Nei prossimi giorni il presidente Bedoni e l’ad Ferraresi andranno negli Usa per fare in modo che Buffett confermi il suo 9% nel capitale della compagnia. Intanto spunta il nome di Agrusti
di Anna Messia

Spunta il nome di Raffaele Agrusti nella partita che ruota intorno a Cattolica Assicurazioni . Il manager, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe stato contattato dai veronesi subito dopo la defenestrazione di Alberto Minali. Un primo contatto per ora che potrebbe aprire nuovi scenari per la compagnia, se ci sarà un seguito. Per Agrusti, ex amministratore delegato di Generali Italia e cfo di Rai e oggi al comando della mutua trentina Itas, Cattolica potrebbe essere l’occasione giusta per tornare al timone di un gruppo quotato. Mentre per il presidente della compagnia, Paolo Bedoni, il manager potrebbe essere l’uomo giusto per dare di nuovo un segnale forte al mercato che Cattolica vuole crescere. Si vedrà. Intanto a gestire la delicata fase di passaggio dopo l’uscita di Minali c’è il direttore generale Carlo Ferraresi, che in questi anni si è fatto conoscere e apprezzare. Per lui ci sarà subito una partita da sbrogliare la prossima settimana con un volo già prenotato Verona-New York. Dall’altra parte dell’Oceano, ad aspettare il vertice di Cattolica Assicurazioni , ci sarà Ajit Jain, che per conto della Berkshine Hataway di Warren Buffett, di cui è vicepresidente, segue le operazioni assicurative. E’ l’uomo che nell’ottobre 2017, convinto dell’accelerazione che sarebbe stata impressa alla compagnia di Verona da Minali, suggerì di rilevare il 9% del capitale.
Il tumultuoso ritiro delle deleghe a Minali dello scorso 31 ottobre non è stato quindi evidentemente gradito e probabilmente neppure compreso, visto che il manager ex Generali , arrivato al timone della compagnia a giugno 2017, ha consentito a Cattolica di chiudere il miglior bilancio degli ultimi dieci anni e i risultati dei primi nove mesi 2019 hanno confermato l’efficacia del lavoro svolto, con raccolta complessiva a 5 miliardi di euro (+16,5 per cento) e utile netto in crescita del 15,8% a 84 milioni. Numeri eccellenti, che però, evidentemente, non sono bastati. Lo scontro si è acceso sulla governance e ora Ferraresi dovrà convincere l’Oracolo di Omaha (il soprannome di Buffett sui mercati) che le promesse saranno rispettate nonostante l’uscita di Minali. L’incontro avverrà all’interno di un road show di Borsa Italiana negli Stati Uniti. Già nei giorni scorsi Ferraresi ha avuto del resto un ruolo di garante di fronte ai mercati, ai dipendenti e all’autorità. Ai primi due ha promesso che il piano industriale 2018-2020 che era stato messo a punto dall’ex ad sarà rispettato. Ma nei giorni scorsi Ferraresi Paolo Bedoni hanno avuto anche un incontro con l’Ivass, l’autorità di controllo del settore, per spiegare le motivazioni che hanno portato il consiglio a dare il benservito all’amministratore delegato nonostante i buoni risultati industriali. Non questioni legate alle performance, appunto, ma una divergenza di visione su più fronti, dall’organizzazione societaria agli scenari strategici. Un’uscita che sembra aver colto di sorpresa la stessa autorità di controllo che ha avuto la notizia del cambio della guardia al vertice di Cattolica solo a cose fatte.
L’impegno, con l’autorità, è stato quello di continuare ad avere un dialogo costante anche nelle prossime settimane con Ferraresi chiamato appunto ad avere il ruolo di garante nel segno della continutià. Il manager del resto, lavora in Cattolica da oltre sette anni e la compagnia la conosce decisamente bene. Entrato nel 2012 dopo un passato nel settore bancario (Credit Agricole e Abn Amro) e nella consulenza (Deloitte) era vice direttore generale e direttore finanza (dal 2012 al 2014) quando a novembre 2014, con Giovan Battista Mazzucchelli amministratore delegato, Cattolica decise di lanciare un maxi aumento di capitale da 500 milioni di euro. Fondi che sono poi in parte serviti per acquisire Fata Assicurazioni ma anche per investimenti della compagnia, per esempio nell’informatizzazione.
Quando Minali ha preso il timone di Cattolica, a giugno 2017, tra i manager che hanno avuto un avanzamento di carriera c’è stato lo stesso Ferraresi, che il luglio successivo è stato promosso direttore generale, assumendo la responsabilità sui canali distributivi, dagli agenti, alla bancassicurazioni, al terzo settore. Un comparto fondamentale per una compagnia cooperativa come l’assicurazione di Verona che nello statuto specifica che per avere la qualifica di socio è indispensabile professare la religione cattolica. Ferraresi l’assicurazione ce l’ha nel dna di famiglia, con padre stimato dirigente delle Assicurazioni Generali , proprio come il fratello. Importante è stata la sua prima esperienza professionale a Londra per Generali dove ha approfondito le tematiche riassicurative.
Dopo un Mba full time di due anni alla Sda Bocconi, Ferraresi è tornato di nuovo nella compagnia di Trieste dove ha lavorato in staff all’amministratore delegato dell’epoca Gianfranco Gutty insieme con giovani dirigenti rampanti delle Generali come il futuro ceo Giovanni Perissinotto, Sergio Balbinot (ora in Allianz ) e Raffaele Agrusti, con i quali mantiene tutt’ora ottimi rapporti. (riproduzione riservata)

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