuo dei ricavi da qui al 2023 fino a raggiungere quota 3 miliardi. Una progressione analoga è stimata per l’utile per azione, mentre la remunerazione complessiva degli azionisti dovrebbe salire del 50% fino a 2,5 miliardi: per 1,9 miliardi in dividendi e per altri 300-600 milioni con operazioni di buyback. Il gruppo punterà molto sulla crescita interna investendo in risorse umane e in tecnologia. In arrivo ci sono 1.000 addetti (400 dei quali effettivi) in gran parte promotori finanziari di CheBanca! Anche la rete di Compass crescerà con un balzo dei punti vendita da 200 a 350 in gran parte in franchising e non mancheranno le assunzioni di private banker. Strategie particolarmente apprezzate dagli analisti e dalla borsa dove il titolo Mediobanca ha guadagnato il 2,01% a 10,6 euro.
Nessun commento invece sui rapporti su Delfin: «Parliamo con tutti gli azionisti e non indichiamo con chi parliamo». Vero è comunque che sulle mosse di soci ed ex soci della merchant Consob ha acceso un faro per ricostruire con attenzione i movimenti delle quote negli ultimi due mesi. Secondo indiscrezioni non confermate nei giorni scorsi i rappresentanti di Delfin sarebbero stati ascoltati dai vertici della commissione presieduta da Paolo Savona. (riproduzione riservata)

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