La città conta 219 società innovative e nel 2019 ha attratto il 52% degli investimenti tech dei venture capital in Italia. Ora si candida a diventare l’hub europeo del fintech e dell’insurtech
di Francesco Bertolino

Per ogni euro investito in Italia in società tecnologiche, 52 centesimi finiscono a Milano. Negli ultimi anni il capoluogo lombardo è diventato il polo di attrazione del Paese per capitali e talenti, ampliando il divario con le altre città. Una supremazia certificata dal report State of European Tech 2019, elaborato dal fondo inglese Atomico in collaborazione con lo studio legale Orrick e Slush.
Secondo la ricerca, Milano ha attratto 282 dei 540 milioni di dollari investiti quest’anno dai venture capital in compagnie tecnologiche italiane. Fra il 2015 e il 2019 all’ombra del Duomo 219 società tech hanno raccolto capitali e in Europa quasi un imprenditore su 10 sceglierebbe Milano per fondare una startup (prima di Dublino, Madrid o Vienna). Come insegna l’esperienza della Silicon Valley, del resto, l’innovazione tende a concentrarsi in pochi centri ad alta densità tecnologica, i cosiddetti tech hub. Il magnetismo meneghino, anzi, è ancora debole rispetto al fascino esercitato sui venture capital da altre città europee. Nel 2019, per esempio, Londra ha catalizzato il 74% degli 11,1 miliardi investiti su startup tech in Regno Unito, Berlino il 66% dei 5,9 miliardi attratti dalla Germania e Parigi il 62% dei 4,8 miliardi scommessi sulla Francia. A Milano è toccato «solo» il 52% dei 540 milioni puntati quest’anno dai capitali di ventura su tech italiane.
«Sicuramente l’Italia ha ancora molta strada da fare per competere a livello internazionale ma ancora una volta Milano costituisce una best practice e sta facendo da traino al Paese con molte iniziative a favore di un ecosistema tech sempre più vivace e che sta crescendo significativamente, in proporzione alle proprie dimensioni», osserva Attilio Mazzilli, partner head of Tech Group in Italia di Orrick. «Dal 2015 gli investimenti in startup sono cresciuti costantemente e solo nei primi 6 mesi del 2019 c’è stato un incremento del 70% rispetto al 2018.», aggiunge Mazzili, sottolineando che «l’attenzione degli investitori anche stranieri verso il nostro Paese si sta ravvivando».
A dimostrarlo ci sono le recenti incursioni di alcuni fra i principali fondi internazionali. Al round record da 100 milioni di Prima Assicurazioni, insurtech basata proprio a Milano, hanno partecipato i venture capital di Goldman Sachs e di Blackstone. «La crescita degli investimenti, anche internazionali, evidenzia che il mercato italiano sta acquisendo peso in Europa», spiega il cfo di Prima Assicurazioni, Mauro Piccinini. «La maggior parte si concentra a Milano che, pur essendo più piccola rispetto ad altre città europee esprime in alcuni segmenti delle vere eccellenze, come nel fintech e nell’insurtech». «Milano è un mercato sano ed estremamente vivace, almeno per due motivi», prosegue, «il primo, imprescindibile, è la presenza di bravissimi programmatori e ingegneri del software. Il secondo è che qui stanno nascendo numerose realtà native digitali competitive rispetto ai grandi player tradizionali che devono ripensare modelli organizzativi e di business in ottica tecnologica». «Non saremmo sorpresi», conclude Piccinini, «se Milano diventasse l’hub europeo delle fintech e dell’insurtech nel giro dei prossimi 4 o 5 anni». Sarebbe, d’altronde, il naturale sviluppo di una città dove «si trova un ambiente sempre più internazionale e dove hanno sede i maggiori fondi italiani ed esteri, nonché le principali istituzioni finanziarie», nota Tommaso Migliore, cofondatore di Mdotm, startup che sfrutta l’intelligenza artificiale per costruire strategie di investimento e unica fintech europea selezionata per il programma di accelerazione di Google.
Il dinamismo meneghino in ambito finanziario è confermato dai numeri. «A fine 2018 le realtà fintech in Italia erano 299, in crescita del 27% rispetto all’anno prima, e il 2019 dovrebbe confermare un’espansione simile», sottolinea Alessandro Longoni, head del Fintech District che a Milano sta creando un ecosistema per mettere a fattor comune startup, investitori, istituzioni finanziarie e pubbliche.
Intanto c’è chi dall’estero sceglie di tornare a Milano per coltivare il suo sogno imprenditoriale. «Siamo tornati nel 2014 perché pensiamo che anche in Italia si possa costruire una realtà tech competitiva a livello globale», dice Matteo Danieli , uno dei fondatori di Bending Spoons, fabbrica di app in cui hanno investito il venture capital di Tamburi Investment Partners, e H14, il family office di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi.
«Nei grandi centri tecnologici si crea la competizione necessaria a sviluppare competenze», conclude Migliore di Mdotm. «Milano può fungere da traino per il Paese senza sottrarre risorse alle altre città: se non ci fosse un hub come Milano, semplicemente questi capitali non arriverebbero in Italia». (riproduzione riservata)

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