Il consiglio di amministrazione conferisce i poteri dell’ad al dg Ferraresi. La guerra sulla governance della compagnia assicurativa di Verona si chiude con un colpo di scena: 14 consiglieri su 16 ritirano il mandato al top manager che aveva portato Buffett nell’azionariato
di Anna Messia

E’ finita con un colpo di scena la battaglia sulla governance che si era aperta in Cattolica Assicurazioni da diversi mesi. Ieri il cda della compagnia di Verona ha revocato all’ad Alberto Minali le deleghe operative e ha conferito tutti i poteri al direttore generale Carlo Ferraresi. «Il consiglio di amministrazione ha constatato e preso atto che si è progressivamente verificata una divergenza di visione con l’amministratore delegato per quanto riguarda l’organizzazione societaria, gli scenari strategici e i rapporti con i soci e col mercato, con la conseguenza di una non fluida, distesa e positiva posizione dell’amministratore delegato verso il cda e una non sufficiente sintonia e organicità nelle rispettive competenze», hanno fatto sapere dalla compagine presieduta da Paolo Bedoni.
La sensazione è che il manager, molto apprezzato dal mercato e dagli analisti, arrivato al timone della società a giugno del 2017, abbia spinto troppo forte l’acceleratore sul cambiamento in una compagnia che resta molto radicata sul territorio: 14 consiglieri su 16 votanti sono stati favorevoli alla revoca (tranne Rosella Giacometti e Cesare Brena). Non certo per ragioni legate ai risultati finanziari raggiunti, che sono stati apprezzati. Il motivo principale di scontro è stata la governance, con nuove scintille che si sono accese nei giorni scorsi quando alcuni azionisti avevano chiesto l’accesso al libro soci. Un cambiamento che pure era partito ad aprile del 2018, quando è stato consentito ai soci di capitale di partecipare alla gestione ed è stato accolto il modello monistico, tagliando i consiglieri da 23 a 14. La questione governance era finita anche nel mirino di Ivass, l’istituto di controllo del settore, che aveva esplicitamente chiesto di inserire competenze tecnologiche e di Fintech nel cda, fissando anche l’attenzione sul numero di mandati svolti in un’ottica di ricambio. Minali aveva portato nell’azionariato della compagnia anche Warren Buffett, diventato primo socio con oltre il 9% del capitale. La sua operazione più significativa è stata indubbiamente l’alleanza con Banco Bpm mentre la compagnia, nelle scorse settimane, ha scelto di ritirarsi dalla competizione per Ubi e anche su questa mossa non sarebbero mancate le divergenze di vedute col cda. Il timone, con un segnale di continuità, passa a Ferraresi, dal 2012 nel gruppo inizialmente come direttore finanza e Investor relator. Minali, almeno per ora, resta in consiglio. (riproduzione riservata)

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